rotate-mobile
Politica

Sansepolcro, 10 anni fa la sfiducia al sindaco Ugolini. L'analisi di Guido Guerrini col senno di poi

Durante questi dieci anni esatti da una delle giornate più significative della storia politica di Sansepolcro, mi è più volte capitato di chiedermi se la sofferta decisione di quel giorno sia stata la cosa giusta da fare. Nel corso degli anni la...

Durante questi dieci anni esatti da una delle giornate più significative della storia politica di Sansepolcro, mi è più volte capitato di chiedermi se la sofferta decisione di quel giorno sia stata la cosa giusta da fare. Nel corso degli anni la mia risposta a questa domanda è cambiata più volte di quanto si possa pensare. Sarebbe stato del resto sciocco non cambiare mai opinione via via che il tempo passava e via via che i risultati di quel gesto generavano molti altri episodi della vita politica cittadina.

Quel pomeriggio undici consiglieri comunali sfiduciarono il Sindaco Alessio Ugolini, mettendo fine ad una esperienza amministrativa durata circa 20 mesi. Ogni singolo voto di ogni singolo consigliere fu decisivo e sarebbe bastata una sola defezione, o una semplice astensione, per non produrre il risultato che tutti conosciamo.

Quella giornata fu frutto di una lunga agonia cominciata quattro mesi prima, quando ad un voto di astensione sul Piano Strutturale, che tuttavia non ostacolò l'iter dello strumento urbanistico, il Sindaco rispose silurando gli assessori Valori e Leonessi, che rappresentavano in giunta la forza politica che si astenne. Evidente da quel momento il rapporto di fiducia tra i due spezzoni della maggioranza si incrinò. A tale voto di astensione si era arrivati dopo una decina di osservazioni al piano approvate con una maggioranza trasversale, che nasceva grazie alla abilità politica dei due consiglieri di Forza Italia, sempre pronti a sostituire nelle votazioni quei consiglieri di maggioranza critici verso le osservazioni che ampliavano le superfici edificabili del Piano Strutturale. Fu un atteggiamento devastante per la nostra città, ma politicamente riuscì a mandare in crisi una maggioranza e a portare il paese a nuove elezioni.

Quell’esperienza amministrativa era nata venti mesi prima attraverso un parto a dir poco sconcertante. Un candidato a sindaco che vinse per 23 voti prendendo un 7% in meno della coalizione che lo sosteneva. Essendo due i candidati, dall’altra parte un candidato perdeva per 23 voti prendendo un 7% in più dei partiti che lo accompagnavano. Nel segreto dell’urna molte centinaia di persone pensarono di votare il sindaco candidato del centrodestra Franco Polcri e contemporaneamente i partiti di centrosinistra. Un messaggio chiaro di scarso amore nei confronti di Alessio Ugolini, che pagava in quell'occasione qualche nemico di troppo fattosi negli anni di vita politica, forse proprio all’interno del suo partito di riferimento, i Democratici di Sinistra. Sempre quel giorno si votava per le Europee e le Provinciali, oltre che per le comunali. Nelle stesse urne il 10% dei cittadini votarono Rifondazione Comunista in Europa e per la Provincia, mentre alle comunali i consensi verso Rifondazione furono più che doppi (21%) e per gli altri partiti di centrosinistra, al contrario, diminuirono. Forse anche questo fu un segnale poco compreso nei confronti di coloro che avevano amministrato la città negli anni precedenti.

Non ho mai capito se quel voto fosse un apprezzamento verso qualcuno o semplicemente un fuoco di sbarramento verso altri, e neppure a quale livello qualche personalità più o meno illustre cercasse di guidare questo processo che solo per poco non riuscì nell’intento di fare fuori Alessio Ugolini ancora prima dell'inizio del mandato.

Da chi e perché quest’uomo era così temuto? Come mai molti avevano antipatia verso Ugolini al punto di sostenere vivacemente ed in ogni modo possibile, anche con promesse di laute ricompense (rifiutate), coloro che nel febbraio del 2008 si apprestavano a sfiduciarlo?

Non ho trovato risposta a questa domanda, ancora di più considerato che quello che è venuto dopo Ugolini è stato indubbiamente peggiore dello stesso Ugolini e della sua disarticolata maggioranza. In questi giorni è arrivato alla fine uno strumento urbanistico che assomiglia per molti aspetti a quello che mandò in frantumi la maggioranza dell’epoca. Tenuto conto del fatto che l’amministrazione Polcri ricominciò l’iter da capo e che l’amministrazione Frullani ha impiegato cinque anni per concludere un lavoro di due anni, risulta evidente che si sono persi dieci anni per ottenere risultati analoghi. I nastri tagliati dai due sindaci e le progettazioni in corso sono figli di quei 20 mesi, le opere costruite con il contratto di quartiere, l’idea della nuova scuola al Campaccio, l’intuizione di farsi cofinanziare il nuovo ponte sul Tevere dalla Regione sono solo alcune delle cose che partirono dal cantiere Ugolini. Io non ho alcun problema ad ammettere che le capacità politiche, intuitive, la visione sul lungo periodo fanno di Alessio Ugolini un sindaco che sapeva quello che faceva, con capacità politiche di gran lunga superiori a quelle dei suoi successori e senza l’intenzione di campare alla giornata. La determinazione, a volte ostinazione, gli sono sicuramente costate care, come del resto l’atteggiamento di scarso sostegno del suo partito, decisamente assente e lontano dal supportarlo attivamente. Anzi, nei giorni precedenti alla sfiducia, era proprio da alcuni esponenti di casa DS che arrivavano le maggiori raccomandazioni a non fare passi indietro.

Mi chiedevo in quei giorni se potesse esistere una soluzione a quella crisi politica. Sicuramente azzerare giunta ed incarichi avrebbe potuto essere un punto di partenza, visto che anche quella giunta era nata male ed era fortemente “vulcanizzata”, per usare una parola spesso usata dagli esponenti dell’opposizione. L’azzeramento cominciò nel modo sbagliato, col siluramento di due persone nuove come il giovane Francesco Valori e il tecnico dottor Paolo Leonessi. Prima di questo le dimissioni di Cesare Farinelli avevano aperto la stagione delle vendette. Farinelli pagava sicuramente propri sbagli, ma pure un accanimento verso la sua persona ben superiore alle sue effettive responsabilità. Ci si dovrebbe chiedere se fosse la persona giusta per quell’incarico di enorme responsabilità, ma prima ancora della risposta andrebbe registrato che nessuno, a parte lui, si era proposto per quel ruolo e che nessuna forza politica aveva messo sul piatto nomi alternativi.

L’auspicato azzeramento dell’esecutivo non proseguì con il cambio del poco nuovo vicesindaco dell’epoca, che aveva avuto il privilegio di ricoprire lo stesso ruolo anche in giunte di coloro opposto, o con quello degli assessori di forze politiche dal consenso insignificante come l’Udeur. Nessuna considerazione fu data a quei consiglieri, tra tutti cito Franco Mollicchi, che lavoravano convintamente per salvare il salvabile. Mollicchi poteva essere una di quelle persone da coinvolgere con ruoli attivi, perché nonostante le distanze politiche che all’epoca ci dividevano, sapeva mediare e sapeva comprendere la necessità di trovare sempre una sintesi e una successiva risposta per risolvere un qualsiasi problema.

I partiti protagonisti della crisi non seppero, e in parte non vollero, mediare in alcun modo una soluzione. Era evidente come da molte parti ci fosse l’aspettativa di tornare alle urne e cancellare quella bizzarra esperienza. Il Sindaco stesso in quel momento apparve come barricato nelle posizioni del suo partito, privo del ruolo di mediazione che avrebbe dovuto assumere per salvare se stesso e la sua barca. Non tutte le persone attorno lo seppero ben consigliare, a partire dai siluramenti di ottobre che non potevano portare a professioni di amore da parte della forza politica di appartenenza dei due assessori.

Tornando al quesito iniziale, ovvero se la scelta di alzare la mano quel 18 febbraio sia stata giusta o meno, ritengo che se avessimo avuto la palla di cristallo per vedere cosa sarebbe accaduto successivamente, almeno io personalmente la mano l’avrei tenuta sotto il tavolo. Con gli elementi a disposizione fino a quel giorno, invece, non trovai sbagliato alzarla. Nonostante siano passati dieci anni, i rancori di quel giorno portano ancora i loro segni nei rapporti umani tra i protagonisti e nelle diffidenze reciproche tra coloro che hanno poi ricoperto successivamente ruoli politici ed amministrativi, segnando solchi incolmabili nel centrosinistra locale. In quel poco di dibattito che resta nelle sedi dei partiti ancora attivi si continua a raccontare la storia di scontri più umani che politici, di odi, di invidie, di gelosie e relativo tifo da stadio. Non c’è niente di più stupido che parlare di questo ignorando le vicende politiche che portarono a tutto ciò e all'incapacità delle due parti di fare passi indietro.

Quell’episodio ha segnato anche l’azzeramento politico di alcuni gruppi dirigenti, anche relativamente giovani, poi scomparsi dalla politica cittadina. Personalmente io non volli tirarmi indietro, e mettendo la mia faccia nella campagna elettorale del 2006 contribuii ad assicurare alla mia forza politica la rielezione in consiglio comunale e, con le successive dimissioni, anche il ricambio. Quando si parla di quegli episodi, sarebbe giusto ricordare che un gruppo di persone, Ugolini compreso, da quello scontro persero indennità economica per i ruoli ricoperti e posizioni politiche rilevanti, dando di fatto un calcio a possibili sviluppi politici futuri nelle proprie forze politiche. Giusto o sbagliato che fosse, vorrei fare notare che nei dieci anni successivi all’interno delle rispettive coalizioni elettorali nessun altro ha saputo rinunciare ad alcun dei piccoli privilegi politici ed economici che la politica cittadina offre. Oggi, nonostante si voglia fare apparire il contrario, l’attaccamento alla poltroncina di turno è decisamente maggiore rispetto a dieci anni or sono, cosicché alla nascita di un qualsiasi contrasto politico tra le forze che governano si preferisce qualche scaramuccia giornalistica di facciata, mantenendo però il sedere caldo nelle stanze del Palazzo.

Mi scuso fin d’ora se le persone chiamate in causa di sentissero in un qualsiasi modo offese.

Guido Guerrini

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sansepolcro, 10 anni fa la sfiducia al sindaco Ugolini. L'analisi di Guido Guerrini col senno di poi

ArezzoNotizie è in caricamento