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Lettere aretine di Giorgi: "Città più sporca e in fondo alle classifiche. Ecco quale sviluppo per Arezzo capitale"

Nella prima Lettera Aretina che dedico ai cittadini della città a cui voglio bene, è questo quello che propongo come nuovo umanesimo aretino, una alternativa di sviluppo, una nuova alleanza tra comunità e nuova amministrazione, al posto delle maschere dello stagno propongo il ruggito della Chimera d'Arezzo

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Giuseppe Giorgi di Demos, sul futuro di Arezzo con all'orizzonte la sfida elettorale per guidare il Comune per il prossimi 5 anni. 

Non è una notizia la polverizzazione sociale, è una notizia l’alleanza di comunità, quella che propongo alla città a cui voglio bene, a quell’Arezzo che sul piano civile pratico e che merita una amministrazione decorosa, di servizio, creativa.

Per il 2020, anno decisivo per il suo futuro, tra declino e sviluppo, inizio un colloquio con la mia comunità, quella aretina che vedrà spunti, confronti decisi, proposte e line per la città degli anni ’20.

Chiamo questo cammino Lettere Aretine, un percorso di partecipazione che non si rinchiude nel partito, nell’associazione, nell’Osservatorio e neanche nelle camere chiuse e nella mente del Giove di turno ma vuole entrare nel campo largo della democrazia aretina.

Una alleanza tra proposta e protagonismo delle persone, tra nuovo umanesimo aretino e personalismo comunitario, tra partecipazione e cittadinanza. 

Aldilà della solita coalizione, delle piccole coalizioni, ma tutti insieme al tavolo dello sviluppo per proporre l’idea di Arezzo per gli anni ’20.

Quale idea di sviluppo per Arezzo?

In questi giorni ha fatto comparsa in interventi pubblici la questione identitaria di aretinità. E’ questione interessante che, attenzione, può evolversi in caratteri conservativi o progressivi. L’aretinità “ cromosomica” è, a mio avviso curtense, costruire attorno a una identità culturale una proposta di sviluppo mi appare come il segno innovativo di una candidatura, di una promozione a svolgere un ruolo di Capitale di un territorio toscano che si qualifica attraverso la sua storia, i suoi artisti, la sua operosità, le sue eccellenze. La Città dei Grandi, del gioiello di qualità, dei suoi francobollo paesaggistici vuole dare una identità di Capitale della Toscana  Orientale. Una Toscana paesaggistica,  che va dalle case Leopoldine alle sue splendide riserve naturali, che unisce le 4 belle vallate in un progetto comune che vede Arezzo sintesi di un nuovo progetto di Città delle culture, Città dei turismi, Città Capitale. 

Agli anni plumbei della stagnazione di questa amministrazione, con conati razzisti tipo militarizzazione dei quartieri, l’alleanza aretina, AREZZODEMOCRATICA risponda che Arezzo (cito dal contributo di un intellettuale aretino) “… deve crescere perché può crescere. E crescere significa diventare consapevoli  per usare ogni possibile risorsa, da organizzare o da inventare. Il sistema in cui ciò si realizza si chiama economia; il modo in cui si fa è cultura .” Non serve citare i rapporti di Symbola per valorizzare cultura, turismo, ambiente come attività produttive insieme alla manifattura di qualità linea di sviluppo per Arezzo Capitale. E’ antiquato opporre manifatturiero a turismo e cultura.

I fallimenti delle Fondazioni turismo e cultura, vedasi il poverissimo contributo partecipativo privato alla prima e lo sperpero di denaro pubblico ancora non avvertito per bilanci non pubblicizzati; l’assenza di una strategia globale per la seconda che ha legato Arezzo all’episodica Città del Natale, scartando e imbottigliando di traffico la Città dei Grandi. Ben vengano iniziative che coinvolgano però tutta la città e la sua vera identità. Se due esponenti del commercio e della creatività di Arezzo, Katiuscia Fei e Beppe Angiolini, intervengono per chiedere più cultura, qualche deficit c’è e meritano risposte programmatiche su cui tornerò nelle prossime Lettere Aretine. Si pone la questione della internazionalizzazione di Arezzo. L’idea dello sviluppo di una nuova alleanza, pernicioso lavorare in direzione di una coalizione parziale, proposta da AREZZODEMOCRATICA è la carta vincente per un patto di comunità che porti Arezzo oltre le mura. Una proposta che leghi Arezzo alle sue vallate, alle sue eccellenze. Spendere le risorse dei cittadini per il bene delle comunità. Decoro e ambiente sono gli altri nomi dello sviluppo.  La città è più sporca di anni fa.

Nonostante le comparse in maschera degli amministratori, più buche, marciapiedi da percorsi di guerra, l’ex mercato ortofrutticolo di Pescaiola, l’ex zona Lebole in stato di pericoloso abbandono decretano il fallimento dell’attuale amministrazione. Soluzioni tragicomiche come l’ipotesi della nuova sede della Polizia Municipale in via Fabio Filzi invece che nella funzionale via Tagliamento disegnano i tratti di una Giunta rozza e chiusa nel suo microcosmo senza ascolto e partecipazione della comunità. Le non risposte a Saione, la desertificazione di San Lorentino, la questione sicurezza stradale e non a Giotto sono i segnali della noncuranza della Giunta verso le attese delle comunità aretine. Per decoro e ambiente intendo anche attenzione massima alla vivibilità delle nostre frazioni abbandonate ai danni della mutabilità degli agenti atmosferici e dell’incuria amministrativa. Il cuore, o meglio i cuori per la nuova Alleanza Aretina sono in tutti i quartieri e in tutte le 99 frazioni di Arezzo. Là sono i cuori del Patto Municipale che propongo all’alleanza tra comunità e sviluppo.

Domande e proposte

Perché l’attuale sindaco ha portato Arezzo così in basso in tutte le statistiche nazionali? Perché non ha pensato a salvaguardare il “paesaggio “ aretino, vedi Quarata, Ponte a Chiani, Arezzo Nord, via Romana, l’agro aretino della Valdichiana ?  Perché non ha abbellito le entrate paesaggistiche per Arezzo Capitale ? Penso a un Sindaco che sia in cammino con la sua comunità, che lotti contro le diseguaglianze della sua città, che assuma come responsabilità le contraddizioni di un territorio che non lasci nessuno indietro, che nessuno sia solo.  Là il Sindaco trova la coerenza dell’Essere primo cittadino. Si pone nel Patto Municipale un modello partecipativo di comunità che sciolga il nodo della relazione tra centro storico e quartieri aretini per una mobilità sostenibile. E’ questa una emergenza cittadina che investe vivibilità, decoro e cambiamento in Arezzo Capitale, è il “ sogno  principe “ dell’alternativa che propongo agli aretini. A una società in polvere proponiamo la coesione sociale della Città sostenibile che sappia puntare sulla economia di aggregazione  e che risalga, ad esempio, da quel – 5% in occupazione femminile che la classifica all’ultimo posto in Italia. Nella prima Lettera Aretina che dedico ai cittadini della città a cui voglio bene, è questo quello che propongo come nuovo umanesimo aretino, una alternativa di sviluppo, una nuova alleanza tra comunità e nuova amministrazione, al posto delle maschere dello stagno propongo il ruggito della CHIMERA d’AREZZO.

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