L’insostenibile leggerezza dell’essere giovani nel 2021
I giovani. Nessuno ne parla mai. A riguardo solo insulti e luoghi comuni. I giovani. "Il futuro" molti dicono, ma nessuno se ne occupa, del "futuro". Nessun aiuto, nessun supporto. Come una nave in balia dei venti e del mare, i giovani sono abbandonati a loro stessi. "Ma i giovani se le vanno a cercare, i giovani non hanno voglia, sono dei vagabondi". Vengono considerati poco più che automi, il principio -nasci, consuma, produci, lavora- rappresenta l'idea della gioventù moderna. Visti, per la maggior parte, come perditempo e nullafacenti, mentre in realtà stanno costruendo un loro futuro e una loro vita in mezzo a una miriade di difficoltà. L'emergenza sanitaria ha fatto da cassa di risonanza per molti, acuendo problemi che erano sopiti da tempo e svegliati all'improvviso si sono manifestati in tutta la loro violenza. "Ma i giovani sono forti, ce la faranno" dicono. Ma no, non ce la fanno. I suicidi sono aumentati, le depressioni e i problemi psicologici sono dilaganti. Nessun supporto psicologico al momento è stato offerto, nessun supporto è gratuito. I giovani sono una ricchezza. Ma sarebbe meglio smetterla di pensare a loro come persone nate per produrre, consumare e morire, considerate solo per questo, trascurando tutto il resto. Sottomessi alla logica spietata del denaro, non hanno via di fuga. Sono aumentati gli abbandoni universitari, il distanziamento sociale non favorisce più contatto e relazioni. Ma questo non sembra importare. Va tutto bene, andrà tutto bene. No, non sarà cosi, non è cosi. L'incertezza la fa da padrona al momento, confusione e smarrimento sono i sentimenti più comuni. Il futuro non più risorsa, ma minaccia. La saute, oggi come oggi, sembra riguardare solo il fisico, giusto e nobile come pensiero ma antico. La salute psichica è relegata ai margini, sottovalutata, vista come un taboo da molti ancora, purtroppo. I giovani non stanno bene, devono fare i conti con una popolazione "adulta" di nome ma non di fatto, che non li considera, che non li supporta. "Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" cantava De Andrè in una bellissima canzone. La logica oppressiva, acuita dall'emergenza sanitaria, del giovane che non smebra dover più avere svago, che deve concentrarsi solo sul finire presto gli studi e andare poi a lavorare non smebra più funzionare. Dannosa e disumanizzante. I sentimenti più comuni sono ansia e angoscia. "Ma che vuoi che sia, è solo un momento, ai nostri tempi vedi era dura... non sono questi i veri problemi della vita." Una percezione della realtà che non regge più il confronto, una popolazione adulta che non ascolta i problemi di ragazzi e ragazze in difficoltà. La generazione della nostalgia del futuro perduto quella dei giovani, una gioventù bruciata. La colpa è di una società che ha lasciato i giovani indietro da tempo. Ma tutto questo non è arrivato all'improvviso, non come una grandine nel bel mezzo di agosto. La situazione attuale politica e culturale, l'emergenza sanitaria sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso troppo pieno, un vaso troppo peso per le spalle dei giovani. Schiacciati e demoralizzati. Rifettere su quanto sta accadendo è da persone mature e responsabili, ma chi sta riflettendo sono proprio i giovani considerati immaturi e irresponsabili, mentre la popolazione "matura" non sembra dare segni di vita.