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Arezzo femminile, parte il campionato. Mister Testini: "Sì, le mie ragazze possono vincere"

Domenica la prima giornata contro la Solbiatese allo stadio Comunale. L'allenatore conferma: "L'obiettivo è salire in B, anche se la concorrenza è molto ampia. Sedermi su quella panchina sarà un'emozione"

L'altra metà del cielo, calcisticamente parlando, la sta scoprendo giorno dopo giorno. E anche per uno come lui, con una carriera alle spalle lunga trent'anni, non è facile. E' stimolante, questo sì, ma non facile. Emiliano Testini, classe '77, ex giocatore di Perugia, Viterbese, Arezzo, Spezia, Albinoleffe e Triestina, ex direttore sportivo amaranto e talent scout con l'occhio lungo, da quest'anno allena l'Arezzo femminile. Un cambio di rotta inatteso, una sfida al pallone mainstream, anche se il calcio delle donne sta diventando sempre più popolare. L'Acf Arezzo, oltretutto, partecipa alla serie C con l'obiettivo dichiarato di salire di categoria e la presenza in panchina di Testini deve servire a spostare gli equilibri con la concorrenza.

Domenica c'è la prima di campionato con la Solbiatese. Lo avverti il peso della responsabilità oppure no?

Io so, e l'ho detto alle ragazze, che la stagione si deciderà sul filo di lana. Tra vincere e non vincere, mai come quest'anno ci sarà una differenza sottilissima. Ternana, Spezia, Genoa, Monza, Lucchese, Solbiatese hanno organici attrezzati per andare in B. Però non mi nascondo, l'Arezzo è in questo gruppo e diremo la nostra.

Le partite casalinghe le giocherete allo stadio. Il campo grande, in erba naturale, sarà un vantaggio per voi?

Assolutamente sì. E' un dettaglio che potrebbe spostare qualche equilibrio.

C'è un motivo particolare che ti ha spinto a buttarti in quest'avventura?

Non so individuarlo nemmeno io. Diciamo che è scattato qualcosa, ho sentito il bisogno di rimettere in discussione le certezze che mi ero costruito. L'allenatore l'avevo fatto in passato nei dilettanti, ma lo consideravo un capitolo chiuso, tant'è che insieme al presidente Anselmi avevamo cercato il profilo giusto per la panchina. Alla fine il profilo giusto ero io...

Tra i tanti tecnici che hai avuto modo di conoscere in carriera, ce n'è uno che consideri un modello da seguire?

Gustinetti e Ferrari li ho apprezzati molto a livello umano. Ho avuto un bel rapporto con Arrigoni. Poi ce ne sono altri con cui mi sarebbe piaciuto lavorare, come Alvini. In generale mi affascina l'idea di un calcio dinamico, aggressivo. Quindi ti dico Conte, Gasperini, De Zerbi.

Come definiresti il Testini allenatore?

Uno pignolo che cerca di tirare fuori il massimo da ogni giocatrice. In campo utilizziamo il 4-3-3, che in certi casi diventa 4-2-3-1. Ma io preferisco lavorare sui concetti, non sugli schemi. Durante la settimana l'allenatore dà le linee, le indicazioni, poi tocca a chi va in campo interpretarle.

Massimo Anselmi, fondatore della Ss Arezzo e oggi alla guida dell'Acf, cosa rappresenta per te?

In tre parole: un amico presidente.

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C'è emozione per la prima di campionato? O alla tua età, con il tuo passato, è tutto più soft?

Per come sono di carattere, sarebbe impossibile non provare emozione. Può sembrare una banalità, ma io in quello stadio ci ho giocato, ci ho segnato, è stato il palcoscenico di tanti momenti belli e meno belli della mia carriera. Sedersi su quella panchina sarà speciale. Poi però dovremo giocare e, possibilmente, vincere. Con rispetto dell'avversario ma con la gioia di inseguire un risultato prestigioso.

Dal punto di vista tecnico, com'è il tuo Arezzo?

La rosa è ottima, può competere con tutti. A patto però che restiamo umili: in Coppa abbiamo vinto 5-0 con la Pistoiese, ma se non la sblocchiamo dalla distanza diventa dura. E' un monito a non dare niente per scontato.

E dell'Arezzo maschile che idea ti sei fatto?

L'anno scorso non avevo buone sensazioni, quest'anno invece è diverso. Il calcio è strano, la serie D è complicata, ma l'Arezzo può vincere il campionato. Mariotti è uno che conosce bene la categoria, io l'ho avuto quando faceva il vice di Gustinetti. Dovrà essere bravo a isolare la squadra dall'esterno, a non farsi condizionare dalle difficoltà quando si presenteranno.

Cosa ti porti dietro dei due anni da direttore sportivo in amaranto?

Solo bei ricordi, non ho rimorsi né rimpianti. Ho imparato tanto, mi sono conosciuto meglio. L'unico dispiacere è legato alla semifinale play-off con il Pisa. All'andata a un certo punto eravamo avanti 2-1, lì poteva girare la stagione e il futuro di tutti noi. Ma il calcio a volte è crudele.

Gestire una squadra femminile richiede un atteggiamento diverso rispetto a una squadra di uomini? O il calcio è calcio a prescindere da chi gioca?

E' tutto molto diverso. E non mi riferisco al lato tecnico o tattico, quanto a quello emotivo, caratteriale. La società è strutturata alla perfezione, siamo dilettanti per la Lega ma professionisti per l'organizzazione. Nonostante questo, alcune ragazze studiano, altre lavorano e devono conciliare la loro vita privata con lo sport. Pretendono tanto, più degli uomini. Però, se ci instauri un rapporto di fiducia reciproca, danno anche di più. Tra di noi c'è complicità professionale, ne sono orgoglioso.

Come la prepari la partita?

Con il lavoro settimanale. La domenica parlo alla squadra prima che entri nello spogliatoio, poi dopo che le giocatrici si sono cambiate e nell'intervallo. L'analisi post gara la facciamo a freddo in settimana.

In futuro resterai nel femminile? Tornerai alle origini? Farai altro? Ci hai pensato?

Non ci ho pensato e non ho intenzione di farlo adesso. Da giocatore rimuginavo sempre su cosa avrei fatto l'anno successivo e non mi sono goduto appieno il presente. Non voglio ripetere lo stesso errore. L'unica cosa certa è che il calcio è la mia vita.

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