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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Sagre, punto e accapo. Anno di transizione con la pizza margherita. Commercio chiede riduzione Tari

Finalmente, ma solo per qualche mese, è stato messo un punto e accapo alla questione della sagre. Risolta la diatriba della pizza, si potrà fare solo la margherita all'interno delle sagre, ma senza la collaborazione con pizzaioli professionisti...

Finalmente, ma solo per qualche mese, è stato messo un punto e accapo alla questione della sagre. Risolta la diatriba della pizza, si potrà fare solo la margherita all'interno delle sagre, ma senza la collaborazione con pizzaioli professionisti, che hanno fatto sapere che non sarebbe stato possibile per loro partecipare.


La commissione sagre si riunirà di nuovo martedì prossimo
per finire di analizzare gli ultimi dettagli delle 16 sagre riconosciute nel comune di Arezzo. flavio-sisi-sagre-ruscelloQuesta elasticità ottenuta dopo la contestazione e l'annuncio dello sciopero delle sagre nell'estate aretina, sarà comunque transitoria. Permetterà agli organizzatori di dare il via con una certa tranquillità alle feste paesane che inizieranno tra poche settimane, ma con la consapevolezza che il prossimo anno ci potranno essere altri aggiustamenti.

bracciali_matteo2Le reazioni politiche a questa vicenda continuano ad arrivare. Quella di Matteo Bracciali è affidata a Facebook:

"Il buon senso vince sempre. La mia proposta di lasciare tutto com'è per il 2016 rispetto ai menù delle sagre e delle feste paesane, dopo essere stata bocciata dalla destra qualche giorno fa, è stata accettata contro chi aveva detto no dalla "svizzerina" alla pizza.
Alla fine, l'equilibrio e la concretezza richiesta a chi amministra è stata dimostrata dai ristoratori, dalle associazioni di categoria e dai comitati paesani. Ghinelli, le faccio una proposta, dopo le proposte-suicidio degli ultimi giorni: lasci la commissione in mano a chi conosce le questioni e ritiri questi ragazzi, non è per loro."



paolo-lepri"Non hanno risolto nulla, hanno rinviato il problema - ha dichiarato Paolo Lepri del Movimento Cinque Stelle - secondo me hanno pensato bene di partorire un accordicchio, per poi il prossimo anno, fare come gli pare e piace, ossia: niente pizze."
"La scorsa settimana in commissione mi ero battuto affinché la pizza margherita rimanesse sempre nel menu delle sagre/feste paesane. In quell’occasione sono stato messo in minoranza allorquando il presidente Francesco Macrì, con i consiglieri di maggioranza e con l’appoggio delle associazioni di categoria, decretarono che la pizza mai e poi mai sarebbe stata inserita nel menù. Accortosi però del gran clamore mediatico negativo, il presidente Macrì, dopo neppure 24 ore, assieme agli altri tre consiglieri di maggioranza, è tornato sulla sua ferma decisione, ideando una proposta talmente improponibile (dove si prevedeva la pizza, ma fatta da pizzaioli delle associazioni) che persino l’Ascom ha bocciato. Non sapendo quindi come salvare la brutta figura che stavano facendo, in commissione è stata approvata una soluzione transitoria, che rinvia al prossimo anno il problema. Mi sono astenuto, in quanto ritengo che i problemi si affrontino risolvendoli e non rimandandoli. Sarò curioso di sentire il prossimo anno, cosa diranno quelli che oggi cantano vittoria."

Ed i commercianti? Nella commissione sagre ci sono un rappresentante per l'Ascom e uno per Confesercenti che hanno votato l'accordo facendo una controproposta che passa adesso nelle mani della commissione bilancio, cioè la riduzione della Tari per ristoratori nello stesso periodo di durata delle sagre. Perché alla fine hanno votato a favore, ma non sono soddisfate. Anche sulla Tari Lepri si esprime: "Chi pagherà la differenza del mancato gettito della tariffa sui rifiuti?"

federico-scapecchi-consiglioPiù soddisfatto il commento del consigliere comunale di Forza Italia Federico Scapecchi:
"L'accordo con nessun voto contrario è merito di tutti gli attori, maggioranza, minoranza, categorie economiche e sagre, che dopo settimane di discussione, talvolta anche con toni accesi, hanno fatto prevalere buon senso e dialogo. Le categorie economiche hanno dato il benestare in cambio di un impegno politico bipartisan, preso dalla maggioranza e dal PD, volto a studiare la possibilità di una riduzione della Tari per i ristoratori per un tempo equivalente all'ammontare dei "giorni sagra", circa 110. Per quanto il percorso sia stato lungo, tortuoso e in salita, alla fine si è concluso positivamente il lavoro iniziato con la stesura del nuovo regolamento e portato avanti con equilibrio dai gruppi di maggioranza e dalla giunta comunale.
Personalmente sono contento del felice epilogo di questa vicenda, e non potrebbe essere diversamente visto che non ho mai nascosto il mio favore ad una soluzione che consentisse alle sagre l'offerta della pizza margherita. Resta solo da approvare il calendario definitivo delle sagre, ormai una pura formalità, e finalmente potremo tornare a dedicarci a questioni più urgenti e strategiche per Arezzo e per gli aretini."

Una lettura della vicenda è arrivata anche da Sel - Si Toscana di Arezzo:
La guerra sulle sagre pare finita con un armistizio e si chiude un acceso dibattito assai mediocre, di cui è capace una città che esprime una classe dirigente mediocre. Quella discussione ha avuto sottotraccia alcuni punti interessanti che rivelano l’humus oggi prevalente nella nostra Arezzo.


Ad esempio la politica delle categorie economiche, le quali anziché interrogarsi sulla crisi economica che tiene potenziali clienti lontani da ristoranti e pizzerie, anziché indignarsi per come vengono trattati gli “sguatteri” che stanno nelle cucine di alcuni loro associati, scaricano le difficoltà sulle sagre estive, sollevando un epocale conflitto d’interessi degno di miglior causa, così come erano state capaci di prendersela con qualche isolato venditore ambulante, individuato quale colpevole principale della crisi. Una “guerra al ribasso”, come se quella “al rialzo” non si fosse capaci di combatterla. Ad esempio la mediocrità di un’amministrazione comunale, la quale dovrebbe preoccuparsi che le sagre garantiscano sicurezza alimentare, forme basilari di trasparenza e che non arrechino disturbo, ed invece arzigogola un regolamento improntato sulla cosiddetta “tipicità” (un possibile, ma non esaustivo criterio per riconoscerle), mette becco sul menù e sul numero di portate, eleva la pizza a “buratto” di una campale disfida e s’inventa una sorta di tutor della pizza medesima dopo aver rimediato una meschina figura.

Eppure quella discussione conteneva altri aspetti che solo alcuni hanno cercato di mettere al primo posto, come anche a noi parrebbe giusto. Sono i meriti delle sagre che si svolgono in due/tre mesi estivi, non tutto l’anno, espressione di una forma popolare di aggregazione da non contrapporre ad altre manifestazioni. Il primo valore è quello di ricostruire i legami sociali di piccole comunità, quali quelle rappresentate dalle nostre frazioni. In un tempo di individualismo e solitudine, di difficoltà nei rapporti interpersonali e tra generazioni, è una bella cosa mettere insieme le persone per una “sfida” che richiede giorni di preparazione, disponibilità di tante ore sudate, emersione di professionalità, protagonismo individuale. Il secondo merito si chiama “socialità”, cioè l’opportunità per tanti di avere occasioni per uscire di casa, incontrarsi con amici e parenti a chiacchierare, ballare, giocare a carte, riallacciare rapporti diretti che spesso sono surrogati dal virtuale gioco quotidiano su internet. Il terzo merito è quello più evidenziato e non meno importante: la solidarietà. Perché alla fin fine gli introiti consentono di tenere aperta una piccola società sportiva, di contribuire all’acquisto di materiale sanitario, di sostenere qualche famiglia bisognosa o un'associazione no-profit, di intervenire per aiutare chi non avrebbe altro aiuto.

Ecco, una buona amministrazione metterebbe al centro della propria azione queste parole: comunità, socialità, solidarietà. Al centro significa prima e non al pari e in competizione con pur legittimi interessi economici, i quali possono essere sostenuti con altre azioni, se un'amministrazione ne ha la capacità e non ha la vista corta. Dunque, anche dalla querelle sulle sagre, la politica, la classe dirigente, la città ha da imparare qualcosa: solo se si alza il tiro della qualità del dibattito cittadino Arezzo avrà un futuro, altrimenti esso sarà relegato a guerricciole combattute da armigeri di scarso conio per celare o eludere questioni assai più importanti.


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