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Missione Giappone. Danielo Vestri racconta le sue uova di cioccolato

Il 3 novembre Danielo Vestri salirà sul prestigioso palco dell'Italian fair di Osaka per parlare della storia dell’azienda e raccontare la tradizione delle uova di cioccolata 

Dal 30 ottobre al 5 novembre l'azienda Vestri, realtà legata alla produzione del cioccolato artigianale, sarà l’unica del territorio invitata all'Italian Fair di Osaka, la “Fiera italiana d’autunno”, organizzata dalla società Hankyu Hanshin, importante gruppo giapponese operante principalmente nel settore della distribuzione di alta qualità.

All’ultimo piano dei grandi magazzini Hankyu, i più celebri brand italiani appartenenti alla moda, all'artigianato, al design e arredamento e all'agroalimentare esporranno e presenteranno i loro prodotti al mercato giapponese immortalati dalla stampa dell’intero paese.

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Danielo Vestri salirà sul palco per raccontare la storia della sua azienda e la tradizione delle uova di cioccolata in Italia partendo, ovviamente, da Arezzo e dalla sua realtà. Con sé infatti ha portato vecchi stampi di uova di Pasqua del 1965, quando i suoi genitori lavoravano il cacao in un artigianale laboratorio di casa. Il seminario, voluto dagli organizzatori, si svolgerà il 3 novembre e sarà uno degli eventi principali della giornata.

Le aziende che partecipano alla fiera italiana di Osaka sono selezionate in base a rigidi criteri quali la rilevante tipicità del prodotto e legame con il territorio di appartenenza, la storia dell’azienda, packaging nuovo e accattivante, premi e/o certificazioni di qualità conseguiti e metodi di produzione particolari e/o garantiti.

“Il Giappone è un mercato difficile che non accetta errori. Richiede fantasia e molta precisione. Noi ci siamo sempre sentiti a casa. La nostra cioccolata è appezzata e richiesta, c’è un’attenzione particolare alla qualità e alla ricerca delle materie prime. Il nostro successo – racconta Danielo – è frutto di un fortunato incontro e di autentica passione. Inizialmente, pur di mettere un piede in quella terra, fornivamo una grande azienda solo con tavolette di cioccolato. Poi la ditta decise di cambiare business ma un dipendente, rimasto innamorato dei nostri prodotti, ci chiese di poterne assaggiare altri. Ne rimase estasiato, voleva che il Paese conoscesse la nostra identità e scoprisse il nostro cioccolato. Era un rischio ma decidemmo di investire su lui e il suo entusiasmo. Adesso esportiamo tavolette, gianduia, praline e cremini e le richieste sono sempre più grandi. E anche lui ha fatto fortuna”.

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