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Brigante o gentiluomo. La storia, e la leggenda, di Gnicche

Un ladro e un assassino agli occhi della legge, mentre i canti popolari parlano di una sorta di Robin Hood aretino

La foto con i tre carabinieri alcune ore dopo la morte

All'indomani della morte di Federigo Bobini il corpo venne trasferito nella camera mortuaria dello Spedale di Santa Maria Sopra i Ponti in Arezzo. Qui Ernesto Bellotti scattò la fotografia col suo dagherrotipo immortalando il corpo di Gnicche, morto, fra i Reali Carabinieri che lo avevano scovato e ucciso a Tegoleto. Ecco quindi in foto l'appuntato Alessandro Mongatti, di Barberino di Mugello, il carabiniere Antonio Banchelli, di Volterra e l'allievo carabiniere aggiunto Pasquale Di Laghi, di Figline, del 44esimo reggimento di linea in forza alla stazione di Badia al Pino, che lo sorreggono. Bellotti intervenne sulla foto per far sembrare vivo Gnicche che in realtà era già morto da diverse ore.

Il folklore e la leggenda

Dopo la morte la storia e la leggenda vennero a contatto. Anche perchè nella cultura popolare fatta di canti e ballate la figura di Gnicche venne associata per certi versi a quella di un Robin Hood aretino. Un ladro gentiluomo che rubava ai ricchi per donare ai poveri. I cantori locali ne hanno così narrato le gesta adattandole all'immagine di un eroe difensore dei deboli.
Se la storia di Federgi Bobini vi incuriosisce vi consigliamo allora di leggere il libro di Enzo Gradassi "Sopracchiamato Gnicche". Non un romanzo ma una vera e propria ricostruzione storica, basata su documenti e atti ufficiali, elaborata dall'autore che ha seguito passo dopo passo le vicende di questo uomo che nella sua vita si è reso protagonista di più di un misfatto diventando a pieno uno dei personaggi più noti del folklore e aretino.

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