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Murales, le domande dei Giovani democratici al sindaco Ghinelli: "Necessario abbattere l'opera?"

La presa di posizione dei Giovani Democratici del Comune di Arezzo che hanno aderito alla manifestazione tenutasi nel pomeriggio di domenica 8 ottobre 2017 presso il parcheggio antistante Piazza del Popolo per opporsi all’abbattimento del muro...

La presa di posizione dei Giovani Democratici del Comune di Arezzo che hanno aderito alla manifestazione tenutasi nel pomeriggio di domenica 8 ottobre 2017 presso il parcheggio antistante Piazza del Popolo per opporsi all’abbattimento del muro dell’ex caserma Cadorna che ospita un murales artistico frutto del progetto Icastica.

Nel corso dell’ultimo consiglio comunale il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, ha dato alcune indicazioni circa un piano di trasformazione dell’attuale area dell’ex caserma Cadorna, ora adibita a parcheggio, che ha scatenato un nutrito numero di polemiche da parte della cittadinanza aretina. Tale piano, così come delineato e in assenza di dettagli più circostanziati, prevedrebbe un sostanziale ridimensionamento dell’attuale parcheggio in Piazza Fanfani, la demolizione o comunque un sostanziale abbattimento dell’ex caserma Cadorna che inevitabilmente coinvolgerà il murale ospitato nella facciata posteriore.

L’obiettivo, stando alle idee espresse dal sindaco, è quello di cambiare assetto all’area conferendogli nuova vita attraverso la realizzazione di aree verdi, uffici ed esercizi commerciali. L’abbattimento del muro interessato dalle polemiche permetterebbe la creazione di una comunicazione diretta tra le due Piazze, Fanfani e del Popolo, le quali, sembra doveroso precisarlo, già comunicano attraverso l’accesso posteriore che costeggia la Casa delle Culture. Come se non bastasse, a fronte delle parole di chi faceva notare proprio la presenza dell’opera di Icastica, il sindaco ha aggiunto una frase a nostro parere terribile e seconda solo a quella di tremontiana memoria: “Non sarà un’opera d’arte a

fermarci”.

Dal nostro punto di vista, le ragioni per opporsi a un tale progetto, di cui la distruzione dell’opera è solo una delle conseguenze, sono di ordine storico-artistico da una parte e politico-economiche dall’altra.

Parlando in senso storico e artistico, vale la pena ricordare che l’opera è frutto del lavoro di Moneyless, un artista moderno italiano ma di fama internazionale che dissemina le sue opere in Italia come nel mondo e di cui Arezzo dovrebbe essere orgogliosa di averne avuto un’impronta. Il murale può piacere o no agli occhi di ognuno di noi, possiamo giudicarlo secondo i nostri canoni come bello o brutto, ma è innegabile il peso artistico che si portadietro. Ugualmente innegabile è la sua profonda connessione con la storia della nostra città: sarà per molti una sorpresa sapere il significato di quegli strati di vernice apparentemente privi di senso, frutto magari del solo estro dell’autore. L’area dove attualmente è situato il parcheggio adiacente la Misericordia, infatti, è uno dei pochi luoghi storici di Arezzo che conservano la memoria, seppur ignorata, della seconda guerra mondiale. Proprio in quell’area, infatti, precipitò ed esplose il più grande ordigno rilasciato durante i bombardamenti alleati sulla città. Il murale non fa altro che rappresentare in chiave moderna il momento esatto dell’esplosione: frammenti incandescenti che schizzano in ogni dove, fuoco e fiamme che illuminano non solo il buio della notte, ma anche il buio di quei tristi anni del secolo scorso, il tutto rappresentato in modo caotico come caotica fu la deflagrazione. Il senso del murale è perciò definito, riportando alla memoria collettiva un luogo storico di Arezzo a molti ignoto (tra cui, evidentemente, anche il sindaco e l’amministrazione comunale), trasformando e valorizzando l’intera area oggi vista come un semplice parcheggio in un monumento vero e proprio di cui il murale ne è solo una parte.

Lo stesso Sgarbi, le cui parole sono state da molti usate come giustificazione alla scelta del sindaco, non ha assolutamente messo in dubbio la forma artistica, ha semplicemente riconosciuto il carattere temporaneo di opere simili dichiarando che, se necessità urbanistiche lo richiedono, il murale può essere rimosso. Ma il punto è proprio questo: sono necessarie? Qui veniamo al secondo punto della nostra critica, quella politico-economica. L’attuale parcheggio di Piazza Fanfani rappresenta un punto nevralgico della mobilità del centro storico, tanto diurna quanto notturna. In Piazza Fanfani trovano posto i residenti, da sempre svantaggiati per quanto riguarda il posteggio dei propri mezzi, gli utenti che hanno necessità di recarsi agli uffici comunali, ma anche chi vuole semplicemente farsi una passeggiata per i negozi del centro storico. Siamo proprio sicuri che ridimensionarlo migliori la vivibilità dell’area? Il ridimensionamento del Cadorna non finirà per favorire posteggi indisciplinati e selvaggi già oggi presenti nei fine settimana? Il parcheggio rappresenta una delle principali voci di bilancio per Atam: siamo così sicuri che ridimensionarlo sia una scelta economica positiva per la stessa società partecipata?

Diamo uno sguardo all’economia del centro storico. Inutile rimarcare quanto questa sia da anni in crisi, conseguenza anche di una progressiva decentralizzazione delle grandi attività commerciali cittadine, siamo proprio sicuri che la costruzione di un nuovo polo commerciale, in cui potenzialmente potrebbero aprire anche supermercati e grandi magazzini (è il mercato che decide, come sappiamo), vada a incidere positivamente sull’economia delle attività commerciali storiche e non solo del centro?

Per concludere,ci sorge spontanea una piccola riflessione sulla Street Art:porre attenzione a questo tipo di arte nuova,innovativa e colorata potrebbe riqualificare alcune zone della nostra città ormai abbandonate o in evidente difficoltà? L’interesse e l’importanza verso

questa possibile soluzione è stata dimostrata dalla presenza di decine di giovani presenti al flash mob e dalle centinaia di selfie postati online con alle spalle le immagini di queste importanti opere d’arte.

Ci auguriamo che prima o poi il sindaco possa rispondere a queste domande che, prima di noi, si pongono tanti cittadini di Arezzo.

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