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Salute

Le Case della Salute sono la metà di quelle programmate. La denuncia dei sindacati

Piano integrato sociosanitario, “obiettivi condivisibili ma il divario tra domanda di salute e risposte cresce”.

Mauro Fuso (Cgil Toscana), Francesca Ricci (Cisl Toscana), Piero Rubbioli (Uil Toscana) intervengono sulla vicenda riguardante l'attivazione delle Case della Salute.

Per responsabilità anche dei governi nazionali che hanno ridotto in modo inaccettabile le risorse pubbliche destinate alla sanità, siamo di fronte al forte rischio di un progressivo deterioramento dello stato di salute dei toscani, a tanti cittadini che anche nella nostra regione risparmiano sulla salute o rinunciano totalmente a cure e farmaci. Siamo in forte ritardo in Toscana, come in tutte le altre Regioni, nel rendere effettivi i percorsi di presa in carico delle persone fragili, con patologie croniche e non autosufficienti. E’ particolarmente grave che, a distanza di cinque anni dalla riforma del sistema ospedaliero, non si siano approntati tutti i presìdi territoriali, cioè Case della salute e posti letto di cure intermedie dopo le dimissioni dall’ospedale.

In particolare, le Case della salute programmate e da realizzare dovevano essere 120 e invece ne risultano funzionanti poco meno della metà, con intere zone della regione completamente scoperte (quelle più in sofferenza sono nell’Asl Toscana Sud-Est, sulla costa meridionale e in Mugello).
In concomitanza dell’approvazione del prossimo Piano integrato sociosanitario, è necessaria un’intesa tra la Regione e Cgil-Cisl-Uil per passare dalle parole, dalle belle intenzioni, ai fatti concreti, per far sì che quanto contenuto nei Piani e negli atti di indirizzo regionale incida concretamente e si traduca in miglioramenti per i cittadini della nostra Regione. Cgil, Cisl e Uil Toscana realizzeranno, a partire dal prossimo mese di dicembre, una serie di incontri sul territorio per una verifica puntuale dello stato di salute del nostro sistema sanitario e per attivare le forme di mobilitazione eventualmente necessarie a migliorarne il funzionamento. 


La proposta di Piano Integrato Socio Sanitario Regionale 2018-2020, presentato alle organizzazioni sindacali confederali, ribadisce alcune parole chiave intorno a cui sviluppare e far crescere il sistema socio-sanitario toscano per il periodo 2018-2020, elementi che non possiamo che valutare positivamente: integrazione, equità, presa in carico della cronicità, attuazione (finalmente) della prevenzione, utilizzazione della tecnologia per migliorare il funzionamento e l’accesso ai servizi,  il cittadino-paziente al centro della relazione di cura.
L’obiettivo dell’integrazione, che le organizzazioni sindacali confederali rivendicano già dalla piattaforma del 2016, significa: integrare gli interventi sociali e sanitari; integrare assistenza ospedaliera e assistenza territoriale; integrare il pubblico con il privato sociale con la regia decisa di una governance pubblica.
Perseguire l’obiettivo dell’equità significa, superare le differenze territoriali nell’accesso ai servizi di cura e di presa in carico, differenze che all’interno della nostra regione hanno carattere strutturale e che producono profonde disuguaglianze fra gruppi di cittadini anche in termini di aspettativa di vita.
Altrettanto condivisibili sono tutti gli altri obiettivi: dalla lotta alla cronicità, al rilancio della prevenzione, dall’idea di mettere al centro il cittadino-paziente nella relazione di cura, a quella di sfruttare l’evoluzione tecnologica per migliorare il funzionamento e l’accesso ai servizi.
Obiettivi condivisibili, alcuni dei quali perseguiti da tempo, che stentano tuttavia a produrre risultati completi, mentre il divario tra domanda di salute e risposte concrete cresce sempre di più, anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione.

 

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