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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Omomorto: le origini di un toponimo tra storia, leggenda e letteratura

E' da Mastro Adamo che trae origine la località del Casentino. Una storia che si unisce alla leggenda, resa immortale dalla Divina Commedia

Un toponimo a dir poco strano e che non può far nascere un interrogativo soprattutto tra chi è toscano. In Casentino, nel comune di Pratovecchio-Stia, è presente una località denominata 'Omomorto'. Si trova sulla Strada Regionale della Consuma, esattamente al km 22. Nei pressi di quella località sono presenti alcune strutture ricettive che ne riportano il nome, ma non è presente un vero e proprio centro abitato. Come è possibile quindi aver dato un toponimo del genere a questo luogo? La storia si intreccia con le leggenda, anzi con la letteratura visto che il protagonista di quanto stiamo per raccontare è tra i personaggi citati da Dante nella 'Divina Commedia'.

Siamo nel 1281 e il castello di Romena ha un ruolo nevralgico nella vita politica, e non solo della vallata. I potenti dell'epoca sono Alessandro, Aghinolfo e Guido II dei Conti Guidi di Romena. I due fratelli avevano dato ospitalità presso il proprio castello a Mastro Adamo da Brescia, un contraffatore che secondo alcuni aveva origini inglesi piuttosto che lombarde. Ad ogni modo i Conti Guidi conoscendo le abilità di Mastro Adamo lo spinsero a falsificare il 'fiorino', la moneta della città di Firenze. In particolare Mastro Adamo sostituì l'oro di cui doveva essere fatta la moneta con 'tre carati di mondiglia', cioè tre carati di una lega di vile metallo. Così facendo il peso sarebbe rimasto inalterato. Su una facciata della moneta era coniata l'immagine di San Giovanni, patrono di Firenze, che doveva servire anche da monito ai falsari.

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La scoperta delle monete false

Una volta falsificate alcune monete Maestro Adamo si recò a Firenze per effettuare delle compere e capire quindi se i fiorini potevano essere utilizzati senza rischi. Mentre era ospite della famiglia Anchioni, in zona Borgo San Lorenzo, scoppiò un incendio. Una volta spente le fiamme fu scoperto l'inganno. Il calore aveva portato alla luce il vero metallo che componeva i fiorini. Mastro Adamo aveva già compreso che per lui si metteva male: salì su un mulo e cercò di ripiegare il più velocemente possibile verso Romena, passando dalla Consuma.

Gli armigeri della Signoria di Firenze si misero sulle sue tracce e una volta raggiunto lo lapidarono. Mastro Adamo, ferito, venne quindi arso vivo sul posto. Ciò che rimase del corpo non ricevette mai una degna sepoltura, se non i sassi che i viandanti transitando da quelle parti lasciano sopra il luogo del rogo, forse per rispetto o forse per superstizione. Così, con il passare degli anni, venne a formarsi un vero e proprio cumulo di pietre, una 'macìa' come viene definita in dialetto e che è conosciuta come la 'macìa dell'omomorto'.

Mastro Adamo e la Divina Commedia

Troppo potente la famiglia che controllava buona parte del Casentino per andargli contro a cuor leggero. E così Mastro Adamo fu l'unico a pagare con la vita la falsificazione voluta anche dai conti Guidi. Dante lo colloca all'Inferno e più precisamente nel canto XXX insieme (v. 46-90) tra i 'falsari di monete'. Ma Dante non lo lascia solo visto che nello stesso canto fa parlare Mastro Adamo il quale spiega come Guido II avrebbe già raggiunto la sua punizione nell'Inferno.

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