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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Arezzo, parla Settembrini: "Quante trasferte con i tifosi... Indiani un padre calcistico. Vorrei restare in D un anno solo"

Il 31enne centrocampista indosserà la fascia di capitano: "Sono qui grazie al mister e al dg Giovannini. In curva tifavo Floro e Gelsi, adesso dovrò lavorare il doppio. E a settembre ho la tesi in management dello sport"

Nato a Montagnano, cresciuto nella Sansovino, Andrea Settembrini arriva all'Arezzo a 31 anni con le certezze di un calciatore maturo. Centrocampista duttile, di gamba, indosserà la fascia da capitano con l'obiettivo di riportare la squadra in serie C, categoria in cui lui ha militato stabilmente negli ultimi undici anni.

Il primo ricordo amaranto qual è?

Giocavo con i Giovanissimi della Sansovino. Trasferta a Pisa. Finita la partita, mi faccio lasciare al casello di Capannori e salgo sul pullman dei tifosi che andavano a vedere l'Arezzo a Lucca. Era l'anno della promozione in serie B. Sempre presente con mio babbo Roberto, che nel '98 non mi portò a Pistoia a vedere la finale con lo Spezia. Avevo 7 anni, mi lasciò a casa. Ci rimasi malissimo.

Idoli di gioventù?

Floro Flores senza dubbio. A centrocampo mi piacevano Gelsi e Passiglia. Con Giovanni poi ho giocato insieme a Poggibonsi.

Quanto ci hai pensato prima di accettare la proposta di Giovannini?

Il tempo giusto. Scendere nei dilettanti non è semplice per mille motivi. Ma alla fine, piuttosto che firmare in C senza sapere cosa succederà domani, meglio un progetto come questo. Qui sono a casa, Indiani e Giovannini li conosco. La loro presenza è stata fondamentale.

Hai sentito anche il mister in questi giorni?

Sì, è un padre calcistico per me. Sia a lui che al direttore dovevo qualcosa. Era l'occasione giusta per dimostrarglielo.

Indossare la maglia dell'Arezzo, per uno che è nato qui, è una responsabilità doppia. Ci hai pensato?

Sì. In questi giorni è tutto bello e tutto facile. Ma so che poi bisognerà lavorare doppiamente e a testa bassa.

Ti aspettavi l'onore della fascia di capitano?

A dir la verità no, è stata una bella sorpresa. In carriera ho messo la fascia solo una volta, in coppa Italia, con l'Entella. E' una responsabilità che mi prendo volentieri, ieri ne ho parlato con Cutolo e gli ho confessato che la prima volta da capitano, al Comunale, sarà emozionante.

A quali allenatori devi dire grazie?

Uno è Indiani, mi ha fatto svoltare quando giocavo a Pontedera. L'altro è Venturato, fondamentale per me al Cittadella.

Con quali obiettivi arrivi Andrea?

Restare in D una stagione sola. E terminare gli studi in management dello sport. Mi sono laureato in scienze motorie, a Perugia, facendo diversi sacrifici negli anni scorsi. Quando ero alla Feralpi, partivo da Salò il pomeriggio, andavo a dare gli esami e tornavo indietro. Adesso devo preparare la tesi specialistica sui diritti televisivi nel calcio. E devo darmi una mossa, la discussione ce l'ho a settembre.

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