Arezzo avrà ancora il suo sindaco, nel pieno dei suoi poteri fino alla fine del mandato. E' una splendida notizia, per chi vuol bene alla città. Alessandro Ghinelli è stato assolto dall'accusa che più avrebbe pesato sul suo percorso politico: l'abuso di ufficio. La legge Severino in caso di condanna ne avrebbe causato la sospensione aprendo le porte a un Comune sorretto dal vice sindaco. Si può condividere o meno l'operato del sindaco Ghinelli, si può criticare e lo si fa, si può obiettare su molte scelte e lo si fa. Quello che conta alla fine è però il giudizio che gli aretini hanno dato nel 2020, anche quella una sentenza che ha promosso la continuità della giunta di centrodestra. Da mesi ormai lo spettro di una condanna per abuso di ufficio aleggiava nei corridoi di Palazzo Cavallo, provocando, diciamolo pure, confusione all'interno della maggioranza che guida la città. E' una splendida notizia anche per l'opposizione che da oggi davvero dovrà combattere per far sentire una voce ad oggi fioca, attendista, come se da Palazzo di Giustizia potessero arrivare motivazioni extra politiche per alimentarne l'azione. E' una splendida notizia, per l'uomo, Alessandro Ghinelli, che con dignità ha affrontato i lunghi mesi del processo, sempre in aula, quasi sempre in silenzio. Ci ha messo la faccia e ha portato a casa due assoluzioni e una condanna a tre mesi. Domani però da Palazzo Cavallo, ciò che è necessario aspettarsi è un cambio di marcia, una presa di responsabilità coerente su alcuni limiti, a partire dai cantieri fermi, passando per processi di innovazione in ritardo. Ci sono le occasione del Pnrr da non far sfumare, c'è l'obiettivo di una città smart da centrare prima che sia troppo tardi. Domani inizia veramente la seconda legislatura Ghinelli, senza sconti da parte dei cittadini anche loro in parte sopiti da questi ultimi lunghi mesi di incertezza. Domani inizia anche la stagione finale di questa amministrazione perché le elezioni non sono poi così lontane e chi si vuol preparare è bene che inizi subito ad alimentare le proprie ambizioni.