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Porta inviolata, Muzzi che cresce, l'applauso della sud. Ma l'Arezzo ha qualche rimpianto

Lo 0-0 contro il Montespaccato ha impedito agli amaranto di restare a punteggio pieno, nonostante una partita giocata quasi esclusivamente all'attacco. Spunti positivi non mancano ma c'è anche qualche problema da risolvere

Zero gol, qualche rimpianto. Partite così alla fine rischi di perderle, dice il saggio. Quindi l'Arezzo può incartare questo 0-0 e andare avanti, anche se il rimpianto resta. La prestazione c'è stata, la squadra ha giocato con grande veemenza e con qualità nel palleggio. Ha tenuto ritmi alti per almeno un'ora, ha concesso pochissimo e per la prima volta è riuscita a chiudere con la porta inviolata, ha calciato 18 corner, ha avuto diverse occasioni da rete ma non l'ha messa dentro. Verranno in tanti a giocarsela a questo modo, con difesa arcigna e ripartenze come il Montespaccato. Ma se l'Arezzo replica prestazioni del genere, pochi porteranno a casa il punticino.

Più Arezzo che Montespaccato. L'attaccante più incisivo, oltre a Strambelli, è stato Muzzi, subentrato negli ultimi venti minuti. E la giornata un po' così di Foggia e Sparacello (peraltro molto generosi entrambi) di sicuro ha pesato. Resta il fatto che l'Arezzo ha disputato tre partite finora e si è dimostrato superiore a tutti e tre gli avversari, compreso il Montespaccato che ha gli stessi punti in classifica, 0 gol al passivo in 270 minuti e una buona solidità difensiva. Il rammarico di non essere ancora a punteggio pieno sta proprio qui.

L'arma curva sud. Il peccato è anche non aver ripagato il pubblico con una vittoria. Curva sold out con 1.180 biglietti venduti, presenti intorno a 1.500 considerando accreditati, omaggi e paganti. Non male per una squadra ripartita in un clima fisiologicamente pessimo dopo la retrocessione dell'anno scorso e protagonista di un precampionato così così. Invece la tifoseria, incoraggiata anche dai biglietti a prezzi simbolici, ha dato un bel segnale già dalla gara d'esordio in campionato. Poi si è presentata in buon numero ad Ardea. E ieri ha replicato con un supporto continuo ai calciatori. Da parte della gente c'è un atteggiamento costruttivo che, in un campionato così, può essere l'arma in più. Come la panchina lunga.

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Muzzi sprint. A proposito di panchina. Ad Ardea i subentrati erano stati determinanti, con il Montespaccato un po' meno. Ingiudicabile Memushi, sufficiente Pinna, così così Evangelista e Cutolo, l'unico che ha inciso veramente è stato Muzzi. L'attaccante si sta scrollando di dosso il peso del cognome e della coabitazione con il padre. Ieri avrebbe pure meritato il gol, che avrebbe avuto un peso specifico grande così. Invece Tassi ci ha messo lo zampino, in tutti i sensi. Al di là delle gerarchie, comunque, oggi ipotizzare un Muzzi titolare non è più un azzardo.

Attacco e difesa. Come spesso accade nel calcio, la prima partita senza subire gol ha avuto il contraltare delle polveri bagnate. Sul fatto che la squadra non l'abbia buttata dentro, c'è anche molto di casuale. L'inoperosità pressoché totale di Colombo, invece, sembra l'epilogo di un percorso di crescita che sta facendo la squadra. Rocambolesco il gol subìto dal Trestina, figlio di un penalty evitabile quello dell'Unipomezia, che aveva avuto soltanto un'altra nitida occasione da rete. A ciò si aggiunga la sterilità del Montespaccato e il quadro è completo. Rispetto a inizio stagione, nonostante un modulo e degli interpreti più portati a guardare avanti che indietro, nonostante gli impacci degli under, l'Arezzo concede poco. Come dicono quelli bravi, gli attaccanti ti fanno vincere le partite e le difese ti fanno vincere i campionati.

Il tempo dell'airone. Nel parco attaccanti c'è Ciro Foggia detto l'airone, che ad Ardea si era sbloccato dal dischetto e ieri invece ha fatto un passo indietro. Più generoso che cecchino, si è mosso tanto, forse troppo, un po' per caratteristiche e un po' per scrollarsi la scimmia dalla spalla: un atteggiamento apprezzabile ma che, specie in questo momento, gli toglie lucidità. Il colpo di testa da distanza ravvicinata, a metà ripresa, ne è la riprova: pallone solo sfiorato anziché colpito bene, parata del portiere, gol fallito. Foggia viene da un campionato vinto a Messina anche grazie ai suoi 20 gol (più 6 assist), in cui giocava da terminale offensivo nel 4-3-3. L'impressione è che stia ancora cercando i movimenti giusti da affinare con i compagni, compito che oggettivamente richiede un po' di tempo. Considerando che un anno fa Foggia segnò solo 3 gol nelle prime sette giornate, un po' di rodaggio gli si può ancora concedere. Senza esagerare.

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