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"La mia ricandidatura e il rapporto con dipendenti e dirigenti". Lunga lettera social di Ghinelli

Una lunga lettera affidata ai sociali con la quale il sindaco Alessandro Ghinelli vuole fare chiarezza su due temi ai quali tiene particolarmente,  strascico ancora della trasmissione Fuori Roma e delle reazioni successive, delle sue dichiarazioni...

Una lunga lettera affidata ai sociali con la quale il sindaco Alessandro Ghinelli vuole fare chiarezza su due temi ai quali tiene particolarmente, strascico ancora della trasmissione Fuori Roma e delle reazioni successive, delle sue dichiarazioni al Corriere di Arezzo. Insomma l'obiettivo è quello di fare chiarezza.

"I temi sono due: la mia ricandidatura e il mio rapporto con il personale, di qualsiasi livello, del Comune di Arezzo. Sulla mia candidatura credo che sia corretto che io stesso, con chi mi sostiene, possa esprimere un giudizio sereno solo alla fine del mio mandato, proprio nel rispetto di quel programma elettorale che ho il diritto e il dovere di portare a termine. Non sono abituato a candidarmi, sono abituato ad essere candidato. E sono altrettanto abituato a dire che oggi fare il Sindaco non è “un boccone da ghiotti”, perchè all'onore indubbio che si accompagna a questo incarico si sommano trabocchetti istituzionali, lentezze burocratiche ed inspiegabili carenze di autonomia che inginocchiano chiunque senta il dovere di fare bene, considerando che fare veloce è parte del fare bene. Oggi nessun sindaco, di destra o di sinistra, è messo nelle condizioni di poter dire che vi sia una normativa che facilita questo compito, ma semmai che lo rende oltre modo, ingiustamente ed incomprensibilmente, complicato."

Poi l'analisi del rapporto con il personale dipendente e dirigente, anche dopo le dichiarazioni della Funzione Pubblica della Cgil che ha chiesto che quello del personale non diventi un tema di scontro politico:

"Il mio rapporto con il personale dipendente o dirigente che esso sia, traspare dal lavoro di questi anni che ha cercato, talvolta riuscendoci in toto, talvolta in parte, di chiudere tutti i contenziosi aperti ed ereditati nel 2015. Le mie affermazioni, spezzoni corretti ma incompleti, di una lunga intervista, rappresentano una riflessione ampia che ricostruisco così. Il sistema burocratico di questo paese è incentrato sulla mancanza di due caratteristiche fondamentali, che sono la possibilità di differenziare i dipendenti in base al merito e l'assenza dello spoil system. Non entro nel merito di quest'ultimo, se pur una riflessione approfondita in una democrazia dell'alternanza forse meriterebbe di trovare qualche spazio a livello nazionale. D'altra parte i dirigenti di oggi, e di qualsiasi amministrazione, indipendentemente dal colore politico della maggioranza, in vigenza del Testo Unico sugli Enti Locali, meglio noto come Legge Bassanini, hanno a disposizione due comportamenti limite: o negarsi il più possibile alle responsabilità di firma, e in questo il panorama normativo attuale fornisce loro tutto il supporto possibile per “non fare”, oppure gettare il cuore oltre l'ostacolo, e trovare i modi e le strategie operative per prendersi qualche responsabilità in più rispetto a quello che è l'ordinario. In questo diverso approccio sta la differenza tra i dirigenti che remano contro e quelli che danno un senso compiuto alla definizione del loro ruolo, che letteralmente significa “colui che dirige”.

Ma veniamo alla prima considerazione, circa la valutazione di un meccanismo buracratico- amministrativo che dagli anni '50 in poi ha fatto della mancanza di meritocrazia la sua caratteristica strutturale. Un livellamento che ha finito per mortificare i dipendenti e i dirigenti migliori, che ha finito per trasformare i pensionamenti in un liberatorio traguardo da raggiungere, che ha finito per umiliare i tanti che lavorano rispetto a quei pochi, e qui ci sono come altrove, che non hanno il ben che minimo senso del risultato, dell'impegno e della dedizione al lavoro. Proprio perché conosco il personale di questo Comune so che la stragrande maggioranza lavora con impegno e competenza, siano essi dipendenti siano essi dirigenti, ma so altrettanto bene che questa valutazione non può essere estesa al cento per cento del personale. Mi spiace che proprio coloro che in questi anni hanno più dimostrato dedizione ed efficienza si siano sentiti colpiti dalle mie parole, ma credo altrettanto arrivato il tempo di tirare un rigo e capire chi oggi è disposto – nei ruoli in cui è chiamato ad operare – a dare una spallata ad un sistema soffocante e chi invece è ancora disposto a fare finta di nulla. Io non sono disposto a fare finta di nulla, non sono disposto a tacere di fronte ad una macchina che vive di vita propria, non sono disposto a far finta di nulla nel vedere trattare allo stesso modo dipendenti efficienti e dipendenti inefficienti, non sono disposto a tollerare di avere le mani legate rispetto al consenso che mi è stato dato e non sono disposto a non dire quelle verità che sono sotto gli occhi di tutti e cioè che la burocrazia e l'assenza di meritocrazia sono i due elementi che stanno distruggendo la buona politica e la buona amministrazione."

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