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Arezzo-Fermana, le pagelle di Giorgio Ciofini

Dopo Arace Telamonio, Paride di Troia, l’Innominato e il Can di Trieste, abbiamo avuto anche noi un Garofalo che, per l’appunto, si chiama Gino, come quello Strada che va in soccorso agli ultimi

Con la Fermana, è un Arezzo palla lunga pedalare, alla maniera antica, alieno da spettacolo. In questo anche un po’ esagerato. Ma ad una vittoria, di questi tempi non si guarda in bocca. S’è perfino ripreso il Ravenna, fermo per Covid. Abbasso, dunque, e sia ben chiaro, i cavillatori del lunedì. Dopo Arace Telamonio, Paride di Troia, l’Innominato e il Can di Trieste, abbiamo avuto anche noi un Garofalo che, per l’appunto, si chiama Gino, come quello Strada che va in soccorso agli ultimi. Era ora, no? Intendiamoci. Il rigore decisivo era netto. Spesso, tuttavia, non ce l’hanno dato. Stavolta, è stata la Fermana a finire in nove e Cornacchini a strapparsi quei quattro capelli, che gli sono rimasti. E noi tutti a saltare, come quest’anno ci è capitato tre volte, su ventinove. Alleluia. È tornata Vittoria, che il resto cancella. Vero Stellone? Però questo Arezzo deve crescere, già mercoledì a Fano e ricrescere con l’Imolese, per un finale che può e deve riscattare una stagione da Museo degli orrori. Dalla lotta non ci si può astenere, perfino per evitare facili rime. Intanto godiamoci per un giorno questi tre punti, che ristorano la classifica e danno un tocco d’amaranto perfino alla zona rossa, che ci richiude in casa con nonna Speranza. 

Sala: Di lui si registra un’uscita col brivido blu (stinto come la maglietta d’ordinanza). Per il resto assiste e fa il tirapalle. Vietati i guardiolismi e derivati alla moda. Voto: ng.

Maggioni: Parte bene, anche se poco. Del resto Stellone lo vuole così e poi è allergico alle sortite. Giovane terzino all’antica. Voto: 6.

Sbraga: Ancora Sbragone. A parte la cilecca non da lui, svetta la sua fisicità la dietro. Di nuovo il migliore tra i celestini. Voto: 6,5.

Cherubin: Gioca per la terza volta di fila. Per Nicolò è il record d’annata. Meno convalescente del solito, il capitano di giornata. Voto: 6+.

Pinna: Bloccato come Tommasino, col suo sinistro a lunga gittata, presidia la fascia mancina e fa pedalare (a vuoto) i tre davanti. Idem Maggioni e Sbraga, col destro di minor gittata.  Voto 6.

Altobelli: Spadella passaggi elementari, che neanche Cannavacciuolo. E si soffre da matti, là dove si cucina il giuoco. Voto: 5.

Serrotti: Per un tempo si astiene dai compiti di incursore, giocando a Chi l’ha visto. Alla distanza, da tuttocampista, mostra sprazzi di Matteo vecchio stampo. Voto: 6.

Iacoponi: S’incarta più del solito in personalismi inutili. Meglio da trequarti nella ripresa, quando sfiora il 2-0, dopo una volata delle sue. Voto: 6.

Arini: Pare che corra con i sassi in tasca. A vederlo dalla tribuna, si scenderebbe a dargli una spintina, come ai ciclisti sul Mortirolo. Che, sotto il Torrazzo, facciano spremute di Samurai? Voto: 5.

Perez: Si conquista il rigore decisivo da vecchia volpe. Sa combattere e giocare di sponda, ma là davanti gli manca da morire un gemello. E Cutolo? Voto: 6,5.

Piu: Si potrebbe tranquillamente accentare, perché fa di Più di quello che ci si aspettava. Con la Fermana spende anche gli spiccioli e si ritrova in mutande. Voto: 6.

Di Palolantinio: La sua mezzora giova non poco all’Arezzo, là dove la qualità manca come il pane. Trasforma anche il rigore decisivo, per un pel di Ginestra. Voto: 6,5.

Cutolo: Non dare il voto al capitano fa tristezza. Ci manca come in Africa il pane,  il vero Nello. Voto: ng.

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