Cartolibrerie chiuse. Il titolare di un esercizio: "Ma la cancelleria non è diventata bene di prima necessità?"
Riceviamo e pubblichiamo il contributo di un commerciante aretino.
Sono titolare della cartolibreria il Calamaio di Arezzo, vorrei porre all'attenzione che i negozi del nostro settore, come da Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, hanno dovuto chiudere perché non rientrano nei beni di prima necessità. Stiamo vedendo negli ultimi giorni che nella grande distribuzione i prodotti di cancelleria non vengono venduti: giusto, su questo siamo d'accordo, dovrebbe essere così anche nei momenti di non emergenza. I cittadini però si stanno lamentando perché non sanno dove reperire i prodotti in questione: i genitori o i nonni, che sono con i figli o con i nipoti, con i compiti che vengono assegnati dalle Maestre che devono mantenere l'istruzione come se fossero a Scuola, sono in difficoltà. In questi giorni sto vedendo sui Social Media che ci sono colleghi che stanno consegnando personalmente, e non tramite corriere, prodotti di cancelleria a casa. E' giusto? Non mette a repentaglio la salute dei cittadini questo comportamento?
Il momento è difficile per tutti e il nostro pensiero e i nostri sforzi vanno soprattutto ai nostri inferimeri, ai dottori e a tutto l'apparato di aiuti che stanno fronteggiandoquesta epidemia. Ancora grazie siamo con voi. Ritornando sulle consegne a domicilio che vengono pubblicizzate sui social media o nei gruppi Whatsapp, sono d'accordo che avvenga per i beni di prima necessita (alimenti, farmaci) ma mi vede contrario sulla consegna dei nostri articoli. Ricordo che noi siamo chiusi da decreto anche se abbiamo sempre sulle spalle spese di affitto, luce e altro ancora. Per questioni di principio tutte le cartolibrerie dovrebbero fare lo stesso servizio con l'approvazione dello Stato e prendendo spunto da idee o iniziative personali. Tutto questo va a discapito del commerciante che è a casa nel rispetto delle regole. Servirebbe da parte delle associazioni di categoria, di cui ognuno di noi fa parte, o delle Istituzioni una regolamentazione omogenea e accessibile a tutti oppure il controllo su tali iniziative che considero "illecite".
Se l'obbligo è di stare tutti a casa non credo che sia giusto né dal punto di vista etico e soprattutto da quello civico che sia permesso questo servizio.
Concludo augurandomi che questo momento difficile passi presto.
Gianni Mariottini