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Morbo di Chagas, Mugnai: "Ad Arezzo non si fa il test preventivo, limite per le donazioni"

Profilassi specifica, spiegano al Ministero della Salute, non ce n’è, ma una volta contratta l’infezione può rimanere in latenza a lungo prima di esplodere con sintomi a volte simili a quelli dell’influenza (febbre, linfonodi ingrossati, dolori...

Profilassi specifica, spiegano al Ministero della Salute, non ce n’è, ma una volta contratta l’infezione può rimanere in latenza a lungo prima di esplodere con sintomi a volte simili a quelli dell’influenza (febbre, linfonodi ingrossati, dolori muscolari, pallore…) ma che possono dar luogo a complicanze di carattere intestinale, neurologico o cardiaco: è il morbo di Chagas, malattia trasmessa da un insetto – una cimice – presente oggi come oggi solo in America Latina e chiamata così in onore del medico brasiliano omonimo, che la scoprì nel 1909. Secondo dati Oms, in Italia ne sarebbero affette tra 6mila e 12mila persone sui circa 8 milioni di contagiati nel mondo, e la mortalità – su base dati del 2008 – è di oltre 10mila decessi annui.

«Per individuarla – spiega il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (capogruppo FI) – serve un banale test preventivo Invece, in Toscana, per lo meno a Arezzo e a Siena, nei Centri trasfusionali si è tagliata la testa al toro e, semplicemente, non si prende più sangue dai donatori che abbiano soggiornato in America Latina».

Ma con la penuria di sangue che si registra soprattutto nei mesi estivi – si domanda Mugnai che questo dubbio lo sottopone alla giunta regionale tramite interrogazione – non sarebbe più efficace introdurre invece il test tra quelli che si fanno ciclicamente ai donatori?

Anche perché si rischia di escludere poi del tutto il donatore che abbia soggiornato in uno dei paesi dove è presente la cimice incriminata (il nome vero del parassita è Triatomina, e l’emo-protozoo che trasmette col suo morso con modalità simili a quelli di una zanzara si chiama Trypanosoma cruzi), poiché il periodo di incubazione – se per la trasmissione da vettore-cimice è di una settimana appena – per altri canali di trasmissione Mugnai afferma nel suo atto che si possa prolungare fino a 30 anni. E i canali sono diversi: c’è quello verticale madre-figlio, specifica anche Mugnai nella sua interrogazione, c’è la via del trapianto o della trasfusione e c’è – aggiunge l’Oms – la trasmissione per via orale con l’ingestione di cibo contaminato, oltre che l’incidente di laboratorio.

«Da informazioni e segnalazioni raccolte dal mio ufficio – si legge nell’interrogazione – le disposizioni arrivate ai vari Centri Trasfusionali sarebbero quelle di sospendere i donatori di sangue che abbiano soggiornato e viaggiato in America Latina e che quindi occorrerebbe fare un test preventivo ai donatori che abbiano soggiornato nelle Americhe. A quanto segnalato, ad Arezzo e Siena questo test non sarebbe effettuato e di conseguenza i donatori rimangono sospesi in attesa di effettuare il test ormai da circa cinque mesi». Donde i quesiti, il primo dei quali chiede se quanto espresso «in narrativa corrisponda al vero», e il secondo «i motivi per cui il test preventivo non sia effettuato in tutte le Asl toscane».

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