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Arezzo 2020: "Tre anni senza la Casa delle Culture: lo spregio e lo spreco"

Manifestazione per ricordare la chiusura del servizio: "L'edificio, la cui ristrutturazione è costatata 888mila euro, è rimasto a lungo inutilizzato e anche oggi, concesso gratuitamente all’università, ha una destinazione sostanzialmente di ripiego"

Esattamente tre anni fa l’Amministrazione Comunale chiudeva la Casa delle Culture. E proprio per ricordare questo evento Arezzo 2020 ha promosso una manifestazione che si è svolta proprio di fronte all'immobile.

“Arezzo 2020 per cambiare a sinistra - si legge in una nota - intende ricordare alla città questa decisione presa nel segno dello spregio e dello spreco. Lo spregio perché non ci fu nessuna critica, nessuna contestazione, nessun disservizio o scorrettezza segnalati dall’Amministrazione comunale nel funzionamento della Casa delle Culture. La decisione di chiusura, assurda e insensata, deriva solo da una sorta di odio ideologico verso un modello di integrazione positivo ed esemplare e per un servizio che qualificava le politiche di accoglienza di Arezzo. Un gesto di chiara prepotenza nei confronti di organizzazioni di cittadini di origine aretina e cittadini di origine straniera che vi avevano un punto di incontro e di attività comuni".

Arezzo 2020 sostiene che ci sia stato uno  "spreco di denaro pubblico: l’edificio, la cui ristrutturazione è costatata 888mila euro, è rimasto a lungo inutilizzato e anche oggi, concesso gratuitamente all’università, ha una destinazione sostanzialmente di ripiego.  Ma la struttura è nata per ospitare servizi per l’integrazione e la cultura, c’è una sala teatro, un salone (sede a suo tempo di biblioteca e sala di lettura). Come è scritto nella targa ancora affissa all’entrata, il finanziamento per la sua realizzazione è avvenuto nell’ambito dell’attività di “costruzione, recupero e riqualificazione di strutture per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale.” Per questo fine dovrebbe essere utilizzata e valorizzata ed è grave che la sua destinazione sia dirottata su altri scopi.
- Il Comune ha continuato in questi tre anni a pagare 100.000 euro l’anno alla Fraternita dei Laici per gestire un semplice sportello mentre, con una cifra sostanzialmente analoga funzionavano tutte le attività della Casa delle Culture".

Alla manifestazione che si è svolta questo pomeriggio erano presenti varie associazioni e organizzazioni "segnale - dicono i promotori - di un’Arezzo che resiste alle politiche sociali demolitrici attuate da questa Amministrazione. 
C’è infatti una continuità nello spregio, che iniziato con la chiusura della Casa delle Culture, prosegue oggi con la trasformazione dei servizi sociali e dei servizi scolastici comunali che, con le annunciate fondazioni, vedranno fortemente indebolito il ruolo pubblico per far entrare logiche privatistiche.
Anche in questo caso non ci sono ragioni evidenti per questa trasformazione: il necessario rinnovamento di questi servizi è possibile mantenendoli nella sfera pubblica e soprattutto aprendo un processo partecipativo per coinvolgere tutti gli attori che nella comunità aretina operano in vario modo per la solidarietà e per la tutela dei diritti. Questo è quello che un vasto movimento di associazioni richiede. Ma è proprio la trasparenza e la partecipazione che questa amministrazione ha in odio e così preferisce agire con decisioni autoritarie, tentando di scavalcare e mettere a tacere tutte quelle voci non omologate alla sua visione. Chiusura ella Casa delle culture e trasformazione privatistica dei servizi sociali e scolastici sono quindi due azioni iscrivibili nella stessa strategia". 

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