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Il M5S Arezzo: "Stop all'abbattimento dei cinghiali: con la caccia aumentano"

"Una delle cause della sovrappopolazione di questi animali sono proprio i cacciatori", spiega in una nota il movimento

Intervento del Movimento 5 Stelle su caccia e ungulati.

La nota del M5S Arezzo

"Abbiamo appreso dalla stampa locale l’ennesimo tentativo di 'arginare il problema' degli ungulati richiamando urgenti decreti a favore di caccia e cacciatori, quando una delle cause della sovrappopolazione di questi animali sono proprio questi ultimi. 

La nostra posizione è vicina alle associazioni ambientaliste, crediamo che la soluzione non sia certamente quella di aumentare gli abbattimenti che, invece, paradossalmente per un naturale e istintivo meccanismo di autoconservazione di questi animali, rendono gli stessi più prolifici.

In un articolo della rivista Terra Nuova del 5 Febbraio 2020 le associazioni ambientaliste affermano la loro contrarietà a piani straordinari di abbattimento, adducendo una tesi che lascia spazio a poche interpretazioni: sono i cacciatori la causa dell’aumento degli esemplari. Sostengono inoltre che in passato sono state introdotte razze di cinghiali di grande taglia, provenienti da allevamenti e perfino ibridati con maiali di origine balcanica, che hanno completamente soppiantato la specie autoctona per la loro prolificità. Oltre a ciò vi è la pratica illegale da oltre trent’anni di alcuni cacciatori di alimentare artificialmente i cinghiali in inverno, che sommata a stagioni poco fredde, ha portato ad un aumento del cibo a disposizione degli ungulati e di conseguenza all’aumento della popolazione.

Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno altresì dichiarato che il problema è reale e complesso e va affrontato con strumenti seri ed efficaci, oltre a professionisti del settore, ed è opportuno smetterla con la delega ai cacciatori della gestione della fauna. Vanno condannate le pratiche, legali o meno, di ripopolamento e foraggiamento degli ungulati e la vendita illegale delle carni, che può raggiungere un giro d'affari di milioni di euro ogni anno. Si percepisce una totale mancanza di interesse del mondo venatorio a ridurre la presenza di ungulati sul territorio, perché ne trae divertimento, utilità e profitto economico.

Si devono e si possono mettere in campo delle modalità di prevenzione e gestione del territorio che riducono la possibilità di accesso degli ungulati alle coltivazioni, tramite recinzioni elettrificate o reti elettrosaldate, come tra l’altro suggerito da Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Per i piccoli appezzamenti la spesa per tali recinzioni è contenuta e ci sono anche dei fondi messi a disposizione dai Piani di sviluppo rurale cofinanziati dall’Unione europea e finora scarsamente utilizzati.

Le catture con abbattimenti selettivi devono essere l’ultima ipotesi e dovrebbero essere demandate solo a personale pubblico adeguatamente formato a livello tecnico e scientifico, senza alcun conflitto di interesse rispetto all’effettiva riduzione dei danni.

Andando inoltre ad eliminare gli esemplari adulti, quelli giovani seguiranno l’istinto di riprodursi più spesso e più in fretta, il che porta gli esperti a sostenere che la caccia, specialmente se applicata in modo selvaggio, non possa che aggravare il problema". 

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