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“Pd, un congresso vero e non di facciata”, l'intervento del comitato Dems Arezzo

Nota del Comitato promotore DEMS Arezzo Il congresso non può essere né un appuntamento ordinario né un semplice conteggio di voti. La situazione del Pd richiede ben altro. E anche la situazione della nostra provincia richiede ben altro. I temi...

Nota del Comitato promotore DEMS Arezzo

Il congresso non può essere né un appuntamento ordinario né un semplice conteggio di voti. La situazione del Pd richiede ben altro. E anche la situazione della nostra provincia richiede ben altro.

I temi sono l’identità politica del Pd e la sua capacità di essere soggetto capace di comprendere e interpretare le condizioni di vita delle comunità locali senza essere grigia e passiva cassa di risonanza. Soggetto, quindi, in grado di intuire soluzioni nuove e su di esse capace di aggregare forze politiche e sociali.

In questi anni il Pd ha fatto scelte che hanno avuto pesanti riflessi locali. Aver appannato l’identità di partito integrato nel territorio, punto di riferimento costante di cittadini e associazioni, ha fatto prevalere, nei fatti, la scelta di essere semplice comitato elettorale. Se il Pd si è allontanato dai cittadini, gli elettori si sono allontanati dal Pd: la conta dei comuni perduti nel nostro territorio, a cominciare da Arezzo e poi in Toscana e nel resto d’Italia è gravissima.

Il Pd è apparso sempre meno luogo di inclusione di energie nuove e creative. Il sogno dell’autosufficienza si è trasformato in incubo e ha reso debole la capacità di questo partito di reagire a vicende di natura non locale che hanno appannato l’immagine del Pd locale. Su grandi temi economici come la vicenda di Banca Etruria che hanno portato Arezzo sulle cronache nazionali, il partito è rimasto prudentemente nell’ombra fino ad essere oscurato.

L’autosufficenza ha portato ad osservare, purtroppo con superficialità. Il tema delle alleanze e quindi della necessaria aggregazione e coesione politica delle forze del centro sinistra la cui frammentazione è utile solo alla destra.

La governance del Pd è stata silenziosamente trasformata. Fine dell’azione collettiva e quindi della partecipazione, della critica e della condivisione. Affermazione, invece, di una leadership che non chiede altro che il semplice consenso. La storia delle donne e degli uomini del Pd, una chiara scelta di campo in materia di democrazia e partecipazione, una visione moderna della politica futura non possono ridurre gli iscritti al Pd a semplici “cittadini in sonno” che si risvegliano solo alle primarie.

Queste sono solo alcune delle ragioni che possono sottolineare l’importanza del congresso. Chi pensa che il tutto si riduca a scegliere una persona invece di altra, condannerà il Pd a fare un altro passo avanti verso il baratro. E due passi gli faranno fare coloro che pensano che prima si sceglie il segretario e poi si vedrà cosa fare.

Siamo convinti che occorra una grande fase innovativa e creativa che lascia alla storia vecchi modelli di partito e che lasci ad altri i modelli di governance che sono propri di altre aree politiche. Su questi temi siamo convinti che si possano maturare scelte unitarie sul Segretario e sul gruppo dirigente. Una scelta opportuna e necessaria che, però, deve seguire un chiarimento netto e limpido sull’identità politica del Pd.

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