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Vaccino Covid al San Donato da gennaio, il dg della Asl: "Tra marzo e aprile una larga fetta di aretini l'avrà fatto"

Intervista al direttore generale dell'azienda sanitaria Toscana Sud Est Antonio D'Urso: "Finita la pandemia terremo la centrale di tracciamento per monitorare i malati cronici con i braccialetti. L'Hospice? Soluzione definitiva a breve, mi impegno personalmente"

"Abbiamo meno di cento ricoverati in degenza Covid e adesso anche la Terapia Intensiva ha meno pressione". Il direttore generale della Asl Toscana Sud Est Antonio D'Urso intervistato ieri durante la trasmissione Prisma di Arezzonotizie ha affrontato numerosi temi: su tutti il vaccino Covid, il vaccino antinfluenzale, i rapporti dell'azienda sanitaria con il Comune dopo i recenti contrasti, l'evoluzione della pandemia. 

"La zona rossa è stato un periodo duro - attacca il Dg - e lo dico da cittadino. L'area vasta Toscana Sud Est in questo periodo ha avuto meno casi e meno pressione rispetto alle altre aree della Toscana. Non solo l'efficacia della zona rossa: hanno contribuito altri fattori alla diminuzione del contagio, come il tracciamento sul 100% dei casi. E poi anche i comportamenti individuali: la comunità aretina ha agito con responsabilità in questi giorni".

Siamo nella fase calante della seconda ondata?

"Sì: ci sono meno casi, meno isolati, meno tamponi positivi e più guariti. Gli indicatori dicono questo". 

E' possibile pensare al passaggio alla zona gialla fra una settimana?

"I numeri la supportano. Ma non dipende solo dall'area vasta Sud Est, cioè Arezzo, Siena e Grosseto, ma da tutta la regione. Ci sono nuovi casi nella zona Nord Ovest ad esempio, la Toscana Centro è stabile e nella Sud Est i casi scendono. Se i cittadini toscani dimostreranno correttezza nei comportamenti, saremo in giallo per il periodo natalizio".

C'è un rischio terza ondata dopo Natale?

"Dobbiamo mantenere alti i livelli di attenzione. Più volte ho detto che mascherina e isolamento non sono comportamenti normali per la nostra cultura, ci stiamo abituando con impegno. Bisogna stare molto attenti al ritorno a scuola, in particolare per l'affollamento dei mezzi pubblici. Sono questi gli aspetti su cui prestare attenzione, più che sulla socialità del periodo natalizio".

Come prevenire una recrudescenza?

"Con test antigenici rapidi. Questa è la strada. Io sono auspico che il mercato possa offrire sempre più soluzioni. All'inizio avevamo solo il tampone molecolare per valutare la positività di un soggetto. Oggi la situazione è cambiata, abbiamo dispositivi anche in autosomministrazione e in autolettura, sistemi che possono migliorare la vita di ognuno".

La possibilità di uno screening di massa ad Arezzo, in passato ventilata, è d'attualità in Regione? Oppure no?

"La valutazione è rimessa agli organismi di programmazione regionale, ovviamente. Tempo fa ho segnalato alcune alcune città dell'area vasta Sud Est, tra cui Arezzo, che sono state più provate nella seconda ondata per test di questo tipo. I numeri che vediamo in questi giorni inducono però a una maggiore serenità. Saggiare Arezzo potrebbe essere utile, ma sono numerosi i fattori da tenere in considerazione: bisogna valutare anche gli spostamenti fra comuni, molto frequenti per lavoro. Un'indagine di questo tipo impiega uomini, donne, mezzi e risorse per raggiungere un risultato con variabili da tenere sotto controllo: altrimenti non ha senso. Inoltre serve un'adesione alta da parte della popolazione, quindi l'opera di sensibilizzazione deve essere efficacie. Se dovessimo prendere in considerazione soltanto la popolazione degli studenti, direi di farlo per i ragazzi delle superiori".

Come cambierà il San Donato nelle prossime settimane e nei prossimi mesi?

"Terapia Intensiva ha da poco inaugurato altri sei posti letto, contiamo di arrivare a 9 da qui a fine anno. Poi altri 9 posti sono previsti nel 2021, per i quali attendiamo i finanziamenti regionali: per il momento ci siamo mossi con risorse proprie. Inoltre ho dato il via alla richiesta di immobili sul territorio comunale di Arezzo, vorrei spostare gli uffici del dipertimento di prevezione, per usare quell'ala dell'ospedale per la degenza. Devono essere ridotte le attività amministrative dentro il San Dpnato, per lasciare il posto ai pazienti".

Cosa resterà dell'esperienza della pandemia nella sanità aretina? Quali cambiamenti ci saranno dopo il Covid?

"Anzitutto dico che è ammirevole il lavoro fatto dai professionisti durante questa pandemia della sanità, sono stati encomiabili e lo sono tuttora. Per il dopo, vorrei rilanciare chirurgia robotica con il dottor Marco De Prizio. Vorrei tenere la centrale di tracciamento e farne una centrale della cronicità, esportando l'esperienza dei braccialetti elettronici, per monitorare da remoto i pazienti malati cronici. Seguirli con metodo nuovo: una sinergia tra azienda sanitaria, familiari, medici di famiglia".

Quale è il piano per la distribuzione del vaccino anti Covid ad Arezzo?

"Ci sono tre tipologie di vaccino, il primo a brevissimo sarà disponibile. La distribuzione è affidata alla Protezione Civile, è stato già individuato il punto di arrivo a Pratica di Mare, poi verrà portato su tutto il territorio nazionale. Quello di Arezzo è stato individuato come ospedale target per la distribuzione. I primi a fare il vccino saranno i lavoratori e le lavoratrici della sanità, medici, infermieri, oss, operatori, personale di studio, personale e ospiti delle Rsa, tutti gli operatori di ospedali e distretti. Ovviamente su base volontaria, ma spero che l'adesione sia la più alta possibile. Poi si passerà a pazienti ultra ottentenni, fragili e malati cronici. Ci stiamo attrezzando con frigoriferi a temperatura -80° per la conservazione del primo tipo di vaccino. Si tratta della campagna vaccinale più importante fatta da decenni a questa parte. Alcuni tipi di vaccino saranno somministrati due volte, quindi lo sforzo dovrà essere doppio". 

Tempi?

"L'attività di distribuzione del vaccino è prevista nelle prime settimane di gennaio. Quindi effettuare la prima tornata - dedicata al personale sanitario - sarà abbastanza semplice, ma sarà complicata con i civili, perché la platea è molto più vasta. Deve ancora arrivare l'autorizzazione per l'immissione in commercio. Per marzo-aprile, però, ritengo che potremmo aver vaccinato già una bella fetta di popolazione aretina".

Capitolo vaccino antinfluenzale, quest'anno le richieste sono state numerose e non sono ancora state evase. Ci si riuscirà?

"La difficoltà nella distribizione del vaccino contro l'influenza è data dall'impossibilità, da parte della ditta incaricata, di garantire la fornitura, ma la Toscana ha acquisito dosi da altri fornitori che saranno disponibili in farmacie per medici e pediatri. Il vaccino sarà garantito al 100% delle popolazione delle categorie a rischio. Per gli altri? Ci si può rivolgere in farmacia".

Capitolo Hospice, ci sono novità?

"Non ci sono stati passi in avanti rispetto a quanto detto la scorsa settimana, ma confermo il mio impegno personale per una soluzione che sia tecnicametne e umanamente valida. Non siamo soddifatti della situazione creatasi con il Covid e la soluzione temporanea trovata. Mi impegno a trovare una risposta adeguata prima possibile, anche prima che la pandemia finisca: le persone malate oncologiche sottoposte a cure palliative e i loro familiari hanno diritto ad avere una risposta. Ci sono ipotesi per soluzioni strutturali. L'ideale, come dice il presidente del Calcit, è spostare l'Hospice vicino all'ospedale, per un possibile collegamento tra specialisti".

Albergo sanitario, rimane d'attualità la necessità di trovarne uno ad Arezzo?

"Le strutture in area vasta possono bastare, ma aveva un senso un albergo sanitario ad Arezzo e lo ha ancora, perché i positvi aretini che devono lasciare casa non hanno piacere a trasferisi lontano. Devo dire che la situazione di Arezzo - con l'impossibilità di trovare una struttura disponibile in zona - è unica nel panorama nazionale".

Con il Comune di Arezzo ci sono stati recenti contrasti su più fronti: screening sierologico, Hospice, ospedale da campo: il dialogo c'è sempre?

"Ma certo, come avviene tra istituzioni. Ci sono punti di vista diversi in una democrazia. Io ho la responsabilità di ospedali e sanità. Poi ci sono i sindaci: nell'area vasta sono 100, ognuno ha le sue idee ed è giusto metterle in campo. La campagna di screening l'ha voluta il Comune, che ha chiesto collaborazione istituzionale al direttore della zona distretto che ha dato seguito, nell'interesse dei cittadini, fornendo il materiale richiesto. In ordine all'utilità: in questo momento secondo la Asl è importante fare prevenzione della contagiosità con strumenti diagnostici. Il sierologico è utile per diagnosi? No. Lo screening con sierologico sugli studenti 3-14 anni è una scelta fatta in autonomia dal sindaco di Arezzo, ma ci sono comuni che fanno la stessa cosa in altre parti d'Italia. Lo fanno le aziende. Voglio dire: la sanità è fatta da esperienze in continua evoluzione. I primi test sierologici non avevano l'affidabilità attuale".

Ma in un momento molto delicato come quello attuale, senza risposte univoche da parte delle istituzioni, non c'è il rischio per i cittadini di fare confusione?

"Il Comune di Arezzo ha deciso di fare questa indagine, può farla ed è su base volontaria. I cittadini ascolteranno le valutazioni, si rivolgeranno al medico di famiglia che rappresenta la figura di riferimento per ogni aretino e poi decideranno in autonomia. D'altronde oggi se lei vuole, su internet, trova il kit che desidera: può farsi un test sierologico da solo o un tampone rapido e farsi mandare i risultati a domicilio. E' un mondo così". 

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