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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Unioni civili, bufera sulle parole di Donzelli: Vadi (Pd) all'attacco. Le reazioni

"A Montevarchi gli studenti delle scuole sono stati fatti partecipare obbligatoriamente alla cerimonia di iscrizione della prima coppia gay nel registro delle unioni civili del Comune" E' questa la denuncia di Giovanni Donzelli, capogruppo di...

"A Montevarchi gli studenti delle scuole sono stati fatti partecipare obbligatoriamente alla cerimonia di iscrizione della prima coppia gay nel registro delle unioni civili del Comune" E' questa la denuncia di Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione che interviene sull'iniziativa che si è svolta sabato scorso all'auditorium comunale di Montevarchi, alla quale hanno partecipato tutti gli istituti scolastici del territorio.

"Istituire il registro delle unioni - ha dichiarato Donzelli -, come ha recentemente fatto il Comune di Montevarchi, è una scelta discutibile ma legittima, così com'è legittimo iscriversi una volta istituito. Ciò che è inaccettabile è che ai ragazzi venga somministrata come attività didattica la partecipazione alla cerimonia di iscrizione da parte di una coppia gay: la scuola pubblica pagata con i soldi pubblici non deve e non può essere usata per diffondere le idee della lobby gay". "Con la scusa delle iniziative per la Festa della donna Montevarchi ha deciso di promuovere un'iniziativa provocatoria e senza alcun senso - prosegue poi il capogruppo di Fdi - gli studenti hanno dovuto assistere anche alla proiezione del film 'Lei disse sì', documentario che racconta la storia di due ragazze e del loro matrimonio celebrato in Svezia. E poi l'iscrizione della prima unione civile di due persone residenti a Montevarchi, nella fattispecie omosessuali, celebrata dalla vicesindaco Elisa Bertini. Non si capisce assolutamente quale sia il senso di portare i ragazzi ad una iniziativa del genere, piuttosto che, ad esempio, alla premiazione delle coppie che hanno celebrato le nozze d'oro, che si è tenuta appena tre settimane prima". La polemica ha innescato subito delle razioni, come quella diValentina Vadi, consigliere regionale Pd:

“Donzelli dovrebbe sincronizzarsi con l’era in cui viviamo. La partecipazione delle quattro classi delle scuole di Montevarchi alla giornata di sabato mattina è stata del tutto libera. Io c'ero e posso confermare lo spirito civico dell’iniziativa. Com’è stato chiarito anche dal Comune di Montevarchi c’è stata una normalissima richiesta di partecipazione all’iniziativa e un’altrettanto normalissima adesione da parte delle due scuole, l’Istituto Magiotti e il liceo scientifico Benedetto Varchi. I genitori erano stati avvertiti, non c’è stata nessuna polemica, così come ha spiegato anche il preside del liceo, Nedo Migliorini. I ragazzi delle quattro classi, a breve quando la legge terminerà l’iter parlamentare, vivranno in un Paese che finalmente dà diritti a chi per troppo tempo non ne ha avuti: in un Paese in cui le unioni civili e le coppie di fatto sono riconosciuti per legge e in cui sarà inutilmente demagogico e strumentale una polemica come quella del consigliere Donzelli. Sono le sue obsolete parole a stupirci, non l'unione civile tra due persone. Chi strumentalizza storie come questa sbaglia in tutti i sensi: nei tempi e nei contenuti. L’iniziativa ha raccontato la nostra Italia molto meglio di qualunque estremismo. È segno di un Paese che sta cambiando, che ha voglia di modernizzarsi. Che ha deciso di leggere la società così com’è, senza doversi mettere inutili paraocchi. Cittadini e studenti hanno reso ancor più ricco il nostro patrimonio d'umanità, diritti e doveri”.

Valentina Vadi consigliere regionale Pd, replica a Giovanni Donzelli capogruppo FdI in Consiglio regionale sulla giornata di sabato scorso all'auditorium di Montevarchi.

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Mentre sulla Festa della Donna è intervenuta l'amministrazione comunale di Montevarchi, con una nota:

L'iniziativa di sabato scorso, 5 marzo 2016, all'Auditorium Comunale, organizzata dal Comitato 8 Marzo, al quale aderiscono anche l'Amministrazione Comunale di Montevarchi e l'Amministrazione Comunale di San Giovanni Valdarno, oltre ad altre associazioni, rientrava all'interno delle celebrazioni della Festa della Donna 2016. Alle scuole che hanno partecipato all'iniziativa era stato preventivamente comunicato il programma della giornata e la loro è stata un'adesione libera e senza alcuna forzatura. Durante la giornata si è parlato di diritti civili e si è presentato il percorso fatto dal Consiglio Comunale di Montevarchi e dalla Commissione Pari Opportunità che ha portato il 30/07/2015, dopo un percorso iniziato nel 2012, all'approvazione di un registro votato da parte di tutti i gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza, con un solo voto di astensione. Un percorso dunque, quello presentato agli studenti, di educazione civica e di come a Montevarchi, su un tema così delicato e importante, si è riusciti a trovare una unità di intenti. Tanto che all'evento hanno preso parte anche le Commissioni Pari Opportunità delle due città, della Provincia di Arezzo e della Regione Toscana. Ricordiamo che all'interno delle Commissioni operano persone di tutte le estrazioni sociali e politiche.

Il commento di Generazione Famiglia - La Manif Italia Sabato scorso si verificato un gravissimo caso di diseducazione civica compiuto a danno degli studenti delle scuole di Montevarchi: obbligare le scuole, insegnati e ragazzi, a partecipare alla cerimonia di iscrizione della prima coppia gay nel registro delle unioni civili del Comune.

Crediamo che proporre in modo insistente alle scuole la partecipazione ad eventi che ruotano intorno ad atti dichiarati nulli dallo stesso Ministro dell'Interno con una circolare del 2014, sia una brutto strappo nel tessuto che dovrebbe vedere le scuole come luogo di educazione e cultura civica nel rispetto della fiducia ricevuta dalle famiglie.

Famiglie che ricordiamo hanno diritto di precedenza sull'educazione dei propri figli e che in questo, come in ogni altro caso, hanno diritto di essere adeguatamente e correttamente informate sulle attività extrascolastiche.

Di fronte a questa realtà, interrogare le istituzioni e sentirsi dire che “la porta era aperta, tutti potevano uscire ed entrare” ci spaventa: ci mette di fronte al fatto che non c'è più comprensione di quello che si sta facendo e di quali valori stiamo trasmettendo agli studenti; distribuisce le responsabilità sugli amministratori e sui docenti e i presidi che non sembrano avere più la percezione di ciò che è lecito o illecito, educativo o diseducativo, legale o illegale.

Da parte nostra metteremo in atto ogni azione possibile volta a sensibilizzare l'opinione pubblica verso il degrado culturale nel quale i nostri figli vengono immersi, strumentalizzando la festa della donna.

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