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Arezzo e la liberazione. Cerimonia al cimitero del Commonwealth e picchetto al Poggio del Sole

Alle celebrazioni, oltre alle autorità civili tra cui il prefetto Anna Palombi, anche rappresentanze dell'Anpi, il gonfalone della Provincia di Arezzo, le autorità militari tutte e una delegazione dei veterani inglesi e neozelandesi

"Manifestazioni come questa non mancheranno mai, ma sono convinto, che non riescono a trasmettere realmente il valore di quei momenti".

Il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, commenta così le celebrazioni che questa mattina si sono svolte in piazza Poggio del Sole nel giorno del 75esimo anniversario della liberazione della città.

"Il 16 luglio 1944 - spiega il primo cittadino - è il giorno in cui questa città è stata liberata. Tante sono state le stragi nella nostra provincia e tanti i civili che sono morti in quelle occasioni. Un passato particolarmente pesante e cruente che non dobbiamo mai smettere di ricordare cercando di trasmettere questi valori anche alle nuove generazioni".

Alle celebrazioni, oltre alle autorità civili tra cui il prefetto Anna Palombi, anche rappresentanze dell'Anpi, il gonfalone della Provincia di Arezzo, le autorità militari tutte e una delegazione dei veterani inglesi e neozelandesi.

Questa mattina, prima del picchetto davanti alla prefettura, l'amministrazione comunale ha reso omaggio anche ai caduti del Commonwealth all'interno del cimitero di Indicatore. 

Il discorso del sindaco.

Ancora una volta, a 75 anni dal giorno in cui le truppe alleate entrarono nella nostra città ferita, liberando dalla paura e ridestando speranze e aspettative, ci ritroviamo qui, nel ricordo commosso di quanti persero la vita, civili e militari, nella difesa dei valori di libertà e democrazia, e in memoria delle vittime degli eccidi che nei giorni immediatamente precedenti l'ingresso degli Alleati in Arezzo pagarano un pesante, drammatico tributo di sangue alla follia della guerra e di quei tempi spietati. 

E' convinzione sincera di chi parla, affermare la necessità e l'indispensabilità della memoria. Non sempre la storia ha testimoniato questa consapevolezza, ma le tragedie che in particolare il nostro continente ha vissuto nel secolo breve hanno imposto e continuano ad imporre l'esigenza del ricordo. E della riconoscenza: perché è grazie al sacrificio di tanti che, recuperando speranza e volontà, determinazione e fiducia, possiamo oggi contare su un presente che, se pur non privo di difficoltà e problematiche, è comunque un presente fondato sul bene prezioso della libertà. Nel nostro territorio così come nei confini più ampi.

Confidando nello spirito e nella forza della sua gente, operosa, volitiva, ingegnosa, solidale, Arezzo reagì alle ferite inferte dalla guerra, recuperò la sua tradizione contadina e al contempo iniziò a sperimentare nuove strade che ne avrebbero segnato un futuro, che per un lungo periodo fu di crescita e sviluppo prosperi e fiorenti. Un futuro che è il nostro presente, somma di esperienze e, appunto, di memorie. 

In questi momenti, accanto alla condivisione dell'omaggio e del raccoglimento, la nostra riflessione va alle più giovani generazioni che sempre più raramente ormai possono ascoltare il racconto vivo e drammatico di quel periodo. Non disperdere la storia di tante vite innocenti sconvolte dalla violenza e dalla paura, perpetrare il racconto degli episodi di coraggio, altruismo, solidarietà che consentirono di salvare donne e uomini da morte certa, è un impegno e insieme una responsabilità grande che tocca a noi tutti. Nel corso della mia carriera di professore universitario prima, e in questi anni, nel mio incarico di sindaco, ho incontrato per motivi diversi molti giovani, mi sono confrontato con loro, con le loro idee e con le loro aspettative. Sono ragazze e ragazzi sollecitati dall'incedere frenetico della contemporaneità, sensibili, brillanti, veloci ma anche, soprattutto le generazioni più giovani, fragili e smarriti: per loro, avere consapevolezza di cosa, in un passato non troppo lontano, ha significato la tragedia della guerra è una lezione necessaria; per noi, e nei loro confronti, è un dovere. Dovere, sollecitato anche nel messaggio che il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli Affari Militari ha voluto indirizzarmi in occasione dell'anniversario dell'eccidio di San Polo, ricordato due giorni fa, e tramite il quale il signor Presidente della Repubblica ha fatto pervenire il suo commosso pensiero all'intera comunità che ha dovuto subire le tragiche conseguenze di quel gesto vile. 

Come sindaco di Arezzo e come sindaco di tutti gli aretini, insieme a quello dell'intera amministrazione comunale porto il mio saluto a questa commemorazione, che segna la rinascita della nostra comunità, una comunità fiera e industriosa, culla di geni ed erede di una storia straordinaria, certo che, come oggi, nella piena consapevolezza e coscienza dei valori di libertà e democrazia quali pilastri fondanti di quella politica del rispetto custodita dalla nostra Costituzione, continueremo a riconoscere sempre la giusta memoria di un passato che rimarrà a fondamento e guida del vivere nostro e di quello dei nostri giovani. 

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