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"Raro ma caro agli aretini". Il bilancio di Ghinelli: "Questa è cultura, non la confondiamo con l'intrattenimento"

Il primo cittadino stila una sintesi dell'edizione "zero" del festival e risponde alle polemiche sollevate da opposizione (e non) sui costi della manifestazione

"Si fa confusione tra quello che è cultura e intrattenimento. Il Raro Festival appartiene alla prima categoria, concerti e manifestazioni musicali appartengono alla seconda. E sia chiaro, non è che l'una esclude l'altra, ma non possono essere messe sullo stesso piano".

E' in occasione della conferenza finale dell'edizione zero della manifestazione dedicata alla lirica e all'opera classica (e rock come quella di Omar Pedrini), che il sindaco Alessandro Ghinelli insieme a Roberto Barbetti, direttore della Fondazione Guido d'Arezzo, stila un primo bilancio e risponde alle polemiche che si sono alzate nei giorni passati.

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"Ribadisco - spiega ancora il sindaco - intrattenimento non è cultura. L'amministrazione ha pensato di investire sul Raro per consentire di accrescere la platea di spettatori che vanno in giro per tutta Italia alla ricerca di eventi come quello appena conclusosi. E' evidente che l'edizione zero è sempre quella che paga di più e riscuote di meno. Ma per la qualità degli spettacoli proposti, 11 in tutto di cui tre a pagamento, abbiamo ottenuto dei risultati strabilianti. Per quello che concerne i costi della manifestazione, 660mila euro è un budget perfettamente in linea con manifestazioni analoghe anzi, secondo le stime di prestigiosi personaggi come per altro il maestro Donato Renzetti, patron e direttore artistico del Raro, è ben al di sotto della media. Inoltre abbiamo potuto godere della partneship di Sky Classica. La nostra città sarà raccontata in un lungo metraggio realizzato proprio durante i giorni della rassegna che sarà distribuito in 36 Paesi e visto da un bacino d'utenza di nove miloni di persone. Insomma, come primo investimento non possiamo che essere soddisfatti. Per quello che riguarda le critiche che mi sono state mosse in questi giorni, vorrei dire che non posso che ricordare come gli investimenti in cultura siano da sempre una priorità della nostra squadra fino dal programma elettorale. Non posso accettare che mi si vengano mosse critiche da chi ha portato il Polifonico ad una manifestazione con soli nove cori. Ad oggi, dopo anni di lavoro da parte del sottoscritto e di tutta l'amministrazione, questa prestigiosa ed antica manifestazione ha potuto assistere ad una rinascita. L'ultima edizione ha contato 19 cori. Certo siamo ben lontani dai fasti del passato ma siamo certi di potervi ritornare. Da ultimo recentemente mi è stato chiesto conto di tutte le attività svolte dalla Fondazione e di alcune dell'assessorato alla cultura. Sarò felice di presentare un dettagliato resoconto di quanto è stato fatto in questi anni e, sono certo, l'elenco non sarà affatto breve".

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Dieci giorni di festival tra opera lirica, spettacoli di musica classica e il grande show de La Traviata che non ha potuto vivere la sua seconda notte a causa della tragedia che si è consumata in seguito all'alluvione e che ha visto la morte di Pergentino Tanganelli. 

“Al netto delle polemiche - prosegue il sindaco Ghinelli - che non nascono da competenze artistiche, ma sono solo legate alla politica e che non fanno un buon servizio alla città ostacolando l’obiettivo di farla conoscere nel mondo, abbiamo posto una base importante per un progetto prezioso, ambizioso e destinato a crescere ancora. La proposta del Raro è stata considerata elitaria e si è parlato molto sull’opportunità di investire in iniziative ed eventi di diversa natura. Sono contento di come la città abbia reagito e di come si siano entusiasmati nel costruire questo festival il maestro Donato Renzetti, il regista Paolo Gavazzeni e il presidente di Classica HD Piero Maranghi, persone che vivono di arte e di musica. Arezzo Raro Festival è un investimento per la crescita di questa comunità e non avrebbe senso se non continuasse nel tempo. Quindi pensiamo al futuro”.

Alle sue parole fanno eco quelle del direttore artistico Donato Renzetti, che ha partecipato inviando una lettera (che alleghiamo) nella quale sottolinea la validità del progetto e scrive: “La musica classica è di tutti. Il Raro Festival si pone come obiettivo quello di far conoscere un mondo musicale che ci è appartenuto e di cui l’Italia va fiera. Mi hanno informato di alcune polemiche riguardanti il costo dell’operazione; credo che vi sia una mancanza di conoscenza sui costi di un Festival: quello del Raro è di un quinto rispetto a tutti i Festival, nazionali e non. Qui tutti sono venuti a costi minimi e il sottoscritto non ha preteso onorari, né per le prestazioni da direttore d’orchestra e né come direzione artistica”.

“Arezzo Raro Festival nasce con un concept artistico e progettuale ben determinato – ha commentato Roberto Barbetti direttore della Fondazione Guido d’Arezzo- voluto affinché apparisse chiaro il valore di investimento che la Fondazione ha fatto sull’evoluzione culturale e sul codice identitario della città. Al contempo volevamo che il festival potesse funzionare come attrattore e moltiplicatore economico nel senso più stretto del termine. Possiamo dire che Arezzo Raro Festival è un investimento che si misura su vari aspetti, alcuni più immediati altri meno, a partire dalla fruizione del pubblico che peraltro è stato sempre presente agli appuntamenti, per continuare sulla ricaduta economica che un evento del genere ha avuto sulla città e infine, aspetto che è più difficile da calcolare, il progressivo innalzamento del livello culturale della città, monitorabile sicuramente in un periodo di medio lungo termine. Raro Festival è stata una manifestazione che ha innalzato il livello della proposta culturale in città. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad eventi di grande pregio iniziati con la mostra con Theimer, Ugo Riva, Aceves e poi da ultimo Mimmo Palladino che sta portando il nome di Arezzo in giro per il mondo con prestigiose pubblicazioni nelle testate più importanti del settore”.

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