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Il discorso di Ghinelli sull'affaire Multiservizi, l'affondo di Ralli (Pd): "E' la solitudine degli (ex) numeri primi"

"La concitazione del dibattito in Consiglio comunale ha forse fatto sottovalutare le dichiarazioni del sindaco Ghinelli sul caso Multiservizi"

Le interrogazioni dell'opposizione sull'affaire Multiservizi, concluse con richieste di dimissioni rivolte al sindaco Alessandro Ghinelli, la risposta del primo cittadino, il silenzio di quasi tutta la maggioranza. Il consiglio comunale di ieri è stato particolarmente movimentato. Il momento per il sindaco Ghinelli è delicatissimo. E a meno di 24 ore del discorso pronunciato in aula, Luciano Ralli - capogruppo Pd - parte con un nuovo affondo. In una nota infatti analizza frase per frase e lascia il suo commento. 

La concitazione del dibattito in Consiglio comunale ha forse fatto sottovalutare le dichiarazioni del sindaco Ghinelli sul caso Multiservizi.

Proviamo a riepilogare:

Dice il Sindaco: “le inchieste che riguardano Lorenzo Roggi, Roberto Bardelli e Luca Amendola non mi toccano affatto”. Nessun consigliere ha mosso rilievi penali. Ci siamo solo chiesti perché una riunione oggetto di un’inchiesta penale si sia svolta alla sua presenza, nel suo ufficio e senza alcun suo intervento censorio. Se quello che leggiamo è vero, si stava narrando un possibile  reato. Un sindaco, pubblico ufficiale, doveva tacere?

Dice il sindaco, riferendosi a Bardelli: “è vero gli diedi udienza, cercai di capire ma ben poco riuscì a comprendere”. Ma davvero? Era così difficile? E se fosse vero, Arezzo ha un sindaco che non riesce a comprendere uno dei consiglieri a lui più vicini?

Dice il sindaco: “mi conoscete, sono una persona trasparente che le cose non le manda a dire“. Non le manda a dire e nemmeno le dice. Rinnoviamo la domanda senza risposta: la sua linea difensiva, dal punto di vista politico, di fronte a quanto accaduto nel suo ufficio è che lei non ha compreso?

Dinanzi alla richiesta di chiarimento solo l’aggressività verbale: “state barbaramente strumentalizzando stralci di registrazioni e intercettazioni solo per fini di carattere politico e di campagna elettorale“. E velate minacce: “oggi tocca al sottoscritto rispondere in questa sede non di fatti ma di chiacchiere ma domani potrebbe toccare a voi”.

E la conclusione è degna di un proclama da trincea: “non ci toglierete di mezzo in questo modo perché non è giusto per noi e per nemmeno per voi”. Sindaco, cosa sia giusto per noi, lo decidiamo noi e anche il “voi” è fuor di luogo. Noi stiamo chiedendo chiarimenti a lei e non ad un generico “voi”. Rifletta sul totale (fatta un’unica eccezione) silenzio dei suoi alleati. Forse anche loro cominciano a riflettere che lei è lei e loro sono loro.

Oggi è lecito domandarsi quale sia la credibilità istituzionale della figura del sindaco di Arezzo.  Lo era prima del Consiglio comunale, lo è ancora di più dopo.

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