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Giovedì, 25 Aprile 2024
Calcio

Tutti titolari nell'Arezzo di Indiani. E l'allenatore insegue la decima promozione della carriera

Il tecnico ha sconfessato il luogo comune secondo cui "formazione che vince non si cambia". Lui l'ha modificata ogni settimana, prendendosi pure qualche critica ma spremendo il massimo da ogni giocatore. E adesso si trova a +7 sulla seconda a 6 giornate dalla fine

Coerente fino in fondo, Paolo Indiani ha attinto a piene mani dalla rosa che gli ha messo a disposizione la società. Ha avvalorato il luogo comune legato alla panchina lunga, considerata uno dei segreti per il successo finale, e ne ha sconfessato un altro, ben più radicato, secondo cui “formazione che vince non si cambia”.

Lui l'ha cambiata sempre, per ben 26 volte in 28 giornate, schierando lo stesso undici soltanto al primo e secondo turno di campionato. Di lì in avanti è stato un turn over continuo, a volta minimo e a volte profondo, come quando a Civita Castellana mandò in campo 7 giocatori diversi rispetto alla partita precedente. O come quando, dopo il 4-0 di Livorno, ha spedito in panchina tutti e tre i centrocampisti titolari all'Ardenza.

Indiani l'ha sempre detto che l'organico amaranto è di assoluto livello e che, per lui, sono tutti sullo stesso piano, under e over. Chi pensava fossero dichiarazioni di prammatica, buttate là per imbonire la piazza, si è dovuto ricredere di fronte all'evidenza dei fatti.

Indovinare la formazione si è rivelata da subito un'impresa titanica per cronisti e tifosi, che spesso restano a bocca aperta all'arrivo delle liste ufficiali. Indiani tra l'altro non è nemmeno uno che si fa influenzare dallo stato di forma dei calciatori: la rotazione è sacra e prescinde da tutto il resto. Lazzarini, per citare un esempio, si è dovuto accomodare in panca anche quando viaggiava su standard elevati.

E' chiaro che il regolamento della serie D, che impone di tenere dentro quattro under per tutti i novanta minuti, condiziona le scelte tecniche. E poi ci sono gli infortuni e le squalifiche. Ma in generale Indiani ha optato per la rotazione dei suoi uomini in maniera sistematica, a prescidere dalla carta d'identità, dagli avversari e dai terreni di gioco.

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Castiglia non è stato confermato dopo la prestazione XXL di Livorno, Convitto venne escluso dai primi undici dopo la bella prova (con assist) di Gavorrano, Trombini perse il posto tra i pali dopo un girone d'andata da applausi. L'unico che per un po' era scampato alla legge del turn over è capitan Settembrini, ma poi la panca è toccata pure a lui per due gare di fila.

Se dal punto di vista tattico Indiani è stato un conservatore, puntando decisamente sul 433 con qualche sporadica variazione, si è rivelato elastico nella scelta degli interpreti, confermando così la bontà del lavoro di Paolo Giovannini, il direttore che i pezzi del mosaico li ha scelti uno a uno.

I cambiamenti settimanali hanno procurato al tecnico anche alcune critiche, specie quando il risultato è stato inferiore alle attese (e per fortuna non è successo spesso). Ma alla lunga la strategia si è rivelata vincente: i giocatori hanno conservato una condizione atletica omogenea, altro segreto del primo posto dell'Arezzo, e si sono sentiti tutti parte integrante del progetto, spremendo il massimo del rendimento sia dall'inizio che a match in corso.

E' anche per questo che nei momenti di difficoltà, soprattutto dopo l'1-1 di Trestina e la clamorosa sconfitta di Terranuova, Indiani ha potuto conservare in modo saldo la guida del gruppo, portandolo via dalle secche e venendone fuori insieme ai ragazzi ai quali ha offerto, a tutti indistintamente, la chance di dare il proprio contributo.

In totale l'Arezzo ha utilizzato 2 portieri e 26 calciatori di movimento in stagione, mandandone in rete 13, cioè la metà esatta. Anche questo è un dato significativo per un allenatore che a luglio compirà 69 anni e che, a 6 giornate dalla fine del campionato, sta lottando per conquistare la decima promozione della carriera.

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