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L'esercito della solidarietà che dichiarò guerra al Covid. Dalla Verde: "Siamo turbati, ma testa alta e avanti"

Il rapporto annuale sulle nuove povertà mostra una fotografia essenzialmente invariata rispetto all'anno precedente alla quale si è aggiunta l'emergenza Covid

L'emergenza sanitaria ha avuto come effetto quello di complicare il lavoro di quell'esercito silenzioso che ogni giorno si mette a disposizione per aiutare chi si trova in seria difficoltà. "Ma nonostante questo, testa alta e avanti" dice sorridendo il vice direttore della Caritas di Arezzo, Andrea Dalla Verde. Sì perché se il Covid ha imposto una pesante rimodulazione della vita di ciascun cittadino, non ha frenato le richieste di aiuto, supporto e assistenza che coinvolgono le fasce più fragili della popolazione. Anzi. Ne è testimonianza il 16esimo rapporto sulle nuove povertà, redatto da Caritas e diffuso lo scorso novembre, dove viene cristallizzata una situazione in linea con gli anni passati. Ben 2.007 le famiglie e i cittadini che si sono registrati presso i servizi offerti dalla realtà aretina. Il 35,3% di essi sono italiani, coniugati (49,1%) ed hanno tra i 40 e 49 anni (25,7%). Un'immagine seria che ha tardato a destare un certo turbamento nell'animo dei volontari e professionisti Caritas.

"Turbati - spiega il vice direttore - è anche il titolo che abbiamo scelto per il rapporto annuale. Il turbamento è un sentimento particolare. Nel trattare i dati 2019, inizialmente, avevamo avuto la percezione di un miglioramento della povertà strutturale del territorio. In realtà, elaborando i numeri raccolti, abbiamo visto che le cifre erano davvero alte e perfettamente in linea con gli anni precedenti. Non siamo ancora riusciti ad usare la fantasia per mettere in atto delle attività utili a prevenire tali fenomeni. Siamo sempre a riconcrrere la situazione".

Ma nonostante la rincorsa e la pandemia, Caritas è riuscita a mettere in atto una lunga serie di interventi volti a garantire il mantenimento di servizi al cittadino e attività specifiche. Soltanto recentemente, ad esempio, è stata inaugurata la dimora invernale e, dallo scorso anno, cittadini senza fissa dimora sono stati inseriti in un progetto che consente loro di avere un tetto sopra la testa oltre che consentirgli di cercare una propria dimensione e realizzazione lavorativa. Ma questi sono soltanto alcuni degli interventi ai quali si aggiungono il sostegno familiare, quello economico, alimentare, il servizio docce, l'ambulatorio medico, il sistema Sif e le innumerevoli attività svolte dai parroci di paese nelle 42 Caritas aretine.

 sempre impegnativo ascoltare le richieste delle famiglie e oggi lo è ancora di più - spiega ancora Dalla Verde - Siamo stati bravi e abbiamo rimodulato le nostre attività così da non lasciare indietro nessuno. Abbiamo costruito un rapporto positivo con l'amministrazione e abbiamo potuto contare sul sostegno e supporto di molti privati che generosamente ci hanno teso una mano. Un esempio su tutti riguarda ciò che abbiamo fatto nel settore alimentare che recentemente ha avuto una forte espansione. Oggi possiamo dire di essere in grado di dare risposte ad un grande numero di richieste complesse".

A sostegno di questa articolata progettualità ci sono le microrealtà Caritas sparse in tutto il territorio provinciale che possono contare su un vero e proprio esercito di volontari. "Il Covid ha cambiato anche le relazioni umane - ha puntualizzato il vice direttore - molti dei nostri volontari hanno avuto delle difficoltà per questo siamo intervenuti a livello centrale così da fornire il giusto supporto a tutti".

In copertina: l'intervista integrale al vice direttore Caritas Andrea Dalla Verde

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