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Fiordigiglio senza limiti: "Fino a quando salterò sul ring con il sorriso, avanti tutta"

Il pugile aretino ha riconquistato a 37 anni il tricolore nei superwelter. E su facebook ha scritto: "Non mi vedo con le pantofole. Questa vittoria è una liberazione"

E' il momento di un primo bilancio e anche dei ringraziamenti. Dopo aver conquistato il titolo italiano superwelter sabato scorso, Orlando Fiordigiglio ha affidato a un post sul suo profilo facebook alcune riflessioni sulla vittoria, sulla carriera, sulle difficoltà superate per arrivare a questo nuovo, incredibile successo, raggiunto all'età di 37 anni. Per il pugile aretino, che ha battuto sul ring di Prato l'amico Marco Papasidero, si è trattato di un bis dopo il tricolore del 2013. 

"In carriera ho alzato al cielo diversi titoli, difesi più volte: anche cose più importanti (forse) ma il 29 aprile è stato un giorno speciale (...) Non parlerò del mio avversario nonché amico Papa, i match belli si fanno in due e lui è stato un portento. Un giorno incredibile per me e la mia famiglia, esco allo scoperto con un incontro difficile. Mi gioco tutto in una serata perché erano 2 anni e 7 mesi che non pensavo ad altro, non pensavo che a un titolo. Lo rifarò? Capiterà l'occasione? Avrei potuto mettere le pantofole e starmene tranquillo ma... ma anche no. Venivo da una brutta figura, un match per una semifinale: ero il terzo in classifica Mondiale IBF e ho perso malamente come un novello. Abbiamo sofferto e pianto, lavorato e pensato anche di smettere, pensiero durato assai poco però. Abbiamo poi affrontato i mostri che puntualmente si presentavano al calar del giorno. Sconfitti? Non lo so ma combattuti sempre, tutte le sere. Abbiamo ripreso fiducia grazie a persone come Eugenio Agnuzzi che mi ha seguito inizialmente: avevo bisogno di un amico e un maestro che mi vomitasse in faccia la realtà. Un match fatto, a un anno esatto dalla disfatta. Poi è stata la volta di Grosseto e della Fight Gym. Una nuova casa. Con un presidente di eccezione Amedeo Raffi. Un nuovo inizio. Pronti via, un match. Poi ancora un altro. L'occasione per il titolo, lavoro, lavoro e lavoro. Raffaele D'Amico e Giulio Bovicelli mi hanno fuso la testa e sono stati attenti a non "violentare" la mia boxe. Hanno tenuto a bada le mie abitudini (se non sono stremato a fine allenamento non sono soddisfatto), hanno lavorato sui miei difetti (ancora ne abbiamo troppi) e hanno elogiato le mie qualità. Poi la liberazione. Campioni d'Italia ancora una volta. Come tutti hanno sottolineato, a 37 anni suonati... Beh, non pongo limiti ma solo vincoli, fino a quando salterò sul ring con il sorriso e i sacrifici saranno miei amici, avanti tutta. Ho poi un esempio che porto con me, un certo Leonard Bundu. Viva lo sport più bello al mondo".

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