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Perché da Natale all'Epifania si gioca a tombola

Dal 25 dicembre al 6 gennaio, come da tradizione, nelle nostre case si svolgono vere e proprie "tombolate". Vediamo quando nacque questa usanza

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non ha giocato a tombola nella giornata di Natale. Sì, perché quella della "tombolata" è quasi un rito del 25 dicembre, giornata, da tradizione, da passare in compagnia delle persone care. Molti di noi, dopo il lungo (e abbondante) pranzo, passano infatti il pomeriggio dedicandosi a questo gioco, il più delle volte mettendo in palio un piccolo montepremi. Ma perché a Natale si gioca proprio a tombola? Andiamo a scoprirlo.

Le origini della tombola

Le origini della tombola si perdono molto indietro negli anni, fino a risalire addirittura ai Saturnali dell'Antica Roma. Una festa, questa, che si svolgeva nel periodo poco prima il 25 dicembre, in corrispondenza del solstizio d'inverno, a partire dal quale le giornate tornano ad allungarsi. Durante i festeggiamenti venivano consentite attività proibite per il resto dell'anno, come, ad esempio, il gioco d'azzardo. Durante i Saturnali si giocava quindi con una specie di dama, chiamata "tavoletta", su cui si muovevano delle pedine, oppure ad una sorta di scacchi, in cui si doveva evitare che la pedina fosse circondata e catturata. Il gioco era strettamente connesso con la funzione rinnovatrice di Saturno, dispensatore della fortuna agli uomini per il nuovo anno e da cui dipendeva la buona o mala sorte del giocatore.

La nascita della tombola vera e propria, invece, viene fatta risalire al XVIII a Napoli come divertimento casalingo alternativo al lotto. Si narra che, nel 1734, il re Carlo di Borbone ed il frate domenicano Gregorio Maria Rocco ebbero un'accesa discussione sulla regolamentazione del lotto: il sovrano, infatti, voleva metterlo sotto controllo per evitare che il suo svolgimento in clandestinità togliesse entrate allo Stato, mentre il frate voleva vietarlo in quanto immorale. Carlo ebbe la meglio, ma, per venire incontro alle richieste del frate, emanò un divieto del gioco durante le festività natalizie. Le famiglie napoletane, tuttavia, ben presto si organizzarono per trasgredire la norma: i novanta numeri del lotto vennero così impressi in cilindri di legno e riposti in un cesto di vinimi, il "tombolo", in quanto la sua forma ricordava appunto il tombolo, uno strumento antico utilizzato per creare i merletti ed i pizzi. E da lì il gioco prese il nome di "tombola", che, da allora, divenne il divertimento casalingo per eccellenza nella giornata di Natale. 

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