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Medioetruria, Arezzo 2020: "Il paragone con la Mediopadana non regge, valutare bene le priorità dei pendolari"

Una presa di posizione che sposta l'attenzione dalla localizzazione della stazione per l'alta velocità ai problemi contingenti del trasporto ferroviario

“Impegnarsi per collegamenti ferroviari efficaci e garantire una valida mobilità per tutti è più che giusto, ma senza inventare nuove chimere”. Arezzo 2020 per cambiare a sinistra interviene nel dibattito sull’ipotesi di stazione ferroviaria Medioetruria formulando un altro ordine di priorità.

“L’alta velocità su cui corrono i treni Frecciarossa e Italo è concepita per collegare velocemente grandi aree urbane o grandi bacini - ricorda Arezzo 2020 - per questo intercetta una robusta domanda di chi si muove quotidianamente soprattutto per lavoro; per i vettori Trenitalia e Ntv è redditizia e per certi aspetti ha soppiantato anche alcune tratte aeree. Pare, dunque, fuori scala adattare questo sistema alla nostra Valdichiana. Comunque, prima di astrazioni su cui troppi si cimentano, è indispensabile uno studio di fattibilità dell’opera e della potenziale domanda, con valutazioni tecniche, economiche, trasportistiche, senza fare paragoni non pertinenti."

A questo proposito, Arezzo 2020 riprende l’esempio citato da molti, quello della stazione Mediopadana di Reggio Emilia, l’unica corposa fermata intermedia tra le grandi città.

“Il paragone non regge. Quella stazione è un hub in posizione baricentrica nell'ampio bacino Medio Padano rappresentato dal triangolo Piacenza - Mantova - Modena; solo i capoluoghi Parma -Reggio - Modena formano un filotto ravvicinato (30 km) di oltre 500 mila abitanti, perfettamente collegato con autostrada e strade statali; la stazione è alle porte di Reggio Emilia, il casello dell’A1 è a 2 chilometri, dispone di un parcheggio di 1.300 posti. Queste condizioni hanno fatto sì che nel 2019 ha avuto 4.000 passeggeri al giorno per 75 fermate, numeri lontanissimi da qualunque ipotesi in Valdichiana.” 

Arezzo 2020 individua quindi le criticità dell’ipotesi Medioetruria. “Nessuno dei cinque siti individuati, citati nel Rapporto Finale elaborato nel 2015 da un apposito tavolo tecnico, riesce a soddisfare contemporaneamente le esigenze di vari territori. Per questo l’ubicazione è tirata dai diversi attori ora verso Arezzo, ora verso Siena, ora verso Perugia. È evidente che la vicinanza ad una città azzera del tutto l’utilità per le altre due, viste le consistenti distanze che le separano, da 70 a 100 km a seconda delle città, così come un’astratta posizione baricentrica scontenterebbe tutti, giacché occorrerebbe più tempo per arrivare alla stazione che non a destinazione, oltre a presentare evidenti problematiche infrastrutturali. Potenziale bacino di utenza ristretto, grandi distanze tra le principali località non ben collegate, analisi costi-benefici dell'opera che temiamo non giustificherebbero la spesa di denaro pubblico, interesse dei vettori Trenitalia e Ntv tutto da verificare e confermare nel tempo: sono tutti elementi che farebbero pensare piuttosto ad una “cattedrale nel deserto”.

Guardando invece più concretamente alle necessità del nostro territorio, Arezzo 2020 ritiene prioritario affrontare una dura realtà rimasta in ombra. "La discussione sulla ipotetica stazione Medioetruria dimentica i veri problemi vissuti quotidianamente da migliaia di pendolari. Tutti i giorni per lavoro o per studio migliaia di persone di Arezzo e provincia fanno i conti con la difficile vita del pendolare, con tempi di percorrenza allungatisi negli anni, ritardi spesso dovuti ai conflitti di circolazione con i treni Av, guasti, orari non confacenti con le necessità di studio o di lavoro. 

Per questo – prosegue Arezzo 2020 - pensiamo che tutte le energie spese per convegni e comunicati stampa dovrebbero essere impiegati per una vertenza, che veda unite istituzioni, forze politiche, sociali ed economiche, volta a migliorare la vita delle persone che passano una parte della loro giornata in treno. Questo è il primo punto: il trasporto regionale deve migliorare e Regione Toscana deve impegnarsi a sostenere le richieste, fatte più volte anche dal comitato dei pendolari, per un maggior numero di collegamenti diretti e veloci con Firenze. Secondo: la stessa vertenza può più proficuamente essere dispiegata verso Trenitalia per aggiungere una o due coppie di fermate dei Frecciarossa ad Arezzo, anche predisponendo i necessari interventi tecnologici sull’infrastruttura (d’altronde indicato nel rapporto 2015 come scenario zero) al fine di ridurre il tempo necessario per entrare e uscire dalla direttissima ed effettuare il servizio viaggiatori nell’attuale stazione. Questa è preziosa anche a fini turistici perché in pieno centro e non in una landa sperduta, e una volta per tutte deve avere un ruolo decisivo nel complesso gioco della mobilità, vista la sua posizione strategica anche con le due linee di Tft (Casentino e Valdichiana). Terzo: gli Intercity, anello di mezzo, sono divenuti delle cenerentole. Qui occorre insistere per un loro incremento e per la diminuzione dei tempi di percorrenza che li ha resi simili agli interregionali. Arezzo 2020 per cambiare a sinistra si impegnerà per questi obiettivi e invita tutti a concentrarsi su questi snodi fondamentali per la vita di migliaia di persone e per il futuro della nostra realtà."

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