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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Le mozioni e gli atti di indirizzo in consiglio comunale

Angelo Rossi ha chiesto al sindaco di intitolare i portici dell'ex caserma Cadorna al 225° reggimento di fanteria Arezzo: “il reggimento ha segnato la storia della città e fatto la storia dell'esercito italiano con una croce di Cavaliere d'Italia...

Angelo Rossi ha chiesto al sindaco di intitolare i portici dell'ex caserma Cadorna al 225° reggimento di fanteria Arezzo:

“il reggimento ha segnato la storia della città e fatto la storia dell'esercito italiano con una croce di Cavaliere d'Italia, una medaglia d'oro al valore militare, una d'argento e una di bronzo. Nella memoria collettiva è talmente impressa questa esperienza che anche solo per andare al parcheggio o allo sportello unico, gli aretini usano semplicemente l'espressione 'vado alla Cadorna'. Al di sopra dei porticati per i quali chiedo l'intitolazione, erano dislocate le tre compagnie che componevano il reggimento”.

Approvato con 21 voti favorevoli all'unanimità.

Atto di indirizzo di Giovanna Carlettini: è stato chiesto al sindaco e all'assessore alle attività produttive di valutare con la dovuta attenzione il progetto presentato dal presidente della sezione orafi di Cna e di attivare rispetto a questa importante iniziativa forme di collaborazione e sostegno da parte dell'amministrazione comunale come, ad esempio, mettendo a disposizione locali inutilizzati.

“Non è pensabile perdere ulteriori professionalità, sarebbe difficile infatti formare un'altra generazione di operai specializzati ed esperti del settore. Arezzo era la capitale dell'oreficeria, poi sappiamo tutti come l'economia si è evoluta, abbiamo conosciuto la chiusura di fabbriche e di conseguenza l'aumento della disoccupazione. Il progetto di una cooperativa di disoccupati provenienti da quel comparto, presentato dal presidente sezione orafi di Cna, va nella giusta direzione per dare una risposta adeguata a un problema che affligge la città con ricadute gravi sull'intero tessuto sociale e produttivo”.

Approvato con 21 voti favorevoli all'unanimità.

E' stato poi ritirato l'atto di indirizzo del consigliere comunale Egiziano Andreani per chiedere all’amministrazione comunale di intitolare un luogo significativo della città al Viva Maria.

Marco Casucci e Tiziana Casi con una mozione hanno chiesto al sindaco di attivarsi presso le istituzioni nazionali affinché le prossime manovre e leggi di bilancio tengano in dovuta considerazione le istanze del corpo dei vigili del fuoco sia per quanto riguarda le loro dotazioni strumentali sia per quanto riguarda il loro contratto di lavoro.

“Occorre inoltre affrontare – hanno sottolineato i due consiglieri – il tema della status giuridico dei vigili del fuoco valutando anche l'ipotesi della loro equiparazione alle altre forze dell'ordine. Numerosi vigili del fuoco aretini hanno partecipato alle recenti manifestazioni nazionali di protesta dove sono stati posti questi temi, dalla preoccupazione derivante dai tagli al personale al giusto trattamento giuridico, economico e pensionistico di queste persone che svolgono un ruolo importantissimo”. Approvato all'unanimità con 21 voti favorevoli.

Giovanna Carlettini, Roberto Bardelli e Angelo Rossi hanno invitato sindaco e giunta con un atto di indirizzo a favorire la realizzare di un monumento Pietre della Memoria, presso Largo Martiri delle Foibe, con le pietre carsiche di Basovizza.

“Confidiamo nella sensibilità di tutto il Consiglio Comunale a prendere atto che quella delle foibe è stata una tragedia, troppo spesso dimenticata, fatta di migliaia e migliaia di morti, deportazioni di massa e pulizia etnica a opera dal regime comunista di Tito nei confronti di chi aveva come unica colpa l’essere italiano. Il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto dallo stesso premier italiano dell’epoca: Alcide De Gasperi. Le stime raccontano che nel periodo tra il 1943 e il 1947 perirono almeno 20.000 connazionali mentre gli esuli costretti a lasciare le loro case furono almeno 250.000. Quelle persone, uomini, donne, bambini e anziani, meritano di essere ricordate. Anche da Arezzo”.

L'auspicio del sindaco è stato che Arezzo diventi stimolo per altre città italiane a compiere un atto analogo. Approvato con 20 voti favorevoli all'unanimità.

Jacopo Apa ha chiesto a sindaco e giunta di attivarsi affinché in Parlamento si arrivi all'approvazione di una legge che riconosca e valorizzi il caregiver familiare. Il caregiver è colui che assiste informalmente persone non autosufficienti diventando componente attivo delle cure sanitarie e della gestione quotidiana di quelle funzioni che la persona assistita non è in grado più di svolgere. La mozione chiede anche all'assessore competente al sociale di organizzare una serie di attività che vadano a favorire soprattutto i pazienti affetti da Alzheimer e altri disturbi della memoria cognitiva.

“Ad esempio, per quanto riguarda l'accesso al pronto soccorso, valutare la possibilità di codici di accesso dedicati. Estendere il progetto badante anche a coloro che già usufruiscono di una badante per coprire con i caregiver i periodi di assenza di quest'ultima. Promuovere iniziative e progetti con i musei del territorio per l'accesso anche a questi malati. Rivalutare i criteri per la formazione delle graduatorie per l'erogazione di contributi a dipendenti pubblici che si occupano di familiari non autosufficienti redigendole in base alla patologia, al reddito e alla situazione socio-familiare”.

Approvato all'unanimità con 21 voti.

Jacopo Apa ha chiesto al sindaco di formulare personalmente ai vertici locali della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia locale un plauso per l'abnegazione e il senso del dovere che gli uomini e le donne in divisa quotidianamente manifestano a tutela dei diritti costituzionali.

“Troppo spesso il sacrificio e l'impegno di queste persone non viene riconosciuto come dovrebbe essere. Lo scorso 11 marzo a Napoli c'è stata una vera e propria guerriglia urbana che ha provocato ingenti danni alla città, specialmente nel quartiere di Fuorigrotta. Gli uomini e le donne in divisa erano lì per tutelare il diritto alla libertà di espressione come è giusto che sia ma in tale diritto non può essere compresa la violenza cieca e gratuita che trascende la contestazione e per trasformarsi in aggressione. A quegli uomini e a quelle donne, dai quali dipende la nostra incolumità, tutti dobbiamo portare rispetto”.

Approvato all'unanimità con 21 voti.

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