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“La mensa scolastica di Arezzo è un problema sociale”

La responsabile infanzia per la segreteria comunale Pd Arezzo lancia una provocazione all'assessora: "Si recapitare in ufficio un pranzo così come lo sperimentano i ragazzi. Cotto alle 8:30 e mangiato alle 12:45 o alle 13:30"

“La mensa scolastica, ad Arezzo, è ormai da anni un problema sociale”. Ad intervenire sul tema riguardante l’organizzazione della somministrazione dei pasti ai bambini e studenti delle scuole comunali aretine è Sara Cherici, responsabile infanzia Pd Arezzo.

“Non bastava la querelle, scongiurata, del punto unico di cottura; adesso assistiamo all’aumento delle rette sia per i pasti del tempo pieno che per i pasti dei servizi aggiuntivi - prosegue - L’aumento sembra sia legato al tasso di inflazione e, viviamo nel mondo reale, sappiamo che i prezzi possono salire. Quello che ci chiediamo però è perché l’assessorato incaricato non intervenga in favore delle famiglie, mettendo in atto misure economiche per calmierare i prezzi. In un momento dove le famiglie non riescono ad arrivare con serenità in fondo al mese, ci domandiamo se l’amministrazione sia presente e cosa intenda fare. L’aumento subìto sembra poi essere solo a copertura dei costi senza prendere in considerazione la qualità e la quantità dei pasti. Ci sono sempre più segnalazioni da parte delle famiglie di pasti che arrivano scarsissimi, poco appetibili, senza possibilità di ripasso e, in alcuni casi, con porzioni così contate che da mancare ad alcuni bambini. Non certo per le mancanze del personale adibito. Chi controlla che gli standard di qualità vengano rispettati? Chi deve vigilare? Vorremmo allora provocare l’assessore Tanti invitandola a farsi recapitare in ufficio un pranzo così come lo sperimentano i nostri ragazzi. Cotto alle 8:30 e mangiato alle 12:45 o alle 13:30. Ovviamente senza dire che sarà per lei. Forse solo scendendo nella cruda realtà potrà avvicinarsi ai reali bisogni dei ragazzi e delle famiglie. Crediamo che la mensa, debba essere vista come un momento di inclusione culturale e di educazione alimentare dove si sperimentano menù variegati e moderni, dove si privilegia la salute dei bambini, dove l’aumento serve per migliorare un servizio e non solo a coprirne i costi”.

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