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Omicidio di San Polo. Mugnai è libero, il figlio: "Adesso andiamo a casa"

Il giudice Giulia Soldini ne ha disposto la scarcerazione in quanto non vi sarebbero esigenze cautelari, respingendo la richiesta del pubblico ministero che invece aveva richiesto i domiciliari

Da quella porta che affaccia su via Garibaldi è uscito alle 15. Fuori dal carcere, ad attenderlo, c’era il figlio Mattia che lo ha stretto a sé cingendogli le spalle e accompagnandolo a casa. Non una parola, lo sguardo rivolto verso il basso e la mascherina sul volto. Sandro Mugnai, il fabbro 53enne che nella sera del 5 gennaio ha esploso cinque colpi di carabina uccidendo Gezim Dodoli, è libero di tornare a casa. Il giudice Giulia Soldini ne ha disposto la scarcerazione in quanto non vi sarebbero esigenze cautelari, respingendo la richiesta del pubblico ministero che invece aveva richiesto i domiciliari.

L’attesa e poi il primo incontro tra padre e figlio

“Quelli che abbiamo vissuto - ha raccontato Mattia Mugnai prima dell’uscita del padre dal carcere - sono stati momenti di grande agonia. Adesso aspetto il babbo, lo riporto a casa e cercheremo di stare tranquilli insieme. Purtroppo so che ancora non è finita questa storia ma la scarcerazione è quello che ci aspettavamo tutti. La mia famiglia è ancora sotto shock per quanto accaduto e lo stato d’animo, come potete comprendere, non è affatto tranquillo. Conoscevo Gezim, avevamo rapporti di cordiale conoscenza. Non c’erano tensioni irrecuperabili come è stato detto in questi giorni. Noi non abitiamo più a casa nostra perché la struttura è stata resa inagibile ma, per fortuna, possiamo contare sul supporto di parenti e amici che ci hanno accolto. E non so neanche se riusciremo mai più a rientrare a casa viste le condizioni in cui si trova”.

L’interrogatorio e la scarcerazione 

Questa mattina, come noto, Mugnai ha raccontato la propria verità ripercorrendo quei momenti drammatici in cui ha prima visto il vicino sfasciare le auto in sosta per poi avventarsi sull’abitazione. I dettagli sono stati ripercorsi di fronte al giudice Giulia Soldini e alla pm Laura Taddei. A sostenere la difesa di Mugnai gli avvocati Marzia Lelli e Piero Melani Graverini.  Mugnai insieme ad uno dei figli, la moglie, la famiglia del fratello e la madre si trovava a cena quando ha sentito dei rumori provenire dal piazzale. Affacciatosi alla finestra ha visto il vicino che con la benna della ruspa stava tentando di sfondare la porta di casa dopo aver colpito la struttura più volte. A quel punto il 53enne sarebbe uscito nel vano tentativo di convincere l’uomo a spegnere il mezzo ma senza successo. Così, impaurito per la propria incolumità e per quella delle altre persone presenti, ha imbracciato la carabina da caccia, regolarmente detenuta, e ha esploso cinque colpi: quattro di essi hanno raggiunto Dodoli uccidendolo. Alla base di questa aggressione ci sarebbero dei dissapori nati tra i due a seguito di problematiche riguardanti cattivi odori e tubature. 

“È rimasto tranquillo - spiega l’avvocato Marzia Lelli - ha appreso la notizia della sua scarcerazione in maniera molto pacata. È un uomo che si è trovato a dover reagire ad una situazione eccezionale, imprevedibile, dove ad essere in pericolo c’era la vita di tutti i componenti della famiglia”.

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