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Poste Italiane: ad Arezzo mancano 34 portalettere e altrettanti impiegati. L'allarme di Slc Cgil

I rappresentanti dei lavoratori: "Protestiamo per poter garantire un servizio migliore, per condizioni sostenibili da un punto di vista della sicurezza e della salute"

“Il problema di Poste Italiane? La precarietà dei propri dipendenti”. C’è soprattutto questa tra le motivazioni che hanno spinto i sindacati aretini e toscani ad aprire, lo scorso 1° marzo, lo stato di “conflitto di lavoro”. Dal 14 marzo i dipendenti di Poste Italiane si astengono dagli straordinari e dalle prestazioni aggiuntive. Procedura che durerà fino al 13 aprile. Perché? Le motivazioni sono da rintracciare in un crescendo di responsabilità e oneri lavorativi e in una sempre più risicata forza lavoro. “Siamo passati - spiega il coordinatore Slc Cgil, Michele Giusti - da una popolazione di 1.000 dipendenti a 650 in poco più di un anno. Questo comporta notevoli problematiche che hanno ripercussioni sul servizio offerto. Non è infatti una novità che, spesso, l’azienda abbia dovuto chiudere uffici e sportelli per carenza di personale”.

Una situazione particolarmente complessa quanto tesa che, come ricordato anche dal segretario provinciale Slc Cgil Salvatore D’Amico, “dovrà trovare una giusta soluzione nel rispetto del grande capitale umano dell’azienda”.

Secondo i dati forniti dal coordinatore Giusti, dal gennaio 2020 allo stesso mese di quest'anno, il numero dei portalettere ad Arezzo è diminuito di 34 unità (meno 216 in Toscana). Mancano 35 sportellisti (125 in Toscana). La percentuale dei contratti a tempo determinato, sempre ad Arezzo, è arrivata a sfiorare il 28% contro una media regionale del 21,8%. “La precarietà - spiegano i rappresentanti dei lavoratori - è lo strumento con il quale Poste Italiane fronteggia il numero dei servizi privi a copertura con personale stabile”. A gennaio 2022 il loro numero è pari a 264, mentre nel gennaio 2021 era 191. Sono quindi 73 le titolarità perse. "Il quadro regionale evidenzia dati inaccettabili - ha aggiunto Giusti - 1.580 addetti in meno in cinque anni, 125 sportellisti in meno rispetto al fabbisogno, 216 posti stabili da portalettere in meno in due anni con conseguente boom del precariato, pressioni commerciali, aggressioni al personale. Sono necessarie assunzioni urgenti e va creato un nuovo modello di sviluppo e servizio”.

Salvatore D’Amico ha evidenziato come i problemi siano per i lavoratori ma anche per i cittadini e le imprese che hanno un punto di riferimento in Poste Italiane: “protestiamo per poter garantire un servizio migliore, per condizioni di lavoro sostenibili da un punto di vista della sicurezza e della salute dei lavoratori, per la necessità di garantire gli stessi diritti a chi è assunto con contratti a tempo determinato. La pesante carenza di personale è inoltre causa di ricadute sui lavoratori per quanto riguarda trasferte, straordinari, ferie, formazione, oltre che di disservizi per l’utenza. Senza dimenticare le pressioni commerciali per vendere polizze o prodotti finanziari, ormai costanti per tutte le figure professionali".

Slc Cgil chiede azioni immediate per fronteggiare la carenza di personale ma disegna anche il futuro possibile dell'azienda: “Poste dovrebbe diventare un luogo di raccolta e smistamento delle istanze dei cittadini, clienti e consumatori dirette alla pubblica amministrazione e alle imprese. L’ufficio postale dovrebbe anche strutturarsi sia per divenire il fulcro dello sviluppo delle potenzialità di crescita del mercato C2C (un consumatore acquista beni da un altro consumatore utilizzando un'attività di soggetti terzi) come centro di raccolta e spedizione tramite qr code, sia come presidio per servizi dello Stato e delle istituzioni locali, sia come punto di accesso a servizi e attività organizzate di imprese e cittadini del territorio. Si apra una riflessione sul futuro del servizio, con interventi di investimento sul capitale umano che rimane la risorsa principale per ogni risultato e obiettivo da conseguire”.

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