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L’organizzazione servizi scolastici per l’infanzia. PaP:"Politica educativa all’insegna di mezze verità, ipocrisie e scarsa lungimiranza"

Di seguito l'intervento di Potere al Popolo Arezzo circa la riorganizzazione dei servizi per l'infanzia del Comune di Arezzo. Con una serie di dichiarazioni ad effetto l’assessora Tanti sta preparando il terreno per l’approvazione di un ulteriore...

Di seguito l'intervento di Potere al Popolo Arezzo circa la riorganizzazione dei servizi per l'infanzia del Comune di Arezzo.

Con una serie di dichiarazioni ad effetto l’assessora Tanti sta preparando il terreno per l’approvazione di un ulteriore atto delle sciagurate politiche comunali in materia di servizi educativi e sociali.

Come nei casi precedenti, le proposte della Giunta Ghinelli saranno approvate da un Consiglio comunale popolato da distratti Consiglieri e saranno accolte da una cittadinanza male informata. Basta ricordare lo scarso interesse che hanno sollevato le recenti decisioni sul nuovo Regolamento di Polizia Urbana e sulla dismissione della Casa delle Culture.

Del resto, con un po’ di voglia di approfondire, si scoprirebbe presto il reale intento del Comune: procedere, sotto mentite spoglie, con l’esternalizzazione dei servizi pubblici, tristemente introdotta e portata avanti dalle precedenti Giunte di centrosinistra, con ulteriore perdita del ruolo di regolatore che sarebbe proprio dell’Ente pubblico; introdurre un tetto per l’accesso degli stranieri, chiudendo ulteriormente gli spazi pubblici ad una reale ed efficace integrazione, politica peraltro imbaldanzita dal recente risultato elettorale, che ha visto gli elettori precipitarsi nel vortice della guerra fra poveri, individuando ingiustamente negli immigrati - e, come in questo caso, nei loro figli, ancorché nati nel suolo italiano - i responsabili della attuale crisi.

Per di più la deliberazione che sarà sottoposta al voto consiliare è accompagnata da una relazione ricca di dati, redatta dalla solita solerte dirigenza responsabile del triste naufragio della Casa delle Culture. Peccato per la mendacità dell’analisi. Intanto, per dimostrare il calo della domanda si applicano anche i dati relativi all’anno scolastico 2018-19, solo che il Comune non ha ancora pubblicato i relativi bandi per l’ammissione. Poi, visto che i dati impiegati sono relativi all’intero sistema integrato, cioè alle strutture comunali ma anche a quelle del privato, perché si decide di ridurre l’offerta delle strutture comunali, mentre l’offerta della gestione indiretta aumenta? Quindi si decide di cedere di fronte al privato? Non è vietato, però che lo si dica onestamente!

E non è nemmeno onesto dire che il ridimensionamento dell’offerta a gestione diretta sia ispirata a criteri di economicità, dato che grazie al sistema integrato il Comune integra le rette scolastiche anche per le strutture private! Cioè il Comune letteralmente compra posti nelle strutture private pagando una parte della retta. Alla faccia dell’epigrafe posta in fronte alla suddetta relazione: “non esistono i soldi pubblici, esistono solo i soldi dei contribuenti”!

Secondo Potere al Popolo Arezzo dietro l’operazione c’è il solito trucco, impiegato del resto anche in Sanità: si riduce l’offerta pubblica, peggiorandone le condizioni, in favore dell’imprenditoria privata, per di più sovvenzionata; i cittadini finiscono per trovare migliore l’offerta privata, che grazie a minori spese e minori diritti dei lavoratori finisce per offrire un miglior prodotto a un costo inferiore, e il circolo vizioso è irrimediabilmente innescato.

Infine, sull’idea di porre un tetto agli accessi dei bambini stranieri nelle scuole stendiamo un velo pietoso: come si può essere così miopi da non capire che una vera integrazione, quindi un'effettiva convivenza civile fra le varie culture presenti in una città, parte proprio dalla scuola? Come si pretende che i bambini figli di stranieri possano imparare le nostre “sane regole civili” se non li accogliamo nelle nostre scuole, senza limiti di sorta? Ma poi, è così sicura l’Assessora Tanti delle difficoltà di apprendimento dei figli di stranieri, che sono abituati a parlare due o più lingue fin da piccoli? E che fra l’altro a sentirli parlare all’uscita dalla scuola parlano aretino come gli altri.

E’ vero che ormai la politica si è ridotta a parlare alla pancia dei cittadini, ma qua si sta scendendo sotto il livello di guardia!

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