Quando il diavolo venne cacciato da Castel San Niccolò
Un borgo caratteristico del Casentino che cela sulle sue mura una delle leggende più suggestive dell'Aretino
Castel San Niccolò è un comune che conta poco più di 2.600 abitanti, noto per la biennale della pietra lavorata e per la cotivazione di abeti, ma anche per il suo paesaggio che offre la possiiblità di lunghe camminate nei boschi. Un borgo ricco di storia e come tanti altri del Casentino legato a leggende che si sono tramandate di generazione in generazione. La più celebre è quella che parla della costruzione del castello.
Quando venne scelta quella collina per erigere la fortificazione gli operai non immaginavano che avrebbero dovuto fare i conti con il diavolo in persona. Gli operai, i manovali, al servizio del signore di turno di giorno lavoravano senza sosta per erigere la torre e le mura, ma di notte il diavolo distruggeva tutto e così il mattino seguente i lavori ripartivano da zero.
Venne così chiamato un religioso per compiere un esorcismo. All'interno del cantiere venne così portata una reliquia che alcuni attribuiscono a San Nicola, altri a San Niccolò. Si trattava di un lembo della veste del santo che fu portata in processione. All'improvviso 'fu udito un grandissimo urlo frammisto ad un rumore immenso e orrendo e fu visto Satana in forma caprigna schiumante rabbia e sprigionante da tutto il suo essere fiamme sulfuree, scuotere furioso il macigno su cui sorge il castello. E tale fu la potenza delle fiamme e l'ira diabolica, che il macigno divenne molle come cera ed accoglie ancora l'impronta degli artigli di Satana'.
L'esorcismo produsse i suoi effetti. Il diavolo fu costretto a lasciare quel luogo e nella fuga, rabbioso come non mai, affondò una 'zampata' in un macigno, posto ad un'altezza tale che nessuna persona umana avrebbe potuto raggiungere. La dura pietra sembrò essere cera e lì è rimasta l'impronta di quell'artiglio ancora oggi visibile nel fianco del castello che guarda la vallata. Gli abitanti decisero allora di intitolare il castello al santo.
Foto tratta da Lanostracommedia