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"Meno parole al vento. Si faccia un vero parco inclusivo ad Arezzo"

L'intervento di Claudia Protti e Raffaella Bedetti, di "Parchi per tutti", che da circa 10 anni si occupano di un progetto di sensibilizzazione sulle aree gioco inclusive

Riceviamo e pubblichiamo da parte di Claudia ProttiRaffaella Bedetti, di "Parchi per tutti", che da circa 10 anni si occupano di un progetto di sensibilizzazione sulle aree gioco inclusive.

"E' di pochi giorni fa la notizia della proposta, da parte di alcuni consiglieri, della realizzazione di un “grande parco giochi per i bambini con disabilità al posto del laghetto”. La vicesindaca e un’assessora ribattono che la proposta è poco rispondente a un'idea reale di inclusività. Intervengono nuovamente i consiglieri a spiegare che la proposta è quella di un parco giochi che accolga tutti, che includa.

Nell'intervista i consiglieri parlano quasi esclusivamente di bambini con disabilità motoria e nel comunicato scritto c’è un breve accenno ad altri tipi di disabilità ma si tratta di frasi copiate da un sito che vende strutture gioco. Non si poteva provare a utilizzare parole scritte di proprio pugno per illustrare cos’è un parco inclusivo? A questo punto, visto che ci occupiamo di parchi per tutti da quasi 10 anni, ci proviamo noi: un parco giochi inclusivo è un parco che nasce da un progetto, possibilmente partecipato, non la semplice scelta di strutture gioco da un catalogo. È importante si dia vita a un gruppo di lavoro perché persone con esperienze e competenze diverse possano apportare il proprio contributo al fine di comprendere quali siano le difficoltà e le necessità di bambini con disabilità e normodotati al parco giochi. Al gruppo di lavoro potranno partecipare rappresentanti di tecnici comunali, genitori, associazioni che si occupano di disabilità, pedagogisti. Stiamo parlando di un parco che accoglie tutti i bambini: bambini che possono correre, bambini che usano la carrozzina o altri ausili che facilitano lo spostamento, bambini ciechi o ipovedenti, bambini con autismo, bambini che gridano, bambini che non parlano, bambini timidi, simpatici e antipatici. Un parco giochi inclusivo ha una caratteristica imprescindibile: l’accessibilità. Questo significa che ogni bambino, e adulto che lo accompagna, deve potersi muovere all’interno dell’area anche se è in carrozzina o se è cieco. Quindi via libera a pavimentazioni lisce e pianeggianti e riferimenti per persone cieche o ipovedenti. Nel parco devono essere installate strutture il più possibile accessibili e fruibili al maggior numero di utenti possibili. Escludiamo a priori la famosa altalena con pedana per carrozzine visto che non è dotata di certificazione per l’installazione in parchi pubblici privi di sorveglianza. È utile visitare altri parchi gioco inclusivi prima di procedere, parchi realmente inclusivi. Spesso capita che le amministrazioni comunali dichiarino di aver realizzato un parco inclusivo ma a disposizione dei bambini con disabilità ci sono solo due 'giostrine' in un angolo del parco oppure l’accessibilità non è garantita. Terra battuta, prato e ghiaia non sono fondi adatti a un parco inclusivo anche se possono essere presenti in alcune parti dell’area. Quello che chiediamo a gran voce e dal nostro cuore è: basta chiacchiere e insieme provate a realizzare un vero e proprio bellissimo parco inclusivo affinché tutti i bambini di Arezzo possano giocare insieme e poco importa se sarà al parco del laghetto o altrove, l’importante è che si pensi davvero a quanto sia importante il gioco per tutti i bambini e non si utilizzi l’argomento 'parco inclusivo' solamente a fini politici. Facciamo salire il numero delle aree gioco inclusive in Toscana".

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