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Comitato mense: partita la petizione, ecco il manifesto spedito all'amministrazione

Il comitato in difesa delle cucine interne alla scuole e contro il centro unico di cottura, ha elaborato un documento che dopo l'assemblea pubblica è stato inviato agli amministratori che erano stati invitati ad essere presenti.

Il documento rappresenta il manifesto sul quale si basa la raccolta firme che è partita propriodall'assemblea, una petizione che intende coinvolgere più persone possibili e sensibilizzare sul tema al centro del dibattito, il no al centro unico di cottura.

I documenti per diffonderla e poter firmare possono essere richiesti alla mail movimentomense.arezzo@gmail.com oppure alla pagina facebook ufficiale Salviamo le mense scolastiche di Arezzo oppure ai rappresentanti mensa coinvolti nelle varie scuole. Presto saranno organizzati anche punti informativi e gazebo.
L’assemblea ha anche deciso all’unanimità di dare il via alla costituzione di un comitato che sarà formalizzato nell’arco di pochi giorni.

Il manifesto della petizione: 

Alla cortese attenzione
del Sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli
del Vicesindaco Gianfrancesco Gamurrini - Opere pubbliche, Manutenzione, Politica delle frazioni dell’ Assessore Lucia Tanti - Politiche sociali, Famiglia, Scuola, Politiche sanitarie.

Con questa lettera, in qualità di genitori di bambini che frequentano le scuole del comune di Arezzo e come cittadini, intendiamo esprimere le nostre perplessità in relazione al progetto di realizzazione di un centro unico di cottura per tutte le mense scolastiche e avviare un dialogo costruttivo con l’Amministrazione comunale.

Le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore Tanti nel corso delle ultime settimane relativamente alla situazione in cui versano le mense scolastiche del nostro Comune e la sua disponibilità al dialogo con i genitori non ci hanno lasciato indifferenti.
Ci rendiamo conto che dai rilievi effettuati dai tecnici e dagli enti preposti al controllo (di cui attendiamo una relazione scritta aggiornata e dettagliata) possa emergere un quadro critico circa la capacità, funzionalità e adeguatezza delle cucine che attualmente garantiscono il servizio di refezione nel soddisfare le crescenti richieste dell’utenza e nell’ottemperare alle normative vigenti. Ciò si traduce nella necessità ineluttabile di rivedere e riformare l’intero sistema che lo regolamenta.

Siamo anche consapevoli della complessità di una questione nella quale possono sembrare determinanti lo stato di fatto delle attuali cucine, vincoli di legge e necessità di bilancio, ma in cui sono anche in gioco esigenze e diritti insopprimibili dei cittadini, delle famiglie e dei bambini.
Trovare una sintesi capace di armonizzare tutte queste criticità può sembrare un’impresa ardua, ma crediamo non sia impossibile. A codesta Amministrazione chiediamo, in primo luogo, un atto di coraggio, quello di non seguire quella che apparentemente può sembrare la soluzione più semplice, ma di trovare l’orgoglio e l’ambizione di raccogliere la sfida di trasformare la necessità di riorganizzare il sistema della ristorazione scolastica aretina in occasione di rilancio e di trasformare la nostra città in un modello sperimentale proiettato verso il futuro, l’innovazione e l’eccellenza.

Il secondo atto di coraggio che chiediamo all’Amministrazione è quello di valorizzare la partecipazione delle famiglie al processo decisionale in corso e di garantire l’utilizzo di criteri condivisi, mutuati dalle esperienze più significative verificatesi recentemente in altre città italiane.
Prima ancora di analizzare quelli che, a nostro avviso, sono i limiti e i rischi della realizzazione di un centro unico di cottura vorremmo, quindi, condividere con l’Amministrazione i temi su cui convergono il dibattito scientifico e la sperimentazione amministrativa in tema di ristorazione collettiva (in Italia e non solo) e che costituiscono i punti cardine che le famiglie, non solo aretine, vorrebbero vedere rispettati quando si affronta questo argomento.

Facciamo riferimento a temi come l’importanza di un’alimentazione sana ed equilibrata che recepisca le linee guida dell’ OMS e il Codice Europeo Anticancro; la biosostenibilità e l’utilizzo su larga scala dei prodotti biologici e tipici certificati; la trasparenza nella gestione e il reinvestimento degli utili generati; la diminuzione degli sprechi; l’attenzione alle diete individuali, le allergie e intolleranze, con l’educazione alimentare; la varietà e l’appetibilità dei menù; l’educazione alimentare sia per i bambini che per le famiglie; l’ “alleanza col territorio” che produce e trasforma le materie prime per le mense scolastiche (che in questo modo possono diventare il motore per lo sviluppo dell’economia del territorio stesso). Ci sembra, se non andiamo errati, che molti di questi punti coincidano con alcuni degli obiettivi generali che codesta amministrazione si è posta nell’ambito del proprio mandato.

In quest’ottica, ci permettiamo di esprimere la nostra seria perplessità nei confronti della strategia basata su un centro unico di cottura al posto di un modello basato su cucine di prossimità e su come essa possa condurre al traguardo di soddisfare i reali bisogni della collettività, a promuovere la salute dei nostri figli, a generare fiducia e coesione e valorizzare il territorio.

Pertanto, il modello del centro unico di cottura affidato ad un unico gestore esterno, ispirato a un format industriale basato sulla produzione di piatti precotti e veicolati, ci sembra - alla luce del dibattito recente - obsoleto e assolutamente non in grado di garantire la qualità, l’affidabilità e la trasparenza a cui tutti aspiriamo.

Infatti, negli ultimi anni l’attenzione nei confronti dell’alimentazione e dei processi che presiedono alla produzione delle materie prime e della loro trasformazione è cresciuta esponenzialmente, così come sono aumentati gli studi sulle conseguenze a lungo termine delle abitudini alimentari. I dati a disposizione non possono essere ignorati e quelli più autorevoli suggeriscono che mantenere le cucine all’interno delle scuole e addirittura aprirne di nuove per ridurre i pasti veicolati, costituisce un ottimo punto di partenza per promuovere l’educazione alimentare e per strutturare nei bambini un rapporto corretto con il cibo. Tali conclusioni giungono dopo anni in cui, in diverse città, si è provato a chiudere le cucine delle scuole per privilegiare l’accentramento della produzione dei piatti in grandi strutture secondo un modello industriale. Quello che in un primo momento è stato presentato da una parte come un tentativo di arginare contaminazioni o errori umani, dall’altra come un mezzo per razionalizzare l’intero sistema e ridurre i costi, si è rivelato in seguito un passo falso che ha provocato decadimento del gusto, menù meno sani, grande disaffezione al servizio e aumento degli sprechi. Per evitare tali derive, che hanno costretto alcune amministrazioni a tornare sui propri passi, è necessario valorizzare il legame fresco-caldo con preparazione e cottura dei cibi nella stessa giornata del consumo e ridurre il più possibile il tempo che intercorre tra la fine delle operazioni di preparazione e lo sporzionamento. Pertanto, ribadiamo il nostro dissenso nei confronti della realizzazione di un centro unico di cottura al posto delle attuali cucine di prossimità e chiediamo all’Amministrazione di valutare, con coraggio e lungimiranza, soluzioni alternative per il futuro del sistema di refezione scolastica del Comune di Arezzo, che pongano il cibo come elemento imprescindibile della qualità della vita e del benessere dei cittadini: alimentare, culturale, educativo, conviviale, salutistico, ambientale ed economico.

Ponendoci come obiettivo la qualità del servizio e il benessere dei nostri figli, chiediamo dunque che vengano tenuti in considerazione i seguenti aspetti:

  • massimizzare l’utilizzo di materie prime fresche, non pre-lavorate, biologiche e “a filiera corta”;

  • mantenere un modello basato su cucine dislocate sul territorio comunale per diminuire tempi

    tra tempi di cottura e di consumo e ridurre il numero dei pasti veicolati;

  • garantire la presenza di professionisti della ristorazione collettiva in grado di elaborare cibi sani,

    appetibili, gradevoli

  • promuovere progetti di educazione alimentare nelle scuole con il coinvolgimento delle famiglie;

  • garantire la trasparenza di tutto il sistema della ristorazione scolastica e rivendicare il controllo

    e la supervisione dei processi da parte dell’Amministrazione comunale e della ASL, la

    partecipazione dei genitori e dei cittadini.
    Siamo certi che le nostre preoccupazioni non lascino indifferente codesta Amministrazione e, al contempo, siamo consapevoli che le nostre richieste debbano essere valutate nel contesto adeguato e secondo procedure riconosciute. Per questo rispondiamo positivamente alla proposta dell’Assessore Tanti di costituire un osservatorio composto da rappresentanti dell’Amministrazione e da genitori e proponiamo che venga affiancato da un comitato scientifico,
    terzo e autorevole, in grado di valutare la situazione attuale delle mense scolastiche e di suggerire un’ipotesi condivisa di progetto da mettere a regime nei prossimi anni.
    Ringraziando per l’attenzione ci auguriamo di pervenire a individuare in modo condiviso la strategia di ristrutturazione del sistema di refezione scolastica che la città di Arezzo si aspetta e merita.

Buona Mensa a tutti!

Gruppo genitori “Giù le mani dalle mense!”

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