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Manzo tende la mano: "Noi investiamo. Ma per il bene dell'Arezzo, stop alle tensioni"

Il presidente amaranto: "Ho sbagliato a fare certe dichiarazioni. Acquirenti non ce ne sono, continueremo a finanziare la società e tenteremo il ripescaggio. Ai tifosi dico: incontriamoci, dobbiamo chiarire e ripartire"

Il presidente dell'Arezzo Guglielmo Manzo, dopo le tensioni dei giorni scorsi con la tifoseria e con Orgoglio Amaranto, accompagnate dall’annuncio di voler passare la mano, getta acqua sul fuoco e disegna uno scenario diverso: “Vorrei sotterrare l’ascia di guerra e provare a svelenire il clima che si è creato. Non porta vantaggi a nessuno. L’altra sera ho battibeccato con alcuni tifosi su internet e ho commesso un errore. Mi sono sentito offeso, sono partito in quarta. E’ stata una reazione di pancia, poi però subentra la ragione. E da imprenditore, da presidente dico che dobbiamo trovare un percorso comune per il bene dell’Arezzo”.

Come mai quest’inversione di rotta?

Perché farsi prendere dalla rabbia o dalle emozioni del momento, è un errore. L’Arezzo ha bisogno di solidità economica, c’è un campionato da portare a termine, da mettere le basi per il prossimo futuro.

Anche con il ripescaggio?

Eventualmente sì, anche con il ripescaggio. Diciamo la verità: a oggi acquirenti seri per la società non ci sono. E non sarebbe giusto, per colpa di una situazione ambientale complicata, creare ulteriori difficoltà alla squadra, alla tifoseria, a tutti.

Situazione ambientale complicata per colpa di chi, presidente?

Anche mia, senza dubbio. Vorrei avere la possibilità di incontrare i rappresentanti dei gruppi organizzati: io, solo io, e loro. Se non mettiamo da parte le incomprensioni, non ne usciamo più. E invece sono sicuro che parlandone, possiamo trovare il sistema per voltare pagina. In questi due anni la società ha sbagliato, ma sempre in buona fede.

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Ma com’è possibile che un imprenditore decida di investire milioni nel calcio senza prima aver analizzato a fondo la città dove andrà a lavorare, i trascorsi della società, gli umori della tifoseria?

Parlo per me. Io Arezzo la conosco dal 1989, quando ci ho fatto il militare. Poi ci sono venuto per 4 o 5 weekend all’anno, ogni anno. Quando mi hanno proposto di acquisire la società, non sono stato a pensarci sopra. Per me era un cerchio che si chiudeva. Col senno di poi, è stato un errore anche questo: a me il calcio è sempre piaciuto ma non mi considero un esperto. Dovevo approfondire di più.

Di acquisire la società gliel’hanno proposto? In che modo?

Noi come gruppo Mag lavoriamo con un grande studio legale di Roma, che tramite un intermediario stava trattando la vendita dell’Arezzo a un potenziale acquirente. Mi trovai lì, per pura coincidenza, pochi minuti dopo una riunione dedicata a quella operazione e nacque il contatto. Ho rilevato il club in 72 ore, il 13 agosto.

Un azzardo.

E’ una scelta che rifarei. Anzi, mi faccia chiarire un’altra cosa. Quella mia frase sullo stadio da chiudere fu infelice, fui tradito dal mio carattere. Mi ero già scusato ma, se serve, lo faccio di nuovo. So bene che quella non è casa mia e che la società è della gente. Mi spiace che su questo si siano innestate le polemiche ma penso che un litigio forte, se superato, possa anche fare bene.

Con Orgoglio Amaranto, dopo le tensioni dell'ultimo periodo, cosa ha intenzione di fare?

C’è un rapporto da ricomporre, indubbiamente. Ma l’aumento di capitale deliberato nell’ultima assemblea va nella direzione di un rafforzamento complessivo. E i tempi tecnici per sottoscriverlo sono fondamentali. Una volta versati i 3 milioni di euro, avremo ripianato quasi totalmente le perdite di bilancio. Mi auguro che questo venga compreso, poi sul resto ci metteremo a un tavolo con serenità.

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Le faccio la domanda, un po’ brutale forse, che si fa la gente: ma perché il gruppo Mag investe tutti questi soldi ad Arezzo?

Il nostro è un gruppo solido in un mercato importante. Avevamo necessità di lanciare il marchio New Energy a livello nazionale. Potevamo farlo in vari modi, compresi gli spot televisivi, ma sarebbe stato un flop. Abbiamo scelto la strada delle sponsorizzazioni sportive, e poi dell’acquisizione di una società blasonata come l’Arezzo, perché il calcio è un veicolo promozionale eccezionale. Dal 2020 i nostri contratti di gas e luce in Toscana sono triplicati. La Salernitana, grazie al nostro logo sulla maglia, ce ne ha portati tremila in più.

Anche dal Comune era filtrata una certa irritazione per le sue parole. Ha sentito qualcuno?

Sì, ho parlato con l’assessore Scapecchi al telefono per un’ora abbondante. L’ho rassicurato sulle nostre intenzioni e ho garantito il rispetto del cronoprogramma delle ristrutturazioni sia a Le Caselle che allo stadio, dove il grosso degli interventi lo inizieremo a fine campionato per ovvie ragioni.

Retrocessione in D l’anno scorso, quest’anno lotta per il primo posto abbandonata a metà girone di andata. E’ consapevole che queste sono ferite dure da rimarginare?

Lo so bene. Però rivendico gli investimenti che stiamo facendo sulle strutture e il buon lavoro nelle giovanili, con lo scudetto della Primavera e i risultati delle squadre attuali, tutte in testa alle rispettive classifiche. Purtroppo abbiamo cominciato dalla parte sbagliata, la prima squadra è stata il nostro punto debole.

Quindi, nonostante tutto, va avanti?

Vado avanti. Se un giorno dovrò, vorrei lasciare l’Arezzo perlomeno dove l’ho trovato.

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