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Santucci e Magnini mai positivi all'antidoping. Le richieste di squalifica basate su intercettazioni

La Nado Italia è l'organismo che effettua i controlli ed è anche inquirente e giudicante nei casi di doping nello sport. Ha infatti una procura che indaga e un tribunale che emette verdetti (con due sezioni). Si parla in questi giorni di Nado...

La Nado Italia è l'organismo che effettua i controlli ed è anche inquirente e giudicante nei casi di doping nello sport. Ha infatti una procura che indaga e un tribunale che emette verdetti (con due sezioni). Si parla in questi giorni di Nado, anche in provincia di Arezzo, per la richiesta di squalifica di ben 4 anni fatta dalla procura nei confronti di Michele Santucci, atleta cortonese nel giro della nazionale di nuoto. E' bene chiarire: si tratta di una richiesta fatta dall'accusa, ma il verdetto sulla colpevolezza (o meno) arriverà dal tribunale a fine estate. E siamo nell'ambito sportivo, perché la giustizia ordinaria che si è occupata del caso (l'indagine Nado è partita da un'inchiesta della procura di Pesaro su un medico nutrizionista) non ha evidenziato responsabilità per Michele Santucci. Oltre a Santucci, l'altro (grande) accusato è Filippo Magnini, ex capitano azzurro, per il quale sono stati chiesti 8 anni di squalifica. Tre le accuse: consumo o tentato consumo di sostanze dopanti (articolo 2.2), favoreggiamento (2.9) e somministrazione o tentata somministrazione di sostanza vietata (articolo 2.8). A Santucci è contestato solo il primo capo d'accusa.

La giustizia (sportiva) farà il suo corso, ma nel frattempo è bene ricordare che né Michele Santucci, né Filippo Magnini, nonostante le pesanti richieste di squalifica della Nado, sono mai stati trovati positivi ai test antidoping. Manca, in sostanza, la "pistola fumante", la prova regina. Il castello accusatorio è costruito attorno alle intercettazioni legate all'inchiesta pesarese. Detto questo, impressionano davvero i deferimenti richiesti: 8 anni di squalifica per doping - che per qualsiasi atleta significano una condanna a vita - sono stati dati, ad esempio, al marciatore Alex Schwazer nel 2016. Era stato trovato positivo al doping (colto in flagrante) per la seconda volta alla vigilia delle Olimpiadi, dopo aver scontato già una squalifica di 4 anni, nel 2012, per aver assunto Epo.

@MattiaCialini

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