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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Calcio

Manzo: "Risultati sportivi e società sana. Così voglio riportare in alto l'Arezzo"

Il presidente traccia le linee per i prossimi anni: "Spero di vincere il campionato domenica, a trent'anni esatti dalla radiazione. Sarebbe uno schiaffo alla storia. Indiani ha fatto un gran lavoro, Giovannini è il nostro faro. Ai tifosi dico grazie per il sostegno e per le contestazioni: mi hanno fatto crescere. Progetto un futuro ambizioso, la C dev'essere solo di passaggio"

Presidente, lo 0-0 con l'Ostiamare le è rimasto sullo stomaco? O l'amarezza è passata?

Era già tutto alle spalle dopo mezz'ora. Lì per lì ero dispiaciuto, poi ho parlato con il direttore e con il mister e abbiamo convenuto che un pari ci poteva stare. Per noi non cambia molto.

Nel senso che il 16 aprile sarebbe servita comunque la vittoria.

Esatto. Io non ho preferenze, mi interessa che la promozione arrivi. Se sarà già nella partita con la Pianese, meglio. Altrimenti penseremo ad Altopascio.

Però lo scontro diretto ha un fascino particolare.

Su questo non discuto. Anzi, sapendo cosa significa il 17 aprile per i tifosi dell'Arezzo, vincere domenica prossima avrebbe un valore simbolico enorme. Riconquistare la serie C trent'anni dopo la radiazione, sarebbe uno schiaffo alla storia. E credo che renderebbe onore anche alla Pianese, l'avversario che ci sta dando battaglia fino alla fine.

C'è stata una partita che lei considera quella della svolta?

Ne dico due. Quella di Aranova contro l'Ostiamare, dove perdemmo male. Fu un campanello d'allarme forte, mandai i ragazzi in ritiro, ci confrontammo, lì scattò la prima scintilla. E poi aggiungo Terranuova. Da quel giorno in poi, non a caso, è stato tutto più semplice.

Ha citato due sconfitte in un campionato d'alto livello. Non lo trova un paradosso?

No. Io ho imparato tante cose quando prendevo gli schiaffi dai miei genitori, non quando mi facevano i complimenti. Nel calcio funziona allo stesso modo.

selvaggio manzo farsetti arezzo maglia-2

Oggi, a fine partita, scende in campo ad abbracciare i giocatori e a salutare i tifosi. L'anno scorso, con il clima ostile che c'era, era una cosa impensabile. Che effetto le fa?

Torno a quel che dicevo prima. Gli schiaffi mi sono serviti, senza quelli non mi sarei convinto a gestire il club in prima persona. Adesso l'Arezzo è sano e con una visione aziendale. E' merito anche delle contestazioni che ho ricevuto.

Non la spaventa l'umoralità che c'è nel calcio?

No, anche perché sto cercando di far passare un concetto: al di là dei risultati sul campo, questa società punterà sempre al meglio, a crescere, a mettere le basi per un futuro sereno. Il pallone è tondo, ogni partita può andare in cento modi diversi. Fuori però servono continuità e programmazione. Per questo stiamo facendo investimenti mirati sui giovani, sui centri sportivi e presto anche sullo stadio. Il calcio va gestito a 360 gradi, poi è ovvio che vincere è bello per tutti.

Ha già iniziato a pensare alla prossima stagione?

Dal punto di vista finanziario sì, dal punto di vista calcistico è tutto in mano a Giovannini, con il quale ho un rapporto di grande stima, improntato sulla massima sincerità. Alcuni giorni fa, non a caso, mi ha confessato che è stato avvicinato da altre società. Le sirene cantano.

Normale, fa parte del gioco.

Lo so, ne abbiamo parlato. Ma il direttore resta con noi al cento per cento perché il progetto che c'è qui, e che lui ha contribuito a mettere in piedi, non può trovarlo altrove. Ha un rinnovo di contratto di tre anni già firmato. Dal settore giovanile alla prima squadra, il referente tecnico è lui. E' il nostro faro, diciamo così, e ha l'entusiasmo che ci serve per aprire un ciclo.

Quando dice che la serie C per l'Arezzo dovrebbe essere solo di passaggio, a cosa si riferisce esattamente?

Sa come ho iniziato a lavorare da ragazzo? Portando i sacchi di carbone sulle spalle. Ancora oggi mi sembra di sentirne il peso, pensi un po'. Da lì sono riuscito a creare un gruppo di lavoro serio, solido e con buone prospettive imprenditoriali. Perché non dovrei coltivare quest'ambizione anche nel calcio?

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Quindi?

Quindi non voglio vivacchiare, altrimenti me ne sarei rimasto a casa mia. Non faccio tutto questo per l'ambizione di essere chiamato presidente, non mi interessa. Lo faccio perché sogno di portare l'Arezzo a grandi livelli, alla serie A. Quando ne parlo, molti manifestano scetticismo e un po' li capisco. Ma i limiti sono solo nella nostra testa, bisogna pensare positivo.

Le Caselle e Rigutino: a che punto sono i lavori?

A Le Caselle dobbiamo aspettare l'ok della Figc per la posa del nuovo campo sintetico. Purtroppo i tempi si sono allungati ma non dipende da noi. A Rigutino abbiamo dato incarico alla ditta Galardini Sport di rifare completamente il manto erboso. Lì sorgeranno anche campi di padel e di calcio a 5 oltre al punto ristoro.

I campini verranno sicuramente abbandonati?

Vediamo, probabilmente sì. Dobbiamo investire su strutture nostre, anche sullo stadio. Ho intenzione di presentare, nel giro di due mesi, un progetto di ristrutturazione all'assessore Scapecchi e all'amministrazione comunale. Un impianto moderno è indispensabile per guardare lontano.

In molti ci hanno provato presidente, nessuno c'è riuscito. Lo sa?

I tempi sono cambiati. Comprendo ci sia diffidenza verso i romani, anche perché ad Arezzo negli ultimi anni hanno combinato danni seri. Ma io mi sento diverso, sono diverso. E spero di mettere a tacere anche l'ultima maldicenza, secondo cui questa società non ha intenzione di tornare in C. Mi ha sempre fatto arrabbiare questa cosa, non ha mai avuto fondatezza.

Buona Pasqua.

Buona Pasqua ai tifosi amaranto. Siamo vicini al traguardo, mi auguro di festeggiare presto tutti insieme.

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