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Appello di un genitore: "Un anno a distanza e i più deboli che restano indietro, non dimenticatelo a fine scuola"

Riflessioni di un genitore che ha avuto un figlio impegnato quasi tutto l'anno con la didattica a distanza che provoca un ampliamento del divario tra chi va bene e ha gli strumenti e chi invece è in difficoltà

Riceviamo una lettera di un genitore che ha un figlio alle scuole superiori. Per lunghi mesi ha partecipato alle lezioni, come quasi tutti i suoi compagni, attraverso un computer. Alla fine della scuola questo genitore pone una riflessione e chiede agli insegnanti di tenere conto di questo periodo e del fatto che le disparità tra i più deboli e i più forti si siano acuite con la pandemia.

"Sta per concludersi l’anno scolastico, un anno segnato da una pandemia che ha costretto tutti prima a stare chiusi in casa, poi a uscire con molti limiti anche perché la diffusione del virus è facilitata dalla vita sociale. Quello che abbiamo perso in questo tempo sarà forse recuperato in un tempo doppio o triplo, disabituati come ormai siamo alla vita “normale”, e come in tutte le cose ci sarà chi riuscirà ad uscirne lasciandosi dietro solo un ricordo e chi, invece, resterà in qualche modo segnato da tutto questo. I ragazzi, i più giovani, gli adolescenti come i nostri figli sono stati chiusi in casa, privati del contatto, delle uscite, delle bischerate da fare insieme, delle corse per finire i compiti e andar fuori con le amiche o a giocare al pallone, o anche solo semplicemente per andare a prendere un gelato. In questo lungo tempo hanno dovuto abituarsi a stare davanti a uno schermo, immaginare di stare in classe, ma erano comunque soli davanti a quello schermo, non c’era la ricreazione per far casino nei corridoi, non c’erano messaggi su carta da passarsi, non c’era da copiare o da suggerire al compagno in difficoltà durante l’interrogazione, non c’era la macchinetta nel corridoio dove ritrovarsi a chiacchierare. E’ un’età difficile, quella dei nostri ragazzi, un’età che è per tutti un passaggio: si cresce, si “sboccia”, si matura, si stabiliscono rapporti solidi anche tra compagni di scuola, forse anche per quei piccoli gesti di complicità e solidarietà cui si accennava prima. Si stabilisce e si definisce, anche, il rapporto con la scuola, con gli insegnanti, con i bidelli, con ragazze e ragazzi di altre classi, si comincia appena a parlare di scelte future. Ecco, tutto questo è venuto meno.

L’anno che si sta concludendo è stato quasi tutto online, come può essere un videogioco, un social network, una chat, ma lo è stato anche la scuola, sia per i ragazzi che per gli insegnanti e per noi genitori, quella scuola che è un sistema basato sulla didattica, certo, ma anche sulle relazioni. E tutti hanno dovuto metterci il carattere. La conseguenza è stata che i più forti si sono ulteriormente fortificati, gli indecisi si sono in parte ripresi e in parte no, i più deboli non sono riusciti ad essere all’altezza di tutto questo. Vi invitiamo a tenere conto di questa situazione, nelle vostre valutazioni finali, a tenere conto di quanto è mancato a tutti in questo periodo che, speriamo, sta finendo. Vi invitiamo a parlare ai ragazzi, in questo “finale di stagione”, incoraggiarli, accompagnarli e sostenerli per raggiungere risultati, anche perché molto spesso non è svogliatezza, pigrizia o altro, è solo disagio per una situazione che di normale ha poco o nulla."

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