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Serie C e cassa integrazione: ok per ingaggi fino a 50mila euro, ma c'è il rischio dei contenziosi

Il provvedimento contenuto nel 'decreto rilancio' vale solo per gli sportivi con ingaggi fino a 50mila euro. Per tutti gli altri c'è il rischio di contenziosi

Il 'decreto rilancio' è ancora in bozza e a breve dovrebbe arrivare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Le modifiche dovrebbero essere parziali, o almeno non ci saranno all'articolo 105 che è quello riguardante la cassa integrazione per i lavoratori sportivi professionisti. Un nodo che è stato sciolto, o per meglio dire una richiesta, che la Lega Pro aveva avanzato trovando ovviamente il parere positivo dei club, tra cui l'Arezzo.

Chi può accedere alla cassa integrazione

L'articolo 105 interessa tutti i lavoratori dipendenti iscritti al 'Fondo Pensione Sportivi Professionisti', ovviamente di qualsiasi disciplina, con retribuzione annua lorda non superiore a 50mila euro, pari a 30.400 euro netti. Ecco chi può accedere alla cassa integrazione, che potrà interessare la retribuzione di 9 settimane, poco più di due mesi.

Prendendo in esame il mondo del calcio è chiaro che il provvedimento esclude la maggior parte dei giocatori di serie A o di serie B, dove gli ingaggi sono ben superiori ai 50mila euro lordi, con una media che nella passata stagione si aggirava sui 700mila euro netti per la A e 120mila netti per la B. In serie C invece la cifra media era di 25mila euro netti. Di fatto però anche in Lega Pro sono presenti giocatori con stipendi annui che vanno sopra il tetto fissato dal decreto, e anche tra le fila del Cavallino c'è da aspettarsi più di ingaggio sopra quella soglia.

"In questo caso le singole posizioni andranno valutate e analizzate - spiega Alessio Piscini, avvocato dell'Assocalciatori - i club dovranno intraprendere una serie di colloqui con i propri tesserati per cercare un accordo tramite il dialogo. E' bene però ricordare un aspetto e cioè che dovranno essere i club a richiedere la cassa integrazione".

Calciatori e allenatori, gli stipendi in serie C. Cifre, importi minimi e tassazione

In base alla tabella degli stipendi minimi la cassa integrazione può essere la risposta ai contratti di molti under, giovani inquadrati con contratti di 'addestramento', o comunque di tutti coloro che non arrivano alla soglia dei 50mila euro. Ad ogni modo in Lega Pro ci sono calciatori con contratti annui da 60-70-80mila euro e anche più. Per loro non c'è il diritto alla cassa integrazione, servirà semmai una trattativa tra tesserato e società, sperando che il giocatore accetti la decurtazione (ad esempio) dell'ingaggio pattuito. Un po' come ha fatto il Monza a suo tempo, seguito dal Padova dove Pelagatti e compagni hanno rinunciato a 1,5 mensilità. Uno scontro frontale potrebbe infatti portare a decisioni drastiche, fino alla separazione.

"I giocatori sono rimasti a disposizione dei club proseguendo gli allenamenti seppur singolarmente e comprendendo anche i disagi delle società - precisa Piscini - è chiaro che l'obiettivo di questo provvedimento è quello di evitare proprio i contenziosi e andare a creare situazioni difficili".

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