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"Il narcotraffico a Saione colpa dell'abbandono: l'arrivo dell'Esercito è il fallimento di Ghinelli"

Dura nota di Liberi e Uguali Arezzo sull'adesione al progetto Strade Sicure

"Il sindaco Ghinelli insiste nel richiedere l’invio dell’esercito ad Arezzo; in verità tutti sappiamo ciò non è finalizzato a proteggere alcun “luogo sensibile”, ma a realizzare la militarizzazione di una parte della città – le zone del Pionta e Saione – così certificando il fallimento della stessa amministrazione comunale che, per troppo tempo, ha abbandonato queste zone della città al degrado portato dal narcotraffico".

Attacca così una nota di Liberi e Uguali Arezzo.

Il fallimento è totale perché la giunta aretina, davanti al fenomeno dello spaccio e della conseguente micro-criminalità, nulla ha fatto e nulla fa di significativo per la riqualificazione delle zone più critiche della città, si arrende davanti ai problemi e individua la soluzione (di comodo) del problema chiamando l’esercito. Il buon senso ci dice che la militarizzazione delle zone “calde” di Arezzo non è una soluzione, ma solo un espediente che, alla fine, avrà solo come effetto quello di spostare lo spaccio in altre zone le quali, anch’esse verranno poi militarizzate, provocando un ulteriore spostamento delle attività di commercio degli stupefacenti.

E la nota prosegue:

A legislazione vigente, infatti, neanche con l’esercito è possibile porre fine allo smercio delle droghe, che è in assoluto la più redditizia tra le attività gestite dalle mafie in regime di monopolio. È noto a tutti, dalle cronache nazionale e locali, che la droga sia ovunque (nelle strade, nelle scuole, nelle palestre, nelle carceri, nei luoghi di lavoro e se ne trovano notevoli tracce nei maggiori fiumi italiani), con ciò decretando come inequivocabile il fallimento della legge 390 del 1990 e della sua impostazione proibizionistica: una legge che ha bisogno dell’esercito per essere applicata è di per sé una legge sbagliata. È altresì evidente come lo sforzo repressivo delle forze dell’ordine e della magistratura sia totalmente vano: per quanti spacciatori si arrestino, il giorno successivo le mafie troveranno altri disperati che per sbarcare la giornata non hanno altra alternativa che spacciare. Depotenziare i programmi di protezione dei richiedenti asilo spingerà anche questi ultimi nelle mani della criminalità organizzata, sempre in cerca di manovalanza per lo spaccio. Questo business, infatti, è talmente grosso che le associazioni criminali non possono permettersi di arretrare nell’attività di vendita al dettaglio, che cercano anzi di ampliare sempre di più, facendosi concorrenza proprio sui prezzi finali per accaparrarsi clienti. Non è quindi l’esercito che ci salverà, anzi, accrescerà la paura, l’insicurezza e la solitudine del quartiere di Saione. Non è certo bello né invitante vivere e passeggiare in mezzo a soldati che imbracciano mitra e altre armi.

Per LeU altre sono le strade da seguire:

Come abbiamo già detto in diverse occasioni, il tema della sicurezza cittadina è strettamente legato al miglioramento delle condizioni di vivibilità di tutti i suoi abitanti. E’ tema serio che non può essere affrontato solo con la scorciatoia securitaria proposta dalla destra cittadina: la sicurezza si costruisce con processi di inclusione e integrazione sociale e culturale, di cui l’amministrazione ha il dovere di farsi carico. La sicurezza costruita con la repressione non ha mai funzionato e, anzi, è pericolosa perché esaspera le disuguaglianze innescando sempre maggiori conflitti, senza rimuove le cause. Più in generale, riguardo alla droga, occorre togliere il commercio degli stupefacenti al monopolio delle mafie, regolarlo tenendo presente il delicato aspetto della salute individuale e pubblica, perché solo così si può interrompere il fiume di morti, di malattie, di micro-criminalità e di degrado urbano che sono conseguenza del commercio mafioso degli stupefacenti.

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