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Certificato medico post-Covid, il Csi: “Troppi 30 giorni per tornare a fare sport agonistico”

Il presidente Bernardini: “L’obbligo di attendere un mese dall’ultimo tampone negativo è una criticità reale per gli enti che si occupano di sport, pure sotto il profilo economico”

Purtroppo l’arrivo del 2022 non ha ancora messo la parola fine alla lunga stagione del Covid-19. Anche nel mondo dello sport la pandemia di coronavirus continua a creare notevoli disagi, ostacolando sia la programmazione delle attività che il lavoro quotidiano delle realtà associate al Centro Sportivo Italiano - Comitato di Arezzo.

Ai tanti problemi che società e associazioni si trovano ad affrontare in questo periodo si sono aggiunte le più recenti disposizioni in materia di certificato di idoneità sportiva post-Covid, indispensabile per gli atleti dilettanti che hanno contratto il virus per ricominciare a praticare discipline agonistiche. L’ultima novità coincide con l’aggiornamento della Circolare della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute (Prot. N. 1269 del 13/01/2021). Si tratta di un sistema di regole articolato, comprensivo di un paio di aspetti che le organizzazioni di questo settore non hanno accolto con entusiasmo.

In primo luogo, la modifica ha fissato la distinzione fra certificato di idoneità alla pratica dello sport agonistico e l’attestazione di ritorno all’attività (o Return to Play). Mentre il primo documento si ottiene se si è in possesso di certi requisiti in occasione del primo rilascio della certificazione o di rinnovo periodico della visita medica, il Return to Play è il “nulla osta” sanitario necessario a chi ha contratto il SARS-CoV-2 mentre era ancora in corso di validità la precedente certificazione di idoneità sportiva.

Ma il profilo sicuramente più difficile da digerire per le realtà legate al CSI Arezzo riguarda la tempistica da rispettare per effettuare gli esami diagnostici e tornare concretamente a fare sport. Coloro che hanno sperimentato l’infezione in forma di malattia moderatasevera o critica (secondo le definizioni incluse nell’aggiornamento alla Circolare) sono obbligati a sottoporsi a una visita e svariati accertamenti sanitari, da effettuarsi non prima di 30 giorni dall’avvenuta guarigione – anch’essa certificata –.

L’obbligo di attendere un mese dall’ultimo tampone negativo è una criticità reale per gli enti che si occupano di sport, pure sotto il profilo economico”, commenta Lorenzo Bernardini, presidente del Comitato aretino del CSI. “Ad oggi una qualsiasi società sportiva deve già occuparsi del controllo del Super Green pass, del pagamento delle utenze raddoppiate, dei vari protocolli d'applicazione, delle quarantene, dell'abbandono dello sport in generale. Come da tempo ribadiamo sui nostri canali informativi, per ricominciare le attività sportive dopo essere risultati positivi al Covid-19 occorre il nuovo certificato medico. Quando è possibile effettuarlo? ‘Solo’ dopo 30 giorni dall'avvenuta guarigione, sempre che si riesca a fissare una visita. Il che significa che un atleta deve aspettare almeno 45 giorni prima di tornare davvero ‘in pista’... Decisamente meglio sarebbe stato confermare i sette giorni previsti dalla Federazione Medico Sportiva Italiana, così che nell’arco di una decina di giorni si potessero riprendere le attività. Tutto molto semplice, in questa ripartenza!”.

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