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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Leu: "La Provincia esce dallo Sprar? La criminalità ringrazia"

"La scelta della presidente della Provincia, va nel senso di abbandonare a sé stesse una parte di queste persone"

"I richiedenti asilo saranno sempre più abbandonati a sé stessi e la criminalità potrà intercettarli più facilmente".
Ne sono convinci i rappresentanti di LeU Arezzo che, all'indomani della notizia riguardante l'uscita della Provincia dal Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati tornano a commentare le motivazioni addotte dalla presidente dell'ente di piazza della Libertà, Silvia Chiassai Martini.

"Lo avevamo paventato alla vigilia delle elezioni provinciali e ora si è realizzato: la Provincia a guida Chiassai lascerà lo Sprar, il Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati necessario per dare attuazione al diritto d’asilo e protezione internazionale, previsto dall’art.10 della Costituzione e dall’art.14 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani‎.

La scelta della Chiassai si regge su falsità e sul pregiudizio politico condiviso anche da Forza Italia, che fa una strumentale confusione mescolando la questione dei rimpatri con quella, completamente diversa, dell’accoglienza dei richiedenti asilo per i quali l’ordinamento vieta il rimpatrio. La giustificazione della riduzione del personale non è credibile perché la precedente giunta provinciale, operando sotto la vigenza della legge Delrio del 2014 in un periodo in cui il numero degli sbarchi era assai più elevato dell’attuale, è stata comunque in grado rendicontare il sistema, che non gravava direttamente sulla Provincia perché gestito da associazioni e cooperative che sino ad oggi hanno saputo svolgere il proprio compito.

Non è possibile che, pur in presenza di un minor numero di sbarchi a livello nazionale, la Provincia di Arezzo ora non sia più in grado di redigere il semplice bilancio economico di questa attività che è finanziata con appositi fondi statali (quelli del Fondo Nazionale per le Politiche e per i Servizi dell’Asilo) che nulla sottraggono alle casse dell’Ente per il finanziamento delle sue attività ordinarie, tra le quali la manutenzione di strade e scuole".

Dunque le motivazioni della presidente non convinco affatto i rappresentani aretini di Liberti e Uguali che invece sottolineano come "Chiassai e il consigliere comunale Scapecchi affermano che gran parte delle persone accolte nelle strutture dello Sprar non risultano rifugiati, ma migranti economici. Il sistema Sprar è un sistema di accoglienza riservato solo a coloro che hanno già fatto domanda di asilo o protezione internazionale. Se tali domande sono rigettate dalle apposite commissioni, i richiedenti escono dal sistema, altrimenti rimangono. Eliminarlo per tutti significa abbandonare a sé stessi anche coloro che hanno diritto a una protezione i quali, in assenza di un’alternativa che consenta loro di sopravvivere dignitosamente, potranno essere facile preda della criminalità, sempre alla ricerca di soggetti deboli da impiegare come manovalanza, soprattutto nelle attività di spaccio".

Da qui le preoccupazioni per l'ordine pubblico e la sicurezza dei residenti e dei migranti che, sul territorio provinciale aretino, non potranno più contare su questo strumento di accoglienza.

"Come ci insegna l’esperienza quotidiana, la questione dell’accoglienza è anche questione di sicurezza: i richiedenti asilo o sono accolti dalla società civile o sono accolti dalla criminalità. Non a caso, come ci ricorda l’Arci, è proprio il Ministero dell’Interno, col Decreto Sicurezza, che ha mantenuto lo SPRAR, riconoscendolo come unico sistema di accoglienza capace di garantire standard di controllo del fenomeno migratorio.

Nel 2018 in Toscana con lo SPRAR sono state assiste 1.837 persone di cui 184 minori non accompagnati e 43 con disagio mentale o disabilità fisica.

La scelta della presidente della Provincia, va nel senso di abbandonare a sé stesse una parte di queste persone. La criminalità ringrazia. Se la Presidente Chiassai vuole essere veramente responsabile, valuti ogni aspetto della questione senza pregiudizio politico".

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