Referendum costituzionale. Convenzione Democratica: "il no è speranza"
L'intervento del gruppo Convenzione Democratica a proposito del referendum costituzionale. Si aprono giornate molto importanti per la campagna referendaria, direi decisive, per rafforzare il NO ad una controriforma che limita il potere...
L'intervento del gruppo Convenzione Democratica a proposito del referendum costituzionale.
Si aprono giornate molto importanti per la campagna referendaria, direi decisive, per rafforzare il NO ad una controriforma che limita il potere decisionale del cittadino elettore, snatura il bilanciamento dei poteri, rafforza la scarsa qualità della politica, induce a un semplicismo autoritario che frantuma il pluralismo efficace di un’Italia dai tanti colori.
Suscita notevole perplessità un Senato creato per delega, addirittura con sindaci eletti per governare le comunità in un impegno diuturno che viste le condizioni delle nostre amministrazioni non possono dedicarsi ad altro che al servizio dei diritti di cittadinanza. Il cittadino ha eletto il suo sindaco per amministrare, possibilmente bene e non per far parte di una camera nazionale dagli incerti confini.
Non mi sono iscritto alla tifoseria di turno, cerco la coesione sociale, per la mia terra, per il mio Paese ma la controriforma è una chimera, cara a noi aretini, ma nel senso di un mostro a più teste. Limita i poteri del cittadino e segue quella voglia di semplicismo ( che non è semplificazione ) che alberga nella pancia della gente. Badiamo bene gente, non popolo. Su questo segnalo un deficit dell’attuale classe dirigente governativa che propina controriforme prive di una reale volontà riformatrice e non si pone come guida di sintesi progressiva. Si tenta di ledere l’elezione diretta dei rappresentanti del popolo in Senato e si mantiene una Camera dei Deputati con più di 600 nominati, in breve un sistema sbilanciato che da enorme rilievo al dominus del partito vincitore delle elezioni. Lo dico senza il tifo che non mi appartiene: questo è un vulnus alla democrazia rappresentativa.
Tra qualche settimana si voterà per un referendum in cui si decide il modo in cui si esercita il potere nel nostro paese e la manovra che si tenta è quella antica ( ha già avuto negli anni della nostra storia contemporanea esegeti e scrittori ) della restrizione dei poteri popolari. Tra mito della velocità e nuovismo dirigista, addirittura il presidente del consiglio s’impegna in prima persona, ammette l’errore della personalizzazione e poi si rigetta nella mischia brandendo il gladio spesso della contumelia personale.
Mai nella storia d’Italia un Presidente del Consiglio si era direttamente impegnato in un referendum che divide così tanto il Paese. La scarsa qualità della politica induce a non riflettere prima, a discutere, a valorizzare i pluralismi, il pluralismo interno a ciò che è rimasto dei partiti.
La volontà di radere al suolo i corpi intermedi, le rappresentanze sociali, segnala una volontà non riformatrice ma dirigista che punta al “ capo “ che dall’alto governa i territori meglio se “ cattivo “, caratterialmente portato all’arroganza.
Vogliono gli italiani del nostro tempo essere governati per 30 anni ( frase infelice sfuggita alla sorridente ministra delle riforme ) da una controriforma costituzionale con un “ capo “ così ?
Io No e per questo voterò il No della speranza.
Quella idea della politica bella che vuole aprire una nuova stagione democratica verso l’alternanza della democrazia compiuta che dopo il fallimento del bipolarismo e della tentazione maggioritaria, vuole fare perno sul cittadino elettore, sul pluralismo, sull’alleanza programmatica, con i corpi intermedi, sulla coesione sociale.
Il grande bluff del quesito a scatola chiusa rischia di fuorviare gli elettori, votiamo NO per la democrazia italiana.
Giuseppe Giorgi Convenzione Democratica