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Laureata con 110 e lode ma nessuno le offre un impiego. La storia di Maria Giulia: “La mia disabilità spaventa”

La giovane laureata è entrata a far parte del team di volontari della Caritas diocesana. "Un'opportunità grandissima per essere utile e mettermi alla prova"

Una porta sbattuta in faccia dietro l’altra. Poche possibilità, tanti “le faremo sapere” e poi quel silenzio assordante del telefono che non si decide mai a squillare. La vita lavorativa di Maria Giulia è iniziata - come purtroppo quella di molti altri - in grande salita. E non perché in quanto diversamente abile non sia in grado di svolgere adeguatamente compiti e mansioni richieste. No, il problema non è questo. “Più che altro molti sono spaventati dalla disabilità - racconta - mi sono sentita precludere molte opportunità solo perché c’è chi non ha saputo andare oltre la mia condizione fisica”. 34 anni e una laurea da 110 e lode in scienze dell’antichità, Maria Giulia è stata anche premiata per il suo impegno accademico in più di un’occasione. Ma una volta uscita dall’ambiente universitario la situazione è stata tutt’altro che semplice perché in pochi, per non dire nessuno, le hanno proposto impieghi o opportunità di apprendere un lavoro. Poi, due mesi fa, ecco che qualcuno le ha teso una mano chiedendole di mettersi alla prova sul campo. “Abbiamo fatto un colloquio personale - racconta Andrea Dalla Verde, vice direttore della Caritas diocesana di Arezzo - e ci siamo piaciuti subito. Leggendo il suo curriculum ho ritenuto sciocco non approfittare di una mente e di un’intelligenza come la sua e quindi le ho proposto di entrare a far parte del nostro team in qualità di volontaria”. Da allora la giovane dottoressa ogni giorno si presenta al lavoro negli uffici di via Fonte Veneziana per occuparsi del delicatissimo compito di inserimento dati. E non cifre qualsiasi ma bensì quelle riguardanti le attività svolte sul campo dai centri di ascolto Caritas e Sichem. “Si tratta di dati sensibili che raccontano vari ambiti del nostro lavoro - prosegue Andrea Dalla Verde - il trattamento di questi si concretizza ogni anno con nel rapporto sulle povertà dove vengono sintetizzati gli ambiti di intervento della nostra realtà”. Una procedura molto delicata che richiede una grande professionalità oltre ad un ferreo rispetto della privacy dei soggetti raccontati. “Maria Giulia sotto questo profilo - spiega ancora Dalla Verde - si è dimostrata serissima. Ai fini statistici non ci interessa affatto conoscere nomi e cognomi di chi vive il disagio. E lei è rispettosissima di questo aspetto che, ovviamente non è di poco conto”

“Per me questo impiego è una grande opportunità - continua Maria Giulia - mi sento gratificata e provo un enorme piacere nel rendermi utile in questo momento dove l’emergenza Covid mette tutti alla prova. Il messaggio che vorrei che passasse - spiega ancora Maria Giulia - è che non si deve avere paura della disabilità in ambito lavorativo ma dobbiamo dare delle opportunità concrete alle persone di inserirsi nel mono del lavoro altrimenti resta tutto solo un’ipotesi. Personalmente mi sono vista sbattere in faccia molte porte. Quando si è aperta quella di Caritas mi si è aperto il cuore”.

In copertina l'intervista doppia a Maria Giulia e Andrea.

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