"Il coronavirus e i nostri figli adolescenti che hanno staccato la spina dalla scuola"
Lettera aperta di una madre ai presidi delle scuole aretine: il racconto delle giornate durante il lockdown, la paura di aver perso un anno e i timori di quello che accadrà a settembre:
Gentile Professore,
Le invio questa bozza scritta in pieno lockdown e mai spedita nella speranza che nel frattempo qualcosa cambiasse. E quando scrivo “qualcosa cambiasse” intendo da entrambe le parti: scuola e figli. Oggi sarà l’ultimo giorno di quest’annata sciagurata. Personalmente non so come ne uscirà mio figlio, di cui non scrivo il nome perché non è altro che un ragazzo come tanti, forse migliore di tanti, forse peggiore di tanti altri. Un ragazzo nella media fondamentalmente, con tutti i dubbi e le incertezze degli adolescenti che si affacciano alla pubertà e che quotidianamente devono confrontarsi con i coetanei, loro malgrado. Perché tanti di loro sfuggirebbero volentieri a questo destino e lei in quanto preside di migliaia di figli lo sa meglio di me, madre di uno solo. Ma la scuola glielo impedisce, Deo gratia, perché impone loro di socializzare e affrontare costantemente le loro nemesi. Ed è soprattutto questo che è mancato a mio figlio, oltre ad una buona connessione Internet, ma questa è un’altra storia.
Dalla dichiarazione di pandemia globale e il conseguente lockdown mio figlio ha premuto il bottone “pausa”. Si è chiuso in camera sua ed ha lasciato fuori il mondo intero, sia reale che virtuale. Una specie di Hikikomori. Nessun modo di arrivare a lui, nessuna via di accesso, nessun dialogo, niente lo scalfiva. Ogni volta che mi sembrava di aver fatto un passo in avanti, per contrappasso ne facevo due indietro. Un po’ come quando a Monopoli trovi l’imprevisto e vai in prigione fermo un giro. Ecco, questa è stata la nostra vita per tre mesi:
“Ma non hai capito mamma che questo è un anno buttato via?”
Mi diceva mio figlio “Non stiamo imparando niente, non riusciamo a concentrarci e quando c’è un compito in classe chi ha una buona connessione tale da supportare due devices copia dal secondo!”
“Penso che sia una cosa inevitabile e che i professori l’abbiano già messo in conto” ribattevo.
Il mio adolescente e come lui molti altri, si è dato per vinto: ha spento il pc e si è addormentato. Per tre lunghi mesi.
Ultimamente ha dato qualche segno di ripresa, lenta e faticosa come chi si sveglia dopo un lungo coma. Adesso mi chiedo:
Che succederà a Settembre?
Riusciremo noi genitori, voi professori, le istituzioni tutte a dare un senso a questa situazione per far sì che i nostri ragazzi tornino a vivere serenamente la loro adolescenza? Il ruolo della scuola non è solo quello di fornire un’adeguata istruzione, ma anche quello di dare i mezzi e le opportunità di socializzare e questo aspetto è stato completamente sottovalutato. I nostri adolescenti sono confusi e spaesati forse proprio perché hanno capito molto più di noi e per questo hanno già perso le speranze.
Cordialmente
Una mamma