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Sel ai parlamentari aretini: "Sulle famiglie omosessuali serve scatto di orgoglio democratico"

Un appello ai parlamentari aretini: è quello che fa Sel in merito alla recente sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo che ha richiamato la necessità di riconoscere le famiglie omosessuli. Ecco la nota integrale inviata da Sel: La...

Un appello ai parlamentari aretini: è quello che fa Sel in merito alla recente sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo che ha richiamato la necessità di riconoscere le famiglie omosessuli. Ecco la nota integrale inviata da Sel:

La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) sul diritto delle famiglie omosessuali ad essere riconosciute come tali, è uno schiaffo alla classe politica italiana che, pesantemente condizionata da una visione clerico-reazionaria (non condivisa neanche da tutto il clero cattolico), ha impedito sino ad oggi tale riconoscimento, così discriminando famiglie di serie A (eterosessuali) e famiglie di serie B (omosessuali).

Più in particolare la sentenza è chiara nell’affermare che le coppie omosessuali “hanno le stesse necessità di riconoscimento e di tutela della loro relazione al pari delle coppie eterosessuali” evidenziando ancora una volta lo stato di arretratezza del nostro Paese sul terreno dei diritti civili e di libertà.

L’Italia, è tra le poche democrazie occidentali, con Grecia Polonia Ucraina Slovacchia Romania e Bulgaria, a mancare a questo impegno ed è stata quindi condannata per la violazione dell’art. 8 della Convenzione sui diritti dell’Uomo, anche se la Corte Europea riconosce all’Italia il diritto di scegliere la forma legislativa più opportuna per il riconoscimento dei diritti delle famiglie omosessuali.

La linea di demarcazione tra reazione e progresso passa proprio da qui: riconoscere a tutti i cittadini i diritti e le libertà previste dalla nostra Costituzione, compreso il diritto alla famiglia (che l’art.29 non prevede come necessariamente eterosessuale), senza alcuna discriminazione per motivi di sesso (come disposto dall’art.3).

La discussione politica nazionale, invece, ha già assunto toni reazionari e ipocriti: riconoscere alle famiglie gay solo quel minimo di diritti indispensabili così da non incorrere in nuove sanzioni, per la cui definizione si inizierà una estenuante trattativa.

Per SEL non ci sono più alibi: non bisogna perdere altro tempo, ma approvare rapidamente anche nel nostro Paese una legge che riconosca i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Solo così potremo tornare tra i paesi civili.

Chiediamo a tutti i parlamentari aretini un impegno in questo senso e uno scatto di orgoglio democratico perché un Paese con diritti dimezzati è una democrazia dimezzata.

SEL – Federazione di Arezzo.

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